Siamo un blocco sociale rilevante, e senza di noi non si governa il Paese. Ecco perché sono soddisfatto del risultato elettorale. Puntata n.4

Dunque, queste elezioni hanno disorientato tutti: hanno disorientato il centrosinistra, che s´attendeva un esito scontato che non s´è tradotto in realtà . Ma hanno disorientato anche o soprattutto noi del centrodestra, poco capaci ancora di riflettere su noi stessi, sul nostro mondo, sui nostri valori di riferimento. E ancor meno capaci di capire quanto sia profondo e stratificato nella società , il nostro radicamento. Siamo ancora incapaci di comprendere che noi non siamo ciò che la sinistra ha detto di noi: non siamo dei banditi, dei farabutti arrivati al potere per un insieme articolato e complesso di concause. Quasi per errore, e comunque solo grazie a singolari e irripetibili coincidenze. Noi siamo un popolo.Un popolo che ha un´identità  certo composita e complessa, certo ancora non perfettamente omogenea, ma un popolo che si muove oramai in sintonia.Ci fa strano, forse, pensare che le nostre battaglie culturali e ideali, stiano pian piano acquistando dignità  etica e consenso presso gli elettori.Ci fa strano, forse, pensare che poco alla volta le nostre parole, che ancora 10 anni fa risultavano “eresia” (chi s´era mai sognato in Italia di parlare di Rivoluzione Liberale e Liberista prima di Berlusconi? Chi s´era mai sognato di parlarne candidandosi al governo del Paese?), oggi invece rappresentino un “codice semantico obbligatorio” per la politica tutta. Pensiamoci bene, e lo dico soprattutto a quelli che come me hanno più di 30 anni: ma quando mai in Italia dei politici hanno fatto crociate contro l‘aumento della pressione fiscale, considerandolo immorale? Ma ci ricordiamo cos´era da questo punto di vista la Prima Repubblica, dove anche il Partito Liberale concorreva allegramente all´aumento folle della spesa pubblica, ovviamente da finanziarsi con la rapina da parte dello stato?

Ma quando mai in Italia si è parlato, dell´assurdità  del fatto che lo Stato s´ingerisca nella vita del cittadino, imponendogli regole il più delle volte ingiustificabili e irrazionali? Quando mai si è affacciato (sia pur timidamente) il virus liberale, che “desacralizza” lo stato, il pubblico, e incorona re il cittadino, l´individuo, ciascuno di noi?

Quando mai in Italia ha avuto piena e legittima cittadinanza l´idea, che quel coacervo di propositi, istanze e valori, che vanno sotto il nome di cattocomunismo, non sia l´unico punto di vista politico, meritevole di rispetto e degno di attenzione?

Quando mai in Italia hanno avuto rilevanza gli ITALIANI?

Quando mai qualche politico s´è posto il problema, di rendicontare (certo anche con gaffe, menzogne e artifizi) al cittadino il proprio operato, presentando un saldo tra le cose promesse e realizzate (almeno in parte), e quelle che per motivi vari (non solo nobili) non sono state realizzate?

Vi chiedo quando?

Perché io questo “film”, prima dell´era Berlusconi, non ricordo di averlo mai visto. E non sono mai stato disattento alle questioni politiche del Paese.

Qui forse non abbiamo ancora capito, che siamo riusciti a trasformarlo il Paese, e in maniera anche più rivoluzionaria di quanto noi stessi si potesse immaginare: il paese è molto più liberale di quanto non fosse solo 10/12 anni fa!

Berlusconi nel ‘94 promise un milione di posti di lavoro, con una ricetta “banalissima” e alla portata di qualunque governo, purchè liberale. E ciò nonostante, come poi altre volte gli sarebbe capitato ancora, s´è preso del “cazzaro”, del venditore di fumo.

Amici miei, i posti di lavoro che in 5 anni Berlusconi ha creato, e sui cui forse noi del centrodestra non ci siamo mostrati sufficientemente convinti (in questo piegandoci alla propaganda menzognera del centrosinistra), sono molti di più di un milione!

Abbiamo portato la disoccupazione al 7,7%.

Era al 10,6% nel 2000, quando governava l´Ulivo.

Il popolo italiano, almeno in parte oggi ne è consapevole.

Ma ancor più è consapevole del fatto, che la “logica liberale” del “meno stato più mercato”, più iniziativa privata, più libertà , meno regole dirigiste e stataliste, sia una logica seria e convincente. E tutto ciò in un Paese in cui, solo fino a 15 anni fa, si andava in pensione a 51 anni!

L´Italia è un paese di persone che hanno vissuto per 30 anni, da Dio, e alle spalle delle generazioni future! Lavorando poco, cazzeggiando tanto, e campando (grazie ai Bot, ai Btp e agli interessi bancari) anche di rendita.

L´Italia è stato uno dei Paesi più statalisti e parassitari al mondo!

Qui il virus liberale non attecchiva, proprio perché “si campava alla giornata”. Considerando possibile l´aumento continuo e folle della spesa pubblica, del deficit e del debito pubblico, perché la generazione dei nostri genitori e dei nostri nonni se n´è fottuta di “ipotecarci il futuro”, e di indebitare noi!

E quindi lo Stato, non solo non era visto come un pericolo, come una contraddizione in termini, ma era addirittura visto come il garante di un benessere generalizzato e diffuso, che veniva ottenuto facilmente da tutti e senza sforzo.

Cambiare gli Italiani poteva essere considerata la più grande rivoluzione di sempre: e noi forse in questo siamo riusciti appieno!

Nessuno più considera immorale (ad eccezione delle forze politiche di tradizione marxista) il legittimo auspicio all´”autodeterminazione individuale in campo economico”.

Nessuno più osa considerare immorale, il desiderio di non sottostare ai dettami di uno stato padre/padrone/padrino.

Nessuno osa più contestare, che qualcuno si alzi in piedi dicendo: “Della mia vita decido io, non lo stato!“.

Tutto ciò è merito nostro.

E fin quando non ne prenderemo coscienza, vivremo una condizione di sudditanza politica e culturale.

Non siamo da meno a nessuno: e l´esito di queste elezioni lo ha dimostrato!

Non siamo il male minoritario, siamo il meglio maggioritario di questo Paese!

E siamo solo all´inizio: perché senza le nostre idee, non si governerà  mai più il Paese!

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