Nov 06
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Il Corriere della Sera dell´altro ieri, almeno nella pagina dedicata alla cultura, era davvero spettacolare.
“Addirittura” arrivava a sostenere, con convinzione unita a forte sdegno, che i Nobel da decenni vengano assegnati solo a persone di sinistra. Meglio se comunisti!
Ohibò!
Niente di meno?
Straordinaria e coraggiosa scoperta. Come quella dell´acqua calda!
A parte persone con gravi forme di psicopatologie, l´assunto dell´articolo è noto a tutti (o dovrebbe esserlo).
Direi da sempre.
Però l´articolo in questione, firmato da Dario Fertilio, merita di essere considerato perché in esso sono contenute dichiarazioni di Kjell Espmark.
Fino all´anno scorso Presidente dell´Accademia di Svezia (quella che appunto assegna i Nobel), e da quest´anno semplice componente della giuria.
E dalle parole di Espmark traspaiono verità che meritano di essere prese in considerazione.
Ecco ad esempio cosa dichiara:
“Il Nobel ha un chiaro effetto politico del quale noi Accademici siamo ben consapevoli nel momento in cui lo assegniamo“.
“Sappiamo cioè che l´opera di chi avrà il premio e il premiato stesso acquisteranno un notevolissimo peso politico, e che nel Paese del premiato e all´estero ci saranno conseguenze politiche legate alle riflessioni ed all´effetto del premio“.
A questo punto, il giornalista chiede:
“Ma nella valutazione complessiva che l´Accademia fa di uno scrittore, prima di assegnargli il Nobel, vengono soppesate o no simpatie e appartenenze?”.
Ed Espmark risponde:
“Certo. Se l´appartenenza non è “corretta”, e storicamente è avvenuto nel caso di Pound o di Borges, questa ha il suo peso e allora il premio non può venire assegnato“.
In relazione a Pound e Borges, Espmark aggiunge:
“Fu un grande innovatore (Pound, ndr) della poesia moderna, ma parlò alla radio in favore di Hitler e Mussolini, approvando le esecuzioni di massa. E questo, per noi, fu davvero troppo. Quanto a Borges, la sua candidatura venne discussa, ma la bloccò il sostegno che aveva dato al dittatore argentino Videla“.
Al che, il giornalista del Corriere non ci vede più, e chiede:
“Ma come mai tutto questo non vale se lo scrittore è di sinistra? Se si chiama Fo, Saramago, Coetzee, Grass, Jelinek, Pinter il metro di valutazione cambia? Nel caso di Saramago, noto sostenitore del dittatore Fidel Castro”.
A questo punto, “scatta” la difesa, e l´affermazione del “doppio criterio”.
Ecco la risposta di Espmark:
“Certo, sapevamo che era di sinistra (Saramago, ndr) ma le assicuro che non è di questo che abbiamo discusso al momento della sua premiazione“.
Al momento di discutere di Pound (o di Celine o di Papini), gli Accademici di Svezia “casualmente” hanno dovuto tener conto delle loro posizioni politiche, nel caso di Saramago (e per il suo sostegno al criminale Castro), no!
Continua il giornalista:
“E Dario Fo al posto di Mario Luzi”.
Espmark risponde:
“Dario Fo, è stato un innovatore ingiustamente trascurato. Quanto alla faccenda di Luzi, mi appello ai 50 anni di segretezza prescritta dall´Accademia. Quando scadranno rivediamoci e parliamone“.
Siccome Dario Fo è divenuto comunista, “ovviamente” il suo passato da fascista repubblichino è stato mondato.
Insomma, i Nobel ai destri, ai conservatori, ai tradizionalisti, ai cattolici nemmeno a parlarne.
Agli altri, quanti se ne vuole!
P.S.: l´intervista di cui qui si è riportato qualche stralcio, è apparsa a pagina 31 del Corriere della Sera del 27 novembre.