Uno Stato forte deve essere clemente
Vogliamo riportarvi un´intervista al Ministro dell´Ambiente, Altero Matteoli di An, apparsa sul Corriere della Sera il 24 dicembre.
Le ragioni che ci spingono a segnalarvi questa intervista, risiedono nel fatto che il Ministro Matteoli si è espresso favorevolmente rispetto ad un provvedimento di amnistia e di indulto, e noi condividiamo appieno queste posizioni.
Non solo, Matteoli, che prima di diventare un esponente di rilievo di An, è stato un Dirigente del Movimento Sociale Italiano, nell´intervista dichiara anche la propria contrarietà nei confronti della Pena di Morte. Una contrarietà , come si può leggere più avanti, giammai maturata in tempi recenti, ma che è nata nel lontano 1977.
Visto che qualche giorno fa, come potete leggere qui, abbiamo deciso di creare un Blogroll che si chiama “Liberali Contro la Pena di Morte“, nel quale ricomprendere tutti i blogger liberali contrari alla pena capitale, ci sembrava giusto dare rilievo alle posizioni di un importante politico di Destra, che la pensa esattamente come noi.
Così come ci sembrava giusto evidenziare a quanti, per problemi di analfabetismo o di ridotte capacità intellettive, ritengono ancora oggi ammissibile una posizione favorevole alla pena capitale (e magari a causa di una pseudocultura da sottoproletariato urbano, cibatasi di bullismo da periferia, osano anche definirsi di destra), che la Destra Italiana, quella vera, quella del 2005, non ha niente a che vedere con posizioni che inneggino alla pena capitale. Niente a che vedere!
Ciò premesso, vi proponiamo quindi l´intervista al Ministro Matteoli. Buona lettura.“Anche dopo aver ascoltato l´ennesimo niet di Gianfranco Fini, il ministro di An Altero Matteoli dice che la sua posizione favorevole a un atto di clemenza “non cambia di una virgola”: perché, spiega, “uno Stato forte può porgere la mano a chi ha sbagliato senza per questo sentirsi indebolito”.
D´altronde l´attuale ministro dell´Ambiente è uno che se lo può permettere di tenere testa al leader del partito post-fascista perché nel ‘77, nel mezzo degli anni di piombo, lui giovane consigliere comunale del Msi a Livorno, osò sfidare addirittura Giorgio Almirante che aveva lanciato una campagna nazionale per l´introduzione in Italia della pena di morte.Ministro, lei si oppose ad Almirante eppure la sua carriera non ha subito contraccolpi negativi.
“Ho iniziato la mia carriera politica dissentendo da Almirante che in quel periodo aveva lanciato una grande campagna per la pena di morte. Io ero il segretario provinciale della federazione di Livorno e anche membro del consiglio comunale dove dissi pubblicamente che ero contrario alla pena di morte”.
Quali furono le conseguenze di quella sua affermazione.
“Almirante mi convocò a Roma e io gli spiegai perché ero contrario a quella campagna ricordandogli come siamo fatti noi italiani: nel momento in cui viene commesso un delitto efferato, tutti invocano la pena di morte ma poi, quando la sentenza deve essere eseguita, gli stessi italiani, tutti brava gente, scenderebbero in piazza per fermare la mano del boia”.
Convinse Almirante?
“Mi licenziò e si fece sentire per telefono un paio di giorno dopo proponendomi di fare il segretario regionale della Toscana. Ecco, questo dimostra che su argomenti del genere non si possono dare indicazioni di partito perché sono temi che riguardano la coscienze di ognuno di noi”.
Quindi cosa consiglia oggi a tutti quei parlamentari di An che non osano contraddire Fini su un gesto di clemenza per i detenuti?
“Non devono temere di urtare la suscettibilità dell´elettorato moderato che vuole i colpevoli in galera. Io dico loro: tutti vogliamo i colpevoli in galera ma lo Stato che vince, lo Stato che è forte, deve poter essere magnanimo anche con chi ha sbagliato“.
Se oggi si facesse un´amnistia lei ritiene che dovrebbe comprendere anche i reati di terrorismo?
“Col terrorismo lo Stato ha vinto. Quando mi dichiarai favorevole alla grazie per Sofri, lo feci perché lo Stato può ritenere chiusa quella partita. E chi ha vissuto quegli anni da adulto, come me, sa bene che gli attivisti anche se non commettevano direttamente reati potevano sempre essere coinvolti in vicende sgradevoli. Oggi sono quasi tutti fuori quelli che hanno commesso reati di terrorismo negli anni ‘70, ma lo Stato non ha avuto ancora il coraggio di prendere una decisione che chiuda quegli anni”.
E la corruzione dovrebbe rientrare in un eventuale provvedimento di amnistia?
“Prendere una decisione del genere adesso apparirebbe come un atto adottato perché si vuole salvare qualcuno e, quindi, mi rendo conto che un partito politico debba essere attento anche a queste cose”.
L´Unione propone un indulto come unica misura capace di decongestionare le carceri. Mentre per l´amnistia si può attendere
“E´ la solita soluzione all´italiana. Io credo che il vero atto di coraggio sia l´amnistia bipartisan che risulterebbe una grande dimostrazione di forza dello Stato”.
Ministro, lei ha aderito alla Marcia di Natale?
“No, io non faccio digiuni perché sono un buongustaio. Mi costerebbe troppo sacrificio”.
Ma la Marcia non è un digiuno
“Non partecipo alle marce anche se Pannella ha molti meriti. Per me, questa è solo una questione da regolare con la mia coscienza”.
Ricordiamo che questa intervista è stata pubblicata sul Corriere della Sera, il 24 dicembre, a firma Dino Martirano.
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