Mag 06
30
Riportiamo integralmente un articolo apparso martedì 30 maggio 2006 a pagina 7 del Corriere del Mezzogiorno, inserto napoletano del Corriere della Sera, a firma Gianluca Abate e Titti Beneduce.°
La campagna elettorale della camorra costava 2.500 euro, compresi “affissione dei manifesti e il porta a porta“. E non c´era neppure bisogno d´avere una fede politica precisa, chè ai Quartieri Spagnoli i soldi li chiedevano a tutti, in nome di un clan che “non privilegia alcun colore politico, perseguendo esclusivamente il fine di arricchirsi sfruttando l´occasione elettorale”.
Qualcuno denunciava (Salvatore Lezzi, candidato di Forza Italia al Comune, minacciato e parte lesa dell´inchiesta). Qualcun altro invece pagava, ed è stato indagato per voto di scambio, come i due esponenti della Margherita, Salvatore Esposito (medico, candidato al Comune) e Enrico Campagna (in corsa per la municipalità di Montecalvario – Mercato – Pendino), sospesi dal partito.
I soldi finivano al boss Luigi Di Biasi e ai suoi quattro luogotenenti arrestati ieri con lui: Vittorio Di Napoli, Massimiliano Artuso, Ciro Piccirillo e Francesco Angri, che organizzava le campagne elettorali dalla casa dove era detenuto agli arresti domiciliari e prometteva voti pur non potendo votare lui stesso, perché inibito all´esercizio del diritto.
I pm Raffaele Marino e Sergio Amato (l´inchiesta è coordinata dal capo del pool anticamorra Franco Roberti) contestano agli indagati a vario titolo i reati di estorsione, rapina, sequestro di persona e voto di scambio.
L´estorsione – Dodici maggio 2006, Questura di Napoli, uffici della Digos. Salvatore Lezzi, candidato di Forza Italia alla municipalità Mercato – Pendino, denuncia alla polizia di aver subito una richiesta estorsiva “per poter far campagna elettorale ai Quartieri Spagnoli”.
Racconta che, due giorni prima, Massimiliano Artuso l´ha avvicinato nei pressi di Palazzo San Giacomo. E gli ha chiesto a muso duro: “Come stanno facendo tutti per la campagna elettorale, anche tu devi dare 2.500 euro da portare a casa di Gigino“.
Gigino è Luigi Di Biasi, boss dei Quartieri Spagnoli che chiede soldi per autorizzare i candidati ad affiggere manifesti nella sua zona. Quei soldi, però, Salvatore Lezzi non li vuol tirare fuori, così i manovali del clan prima vanno dalla figlia del candidato e chiedono se Lezzi vuole “che gli facciamo proprio del male“, poi vanno dal padre e lo sequestrano per sapere dov´è il figlio, visto che per loro“è più facile sparare a una persona che andarla a trovare“.
Una scena già vista, racconta Salvatore Lezzi. Che alle elezioni regionali fu costretto a versare al clan 3.000 euro ricevuti da un candidato “come compenso per la campagna elettorale”, che avrebbe dovuto corrispondere “duecento milioni di lire che doveva raccogliere dai 1500 dei 3500 disoccupati ammessi ai corsi di formazione che sarebbero stati assunti dalla Regione” e che per una storia analoga finì pure in celle, questa volta nelle vesti di accusato.
Quanto basta per fargli temere “un nuovo arresto o rischi per l´incolumità ” e convincerlo a registrare con un microfono nascosto un colloquio con i boss prima di andare in Questura.
Minacce alla Sindaca – Il 17 maggio, nel frattempo, in Procura arriva il Sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, che ai pm racconta: “Il capogruppo del partito socialdemocratico si è messo a piangere davanti a me per delle minacce ricevute in campagna elettorale e mi ha chiesto di trovargli una casa nuova per cambiare indirizzo. (…) Giuseppe Gambale mi ha riferito di aver saputo dal padre di Annalisa Durante di essere stato minacciato forse per la campagna elettorale che fa per Gambale. (…) E poi ho avuto una strana lettera, anonima, relativa ad alcuni obiettivi per la prossima sindacatura, e nella busta c´era un proiettile con minacce indirizzate a mia figlia”.
Il problema, però, è che “nessuna delle persone che mi ha riferito tali notizie è disponibile a confermarle”, così i pm sentono come testi Diego Venanzoni, Amedeo Lepore, Pasquale Losa e Giuseppe Gambale, e scoprono che in “cambio di voti pagavano anche le bollette domestiche”. Chi l´abbia fatto però non si sa, e allora non resta che affidarsi alle intercettazioni.
Il voto di scambio – Il primo telefono a essere messo sotto controllo è quello di Vittorio Di Napoli, “uomo del clan” e “organizzatore della campagna elettorale” (difeso dall´avvocato Umberto Valentino). I pm dicono che “si avvale di una fitta rete di amicizie, per non dire connivenze“.
E “tra queste emerge la figura di Enrico Campagna, candidato nelle liste della Margherita quale consigliere per la municipalità Avvocata – Montecalvario, consigliere circoscrizionale uscente precedentemente eletto nelle liste di Forza Italia”.
La Procura scrive che lui e il candidato al Comune Salvatore Esposito (anche lui in lista con la Margherita) “hanno promesso e consegnato a Vittorio Di Napoli e Francesco Angri somme di denaro in contanti e con assegni per ottenere a proprio vantaggio il voto elettorale, affidando la propaganda ai predetti, notoriamente appartenenti all´associazione camorristica denominata clan Faiano facente capo alla famiglia Di Biasi”.
Chiede anche una fattura fittizia, Enrico Campagna, uno a cui Vittorio Di Napoli assicura “servizio completo, vitto, alloggio, lavatura e stiratura..facciamo affissare i manifesti..facciamo porta a porta tutti..“.
I soldi (“Vorrebbe risparmiare, ma fino a 4.000 euro possiamo accettare” dice l´organizzatore della campagna elettorale al telefono) servono anche a pagare i “guaglioni” che attaccano i manifesti, che “escono sempre in due” e “quindi gli devi dare 50 euro a testa, che questi fanno la nottata“.
Il resto sono cene offerte dal clan con “pizza, frittura all´italiana, panzarotti, birra e coca cola” . I bocconi amari della politica.
°
Ricordiamo che qui si è riportato integralmente un articolo apparso il 30 maggio 2006, a pagina 7 del Corriere del Mezzogiorno, e firmato da Gianluca Abate e Titti Beneduce.
°
Ora, invece, riportiamo integralmente un articolo apparso in data 30 maggio 2006, a pagina 6 del Corriere del Mezzogiorno, e firmato da Titti Beneduce.
°
Napoli – In tasca aveva dieci attestati di ammissione al voto, nel motorino altri 24 attestati, due schede elettorali e 19 elenchi di elettori con i rispettivi seggi di appartenenza.
Carlo Leone, candidato dell´Udeur alla municipalità Stella – San Carlo, è stato bloccato dagli agenti della Digos in via Cristallini, nella zona della Sanità , mentre cercava di raggranellare gli ultimi voti.
Al momento è accusato di incetta di certificati elettorali, reato per il quale è stato denunciato in stato di libertà . Ma gli investigatori, che nei prossimi giorni interrogheranno tutte le persone cui sono intestati i documenti, stanno valutando anche l´ipotesi di reato di voto di scambio.
Gli attestati di ammissione al voto sono i documenti rilasciati dagli uffici comunali in seguito alla denuncia di smarrimento della scheda elettorale da parte dei cittadini.
Il sospetto è che il candidato dell´Udeur sia entrato in possesso del materiale in cambio di denaro: da qui le verifiche sul reato di voto di scambio.
Leone è stato bloccato nel corso dei controlli organizzati dalla Digos in prossimità dei seggi. Cinque le squadre istituite dal dirigente, vicequestore Antonio Sbordone, con il compito di vigilare sulla regolarità del voto e della campagna elettorale; sono rimaste in attività fino a ieri sera.
Carlo Leone si è giustificato spiegando che avrebbe dovuto accompagnare ai seggi persone non autosufficienti. Nelle ultime ore, la polizia ha verificato centinaia di notizie relative a presunti illeciti fornite da candidati e rappresentanti di lista.
Tre le persone sorprese a fotografare con il telefonino la scheda con il voto: l´ultimo caso, dopo quelli di Pianura e della Pignasecca, è stato riscontrato a Secondigliano.
°
Ricordiamo che qui si è riportato integralmente un articolo apparso il 30 maggio 2006, a pagina 6 del Corriere del Mezzogiorno e firmato da Titti Beneduce.
°
°
Nota a Margine
Chi sa perché sono coinvolte persone della Margherita e dell´Udeur, cioè del centrosinistra! Chi sa perché!
Chi sa perché il centrodestra ha perso a Napoli, avendo candidato l´ex questore Franco Malvano! Chi sa perché!
D´altra parte, una coalizione che mette al Ministero della Giustizia un signore chiamato Clemente Mastella, che per sua stessa ammissione ha fatto il testimone di nozze ad un mafioso che ha aiutato Bernardo Provenzano a fuggire a Marsiglia, che coalizione può mai essere? Una coalizione di persone per bene? Ma andiamo!
D´altra parte, una coalizione che mette come Vice Ministro dell´Economia il “condannato in via definitiva” Vincenzo Visco, che coalizione può mai essere? Una coalizione di persone per bene?
Ma andiamo! Queste storielle le si può vendere alle persone con 3 cellule neurali in testa!
P.S.: chi sa se queste cose le si potrà continuare a scrivere. Tira una brutta arietta da regime. Un regime pericoloso, anche perché ha ottime saldature con la malavita organizzata della mia città . Speriamo bene!