La deriva “gauchista” di Chirac
Di Destre ne esistono tante, come di Sinistre. Chi volesse ricorrere ad una definizione univoca di Destra (o di Sinistra), cadrebbe in un imperdonabile errore dettato dalla leggerezza e dal provincialismo.
Esistono Destre Liberali e Liberiste, ed esistono Destre (ahinoi!) Stataliste e cosiddette Sociali.
Le prime hanno una forte caratterizzazione “mercatistica”: apertura ampia al “mercato” e alle sue dinamiche, fiducia nell´operato dei privati, attenzione ai temi delle libertà individuali, desiderio di ridimensionamento dell´intervento dello Stato in economia.
Le seconde (le cosiddette Destre Sociali, o meglio Stataliste), di contro hanno molti punti di contiguità progettuale con le Sinistre (tanto che a volte è impossibile distinguere le une dalle altre): forte scetticismo nei confronti delle capacità “salvifiche” del mercato, non disgiunto, evidentemente, da un forte pessimismo nei confronti dell´operato dell´individuo (il privato); desiderio di attribuire allo Stato il compito di “grande regolatore etico” delle questioni economiche e sociali; diffidenza nei confronti della globalizzazione; accentuata propensione alla tutela, nella forma del “protezionismo”, dei prodotti nazionali; refrattarietà ad ogni tipo di “soluzione politica” (si legga Unione Europea), che comporti uno “svuotamento” della Sovranità Nazionale a favore di progetti tesi alla costruzione di nuovi “soggetti politici sovranazionali e confederali”.
A quest´ultima categoria di Destre, appartiene quella cui si richiama il Presidente Francese Chirac.
Uomo dai mille volti e dalla indomabile tendenza al populismo, Chirac in questi ultimi giorni avanza proposte che non poco turbano la Destra Liberale di Nicolas Sarkozy:
tassazione aggiuntiva dei profitti d´impresa per finanziare la previdenza sociale;
demagogica ingerenza nelle vicende “private delle aziende”, nella forma della denuncia della “ingiustizia” dei licenziamenti da esse approntati, e nella forma dell´avversione verso ogni delocalizzazione d´impresa che, a dire di Chirac, non contribuisce alla protezione sociale dei francesi (compito delle aziende è solo fare profitti, e solo in questo modo le aziende “proteggono” i propri lavoratori).
Ancora su questo versante, il Presidente Francese ha spesse volte fatto riferimento alla “diversità culturale” (superiorità ?) della Francia, ha più volte rivendicato l´esigenza di uno “sviluppo sostenibile” dell´economia (neanche fosse un Pecoraro Scanio qualsiasi!), e si è opposto con cieca veemenza ai provvedimenti imposti dalla Commissione Europea: mentre infatti quest´ultima chiedeva ai Paesi Membri di privatizzare le società nazionali di produzione energetica, la Francia di Chirac, non solo non privatizzava, ma “andava in giro” per l´Europa ad acquistare partecipazioni all´interno delle aziende di produzione energetica degli altri Paesi Membri.
Sarkozy vuole una Destra Liberale e Liberista, atlantista ed anglosassone, e che affronti le sfide della modernità e dei costi non più sostenibili dello Stato Sociale.
Chirac vuole una Destra costruita a sua immagine, che gli regali l´eternità e che lo renda amato anche a Sinistra: vuole una Destra antistorica, che parafrasando Bastiat, continui a far sopravvivere il Mito dello Stato: “grande illusione, grazie alla quale tutti sognano di vivere alle spalle di tutti gli altri”.
Sarkozy vuole una Destra “matura” che affronti i problemi.
Chirac vuole solo una Destra che gli consenta di essere ricordato come “Le Chi”: espressione ironica che richiama il mito del “Che”, il Guevara, cui Chirac pare voglia essere paragonato, ovviamente ad avviso dei suoi detrattori francesi.
Inutile dire che noi stiamo con Sarkozy: le “derive gauchiste” non ci piacciono, e ancora meno ci piacciono se “muovono” da Destra!
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