Milton Friedman: un grande liberale. E un grande destro

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L´altro ieri, a 94 anni, è morto Milton Friedman.° 

Uno dei più grandi pensatori del ‘900.

Matematico. Economista e premio Nobel nel 1976.

Ma prima di tutto: convinto liberale. Convinto liberista.

Nato a Brooklyn nel 1912 da una famiglia ebrea molto povera, Friedman ha avuto la capacità  di rivoluzionare le teorie economiche. Prima di lui sottoposte alla “dittatura” del pensiero unico di John Maynard Keynes.

Quest´ultimo ha dato struttura teoretica ai postulati marxisti e socialisti, con il suo modello di deficit spending.

Di contro Milton Friedman diede voce a quanti sognavano uno stato più equo, dunque più leggero.

Friedman collaborò, come consulente, con molti Presidenti degli Stati Uniti.

Anche con quel Richard Nixon che, quantunque repubblicano, amava definirsi keynesiano.

Ma fu con Ronald Reagan che Friedman riuscì ad influire, con le sue teorie economiche, sull´assetto dello stato.

Dandogli nuova e più leggera consistenza.

Furono in verità  gli americani a volere quella rivoluzione liberale e liberista, di cui avevano appreso dalle pagine del Newsweek. Dove Friedman lanciava le sue accorate invettive, contro quello stato elefantiaco che stava opprimendo la vita dei cittadini.

Con lui presero vita, sotto la Presidenza Reagan, quelle politiche che sono passate alla storia con il nome di Reaganomics: uno stato più leggero, la riduzione del prelievo fiscale, politiche d´incentivo all´offerta, liberalizzazioni e privatizzazioni.

Friedman ha rivoluzionato, oltretutto, anche alcune consuetudini negli stati.

Si pensi solo all´abolizione della leva obbligatoria (da lui teorizzata), e alla conseguente creazione di un esercito professionista.

Grazie a lui, in America la naja fu abolita. Grazie a lui, divenne naturale per i governanti del pianeta, sottrarre a questa sudditanza i propri cittadini.

Ancora si devono al suo operato l´idea di cambi flessibili, la teorizzazione di una flat tax con aliquota unica, i “buoni scuola”.

Per non parlare delle sue teorie in materia di legalizzazione delle droghe e di legalizzazione della prostituzione.

In riferimento al tema della legalizzazione delle droghe, era solito dire:

La legalizzazione potrebbe coincidere con una crescita del consumo, ma non è detto che sia così, mentre la proibizione attrae sempre più giovani“.

Le sue teorie liberali e liberiste non rimasero confinate agli Usa.

Ispirarono quella grande rivoluzione di modernizzazione fatta da Margaret Thatcher.

Per anni interi ostracizzato, inviso al “salotto buono” del pensiero unico conformista, negli ultimi anni della sua vita, Friedman si trovò circondato da ammiratori.

Trasversali: da destra a sinistra.

Le politiche di Blair in Inghilterra, come quelle di Clinton in America, da lui hanno originato.

Ottimista e seducente. Libero e autonomo nelle sue scelte politiche, decise tuttavia con che parte stare.

Con i Repubblicani. Con la Destra americana.

A dimostrazione che nel mondo, i liberali e i liberisti veri possono stare solo a destra.

E alla faccia di chi ritiene, che essere liberale significhi collocarsi al di là  della destra e della sinistra.

Memento.

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PS.: oggi è il compleanno di Flavia. Fatele gli auguri. E anche se il suo alias in Internet è Fulvia, chiamatela Flavia, mi raccomando. Ci tiene parecchio: visto che un suo mito personale è Flavia Vento.

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