Ago 06
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Se non si fosse in ferie e il tempo per postare non fosse davvero poco, si sarebbe dato alla notizia della “malattia” di Fidel Castro, tutto il risalto che meritava e che merita.°
E´ molto probabile che per Cuba si prepari una nuova era. Nulla, è certo, rimarrà come prima.
E così una delle più longeve dittature comuniste si avvia (forse) a cedere il passo ad una transizione: magari verso la democrazia. Magari verso la libertà .
Io Cuba l´ho visitata di persona. Ne ero attratto. Volevo capire cosa fosse un regime comunista: uno stato di polizia. L´assenza di libertà e di diritti civili. Volevo capire come potesse “funzionare” un sistema di collettivizzazione dei mezzi di produzione.
Quello che ho visto l´ho descritto in un post (che trovate nella Rubrica “Cuba: cronaca di un viaggio”), e se volete sapere cosa sia Cuba (sia pure vista da un destro) leggetevi il post.
Qui, tuttavia, si vuole segnalare l´ascesa al potere del fratello del lìder maximo: questo Raul Castro, settantacinquenne, di cui si sa davvero poco.
E quel poco che si sa, però, è molto interessante.
Innanzitutto si parta da una nota di colore: Raul Castro è gay. O come dicono nei paesi di lingua spagnola è maricòn.
Qui, come sanno i lettori abituali di questo blog, non si è omofobi. Anzi, si è più che mai dalla parte dei gay (per quel che riguarda il riconoscimento di diritti individuali). Talchè ci si può permettere il lusso di tirare in ballo questa variabile. E di scherzarci un po´ su.
Ebbene, la notizia della omosessualità di Raul Castro l´ha data (in Italia) Franco Grillini: parlamentare dei Ds nonché Presidente onorario dell´ArciGay. Un “addetto ai lavori”, insomma.
Queste le sue affermazioni in proposito:
“Ma sì che Raul è gay, lo sanno tutti in America Latina. Spero che presto lo dica pure lui pubblicamente e si può sperare che questo sia un bene per i diritti civili a Cuba, non solo per gli omosessuali“.
E già . Perché la più parte delle persone, non conta se sia di destra o di sinistra, non conta se sia nemica o acritica adoratrice del Regime castrista, (forse) ignora che a Cuba i gay, i maricòn, non se la passino affatto bene.
Il gabbio è il premio per il loro status. E tanti ne ha fatti “deportare” anche il nazista Che Guevara. Alla faccia del progressismo rivoluzionario e libertario!
Daniele Scalise, giornalista che per il Foglio redigeva l´eloquente Rubrica “Froci”, replica alle affermazioni di Grillini:
“Una fesseria sesquipedale. Che uno sia gay o no è uguale, anzi a volte può diventare una controindicazione. Ammesso che Raul lo sia, perché non l´avevo mai sentito, il fascismo cubano è di lunga data, l´omofobia è ben radicata grazie a Fidel ma anche al Che, sì pure lui. Ci sarebbe allora da chiedersi perché il fratello di Castro non abbia mai fatto nulla per difendere le libertà elementari degli omosessuali cubani che sono perseguitati. Chiusi nei campi e rieducati. E comunque non è vero che i gay abbiano una sensibilità diversa, l´identità sessuale di per sé non conta niente. Anzi, molti gay restano indifferenti ai problemi dei consimili, quando non diventano persino più feroci e vendicativi“.
Ignora l´omosessualità presunta di Raul Castro, anche il filosofo dichiaratamente gay (nonché comunista) Gianni Vattimo:
“Dice che è gay? Sarà per quello che con me l´hanno fatto conoscere? Mi parrebbe una buona premessa, anche se trovo poco verosimile un suo outing. Dubito che come prima cosa terrà conto della sua gayaggine, a Cuba il costume corrente non ama tanto gli omosessuali. Però è vero che molti di noi avendo questa debolezza o caratteristica diventano più tolleranti verso le minoranze, alla lunga sarà un bene per l´affermazione dei diritti civili“.
A quanto pare, quindi, il nuovo reggente della Cuba comunista e rivoluzionaria è un gay.
Un gay che si trova, sia pure pro tempore, a reggere le redini di un regime che mostra la sua intolleranza anche nell´omofobia.
Davvero una contraddizione in termini.
Ma un altro aspetto di Raul Castro è interessante: e riguarda la sua conlcamata attività di narcotrafficante.
Una nota attività di trafficante di cocaina, che però la stampa “simpatizzante” del Regime castrista ha sempre taciuto. Per non offuscare l´immagine del fratello Fidel. Mai una vocale, in tal senso, è stata pronunciata ad esempio da Gianni Minà !
Il primo episodio risale al 1993, quando un tribunale della Florida lo incrimina per traffico internazionale di cocaina.
I media “liberal” americani tacciono la notizia.
Raul chiede l´aiuto del fratello Fidel. Il quale non lascia nei guai il suo hermano, e ordina l´uccisione del principale accusatore e testimone: il generale Arnaldo Ochoa.
Qualche anno dopo, Raul si fa beccare di nuovo.
Questa volta sono le autorità colombiane ad indagare. E´ il 1999.
Gli inquirenti sostengono che esista un rapporto d´affari tra Raul Castro e il “cartello” di Medellin.
Viene anche intercettata una barca al largo di Cartagena: contenente otto tonnellate di cocaina.
Nonostante la proprietà della barca sia chiaramente riconducibile ad una società cubana (e quindi a Raul Castro), anche in questo caso l´impunità del Castro junior è assicurata dal magnanimo e potente Fidel. Che interviene, e ancora una volta evita il peggio al fratello.
Un narcotrafficante, quindi, è il nuovo Dittatore cubano.
Il che la dice ancora più lunga sul significato della parola Regime.
E su quanto siano menzognere tutte le chiacchiere, davvero pretestuose, sulla bontà dei Regimi Comunisti!
Ora e sempre: Cuba libre!
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