Lug 06
16
La vie c´est toujours un vie en rose. Mais il faut choisir.° °
Già , la vita è rappresentazione. E´ orizzonte e prospettiva. Muti la visuale, cambia lo scenario.
E a Bertinotti questo cambio di prospettiva sembra non apparire sbagliato. Anzi.
Lo stimola a tal punto da formulare la necessità (è roba vecchia, vecchissima, stantia, già ne ha parlato Gramsci) di un accordo tra “borghesi buoni” e classe operaia.
Per risollevare le sorti del paese. O semplicemente per giustificare a sé e ai propri elettori, la sua partecipazione ad un governo, che quantunque di centrosinistra, ringraziando iddio non ha affatto (nè avrà mai) connotati “comunisti” o anticapitalisti.
Si leggano le sue dichiarazioni contenute in un‘intervista al CorSera:
“Al di là dei casi personali, la questione che si pone a chi, a sinistra, accetta un compromesso programmatico e la ricerca di una larga alleanza per sconfiggere il centrodestra, è quella di andare oltre l’emergenza. Non credo possa vivere mai a lungo una cultura emergenzialista. Mai, anche a sinistra. Non si può pensare di tenere a lungo un’alleanza giustificata solo per sconfiggere Berlusconi. Bisogna andare avanti. Per cinque anni“.
Si presti attenzione alle affermazioni seguenti, perché esprimono il “cambio di prospettiva” di Bertinotti. L´accettazione delle “logiche di governo”, e se è possibile, la necessità di accantonare (almeno a mio giudizio) il massimalismo intransigente:
“Nei confronti del Paese abbiamo una precisa responsabilità . I problemi che ha la sinistra sono due: il primo, elementare ma potente, è questa lealtà nei confronti del popolo che l’ha votata per durare cinque anni. Su questo patto, il popolo della sinistra non ammette deroghe. C’è un problema di lealtà così forte che chi non vi tiene fede esce dalla sfera della politica come esercizio della medesima nelle istituzioni. Ci sono mille modi per fare politica, quello dei movimenti, delle associazioni, del volontariato. Non forme minori, ma diverse, accessibili. Questa è accessibile solo all’interno di questo patto di lealtà . Non è questione di disciplina, di espulsioni… No, pongo un problema proprio di statuto della politica“.
Il potere è democristiano per sua stessa natura. E´ infimo. Non esiste uomo capace di resistere al potere e al suo fascino. Non è questione d´appartenenza politica. Destra o sinistra. E´ questione di ego e di vanità .
Leggete la giustificazione (paracula) che Bertinotti adduce per spiegare la presenza di Rifondazione Comunista al governo:
“Io penso che per una sinistra alternativa, questo passaggio dei cinque anni sia indispensabile per promuovere anche la competizione con le forze moderate e riformiste. Avendo l’idea di un’Europa integralmente pacifista, capace di realizzare un modello sociale ed economico diverso e per molti versi alternativo rispetto alle grandi coordinate delle politiche neoliberiste, un’Europa della partecipazione. Ma questa alternativa si può realizzare solo in quanto si compia questo attraversamento. Dunque: un patto di lealtà con il Paese e con il tuo popolo e poi la maturazione di un’alternativa di società che può passare solo attraverso il compromesso dei cinque anni. E la penso così perché ritengo che il tema della giustizia sociale e del risanamento economico non stanno insieme in ragione di mediazione di forze politiche e sociali vocate all’una o all’altra delle questioni ma perché la crisi dell’economia e della società italiana chiede una grande operazione di riforma in cui siano coopresenti questi due elementi“.
Che tradotto dal democristiano vuol dire: “Amici cari, capite: se volete un cambiamento della società , dovete accettare per i prossimi cinque anni, la presenza di Rifondazione Comunista in un governo “borghese e moderato”. Perché il paese ora non può fare a meno di un´alleanza con le forze della “conservazione capitalista”. Decorsi questi cinque anni, noi di Rifondazione Comunista ci presenteremo a voi, con un progetto rivoluzionario di cambiamento della società . Ora non si può. Ora la priorità è il risanamento economico. Da farsi anche a spese dei meno abbienti”.
Ma il massimo Bertinotti lo raggiunge qui:
“E quando parlo di borghesi, penso a una borghesia che abbia il senso di sé e del suo ruolo. L’Italia ha problemi gravi. La conformazione sociale del Paese è stata duramente pregiudicata dalle politiche liberiste. Della crisi della coesione sociale, la precarietà è l’elemento fondativo perché non è semplicemente una condizione sociale ma anche civile, tende a diventare la cifra del Paese. Dentro questa, la disuguaglianza è diventata esponenziale. Se guardassi alla realtà solo così, la grande riforma dovrebbe essere essenzialmente sociale. Ma la nostra economia è stata colpita anche dai guasti del liberismo, che ha distrutto potenziali di crescita economica, di sviluppo. Le forze dinamiche della società sono impedite non dai “lacci e laccioli” prodotti ex ante, dal conflitto sociale, ma proprio dalle politiche liberiste. Penso alla crescita esponenziale dell’evasione fiscale, all’elusione sistematica e corrosiva dell’attitudine di cittadinanza, all’economia criminale, alla voragine del sommerso. Perché nei giorni scorsi ho citato l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne? Perché parla della risposta ai problemi dell’impresa, non scaricando sui lavoratori e sul sindacato, ma assumendola su di sé. Ancora: il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi parla con un linguaggio che da un punto di vista delle politiche economiche generali mi trova lontanissimo ma dentro cui leggo la spina dorsale di un discorso che si scontra con tutti gli elementi di complicità con i fenomeni degenerativi e anzi propone quasi un’etica protestante. Ho anche apprezzato la parte del discorso del ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa all’assemblea dell’Abi dedicata alle corporazioni: ne ha assunto le valenze positive, in quanto però siano in grado di autodisciplinarsi come elementi di selezione dei fattori innovativi e dinamici. Ecco, questi sono casi in cui mi pare di vedere delle tracce, di un emergere di fattori nuovi. Che però non mi fanno minimamente pensare a cancellare il conflitto di classe.
Ma nel momento in cui si affacciano, insieme alle ragioni di contrasto, questi elementi, penso che " in termini inediti " vada riprogettata una convergenza di medio periodo per realizzare la grande riforma del Paese“.
Eh già , Sergio Marchionne è un “borghese buono”, perché quando parla dei problemi del paese, non vuole scaricarli sui lavoratori e sul sindacato. Senza dubbio. Infatti Marchionne non vede l´ora che sia abolita la legge Biagi (come ogni bravo borghese imprenditore!).
Interessante, poi, l´ammissione di Bertinotti circa la insussistenza contenutistica del Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef):
“Quest’anno, purtroppo, non può che essere frutto di un fuoco fatto in fretta con la legna che c’è. Quale che sia il giudizio sull’equilibrio raggiunto tra crescita, giustizia sociale e risanamento, bisogna far fronte a un’emergenza. Dal prossimo anno, il Dpef può diventare uno strumento importante a condizione che riacquisti l’identità di un programma di vasto respiro. Se deve rimanere così, tanto vale andare direttamente alla legge Finanziaria. Oppure deve riacquistare la dignità di un programma economico di respiro, partendo da un lavoro che ci dica entro un anno cosa è l’Italia di oggi. Mettiamo insieme, in una sorta di laboratorio allargato, i più grandi centri di ricerca del Paese. Ridiamo un ruolo al Cnel. E costruiamo il quadro analitico più condiviso possibile della realtà economica e sociale del Paese. Una sorta di grande semilavorato sul quale il soggetto politico, Governo e Parlamento, organizzi la propria discussione. Un Dpef così sarebbe davvero il modo di evidenziare il cambiamento di gestione della cosa pubblica“.
Insomma Bertinotti si scusa: il Dpef è una schifezza, è stato fatto in fretta e furia, e quest´anno è andata così.
Dall´anno prossimo si cambia.
Come dire: quest´anno vada ancora per Capalbio. L´anno prossimo però tutti a Panarea! 😉
°
Tracked back to third world county, Blue Star Chronicles, The Bullwinkle Blog, Fulvia Leopardi
°
°