Mar 06
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Il Liberalismo e il problema delle ineguaglianze di reddito e di ricchezza: Ludwig von Mises
“Il liberalismo non promette nulla che oltrepassi i limiti di ciò che nella società e per mezzo della società può essere realizzato. Agli uomini esso vuole dare un´unica cosa: Uno sviluppo pacifico e continuo del benessere materiale per tutti, per tenere lontane le cause esterne della sofferenza e della pena nei limiti in cui possono farlo istituzioni sociali. Ridurre la sofferenza, aumentare il piacere: questo il suo scopo”. “E´ largamente diffusa l´opinione che il liberalismo si distingua dagli altri indirizzi politici perché privilegia e difende gli interessi di una parte della società – dei possidenti, dei capitalisti, degli imprenditori – rispetto a quelli di altri ceti sociali. Ma si tratta di una supposizione del tutto infondata. Il liberalismo ha sempre guardato agli interessi generali, mai a quelli di un gruppo particolare qualsiasi. Era questo il significato della celebre frase degli utilitaristi inglesi, che parlavano (sia pure con una espressione alquanto maldestra) della “massima felicità del maggior numero possibile”. Storicamente il liberalismo è stato il primo indirizzo politico attento al benessere di tutti e non a quello di particolari ceti sociali. Dal socialismo, che parimenti dà a intendere di perseguire il benessere collettivo, il liberalismo si distingue non per il fine cui tende, bensì per i mezzi che sceglie per ottenere il medesimo fine”. “Il fatto che nel mondo esistono indigenza e povertà non è un argomento contro il liberalismo, come è portato a credere dal suo angusto punto di vista il lettore medio dei giornali. Il liberalismo vuole appunto eliminare l´indigenza e la povertà , e ritiene che i metodi che propone siano gli unici adatti a raggiungere tale scopo. Il fatto che esistono indigenza e povertà non sarebbe una prova a sfavore del liberalismo neanche qualora il mondo attuale seguisse effettivamente una politica liberale; giacchè rimarrebbe pur sempre aperta la questione se con una politica diversa l´indigenza e la povertà non sarebbero persino maggiori. Per rendersi conto di ciò che il liberalismo e il capitalismo hanno già realizzato, è sufficiente paragonare il presente con le condizioni del Medioevo o dei primi secoli dell´età moderna”. “La cosa che maggiormente presta il fianco alla critica del nostro ordinamento sociale è la realtà dell´ineguale distribuzione del reddito e della ricchezza. Esistono ricchi e poveri, ed esistono ricchi troppo ricchi e poveri troppo poveri. Dunque, la prima via d´uscita che viene in mente è quella della distribuzione egualitaria dei beni. Contro questa proposta si può innanzitutto obiettare che non sarebbe di molto aiuto, perché il numero dei meno abbienti supera enormemente quello dei ricchi, e quindi da una distribuzione del genere il singolo individuo potrebbe aspettarsi soltanto un incremento insignificante del suo benessere. L´obiezione è giusta, ma l´argomento è incompleto. I fautori dell´eguaglianza nella distribuzione del reddito trascurano il punto essenziale: e cioè che la somma globale che può essere distribuita – il prodotto annuo del lavoro sociale – non è – indipendente dai criteri con cui viene distribuita. La dimensione enorme raggiunta oggi dal prodotto annuo non è un fenomeno naturale o tecnico, indipendente da tutta la realtà sociale, ma è la conseguenza delle nostre istituzioni sociali. Solo perché nel nostro ordinamento sociale la proprietà non è uguale per tutti, e solo perché questa ineguaglianza è un incentivo per ciascuno a produrre il massimo possibile al minimo costo, l´umanità si trova a disporre oggi della ricchezza annua che può consumare. Se si eliminasse questo incentivo, la produttività si ridurrebbe fino al punto che la quota di reddito pro capite, a parità di distribuzione, cadrebbe molto al disotto di quella che persino il più povero oggi riceve”. Ludwig von Mises Liberalismo