Dic 06
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In genere quando la stampa italiana affronta l´argomento “blogosfera”, ne dà sempre un´immagine parziale e raccogliticcia.°
Evidenzia quasi sempre quanto il fenomeno sia solo effimero: concentrandosi, ad esempio, sui blog che sono dei diari personali. Per lo più tenuti da ragazzi/ragazze del liceo.
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Dimenticando, però, che la blogosfera è plurale: è fatta, cioè, di una molteplicità di tipi di blogging. Ognuno dei quali merita attenzione e rispetto.
In particolare, la stampa nostrana – quella “importante” soprattutto – s´attarda a riconoscere dignità al blogging politico.
A quei blog cioè, che nascono e agiscono con finalità politiche: con la precisa volontà di dare un´informazione “schierata”, e di veicolare consensi a favore della propria parte politica (ma anche di promuovere dibattiti di idee e valori).
Insomma, la nostra stampa – unico caso al mondo – fa finta di non vedere che la partecipazione politica dei cittadini, come in ogni altra parte del globo, oggi avvenga anche per il tramite dei blog. Dei blog politici.
E dire che i numeri non mancano al blogging politico: sono diverse diecine di migliaia i blog, che in Italia trattano di politica.
Non tutti certo e sempre con risultati positivi.
Ma una parte consistente di questi, ha “numeri” che meritano di essere presi in considerazione.
In un Paese come il nostro, soprattutto, dove una coalizione ha vinto sull´altra per 24.000 voti.
Avere mille blog politici, ognuno capace di “spostare” in media cento voti, produce come risultato aggregato, 100.000 voti mobilitati.
Computi come questo, dovrebbero perciò portare la grande stampa nazionale, a trattare il fenomeno “blogging politico” con maggiore attenzione.
E invece c´è supponenza.
Una supponenza, però si badi bene, che non nasce dal fatto che la stampa consideri incapace i blogger politici: tutt´altro.
Io credo che il problema vero sia proprio rappresentato dalla mediocrità del nostro “ceto giornalistico”.
I giornalisti, a mio modesto avviso cioè, vedono nei blogger (a volte, certo. Non sempre), una sorta di rivali.
Rivali però – e questo è il problema principale – maggiormente motivati.
Molto spesso anche meglio preparati. E di sicuro dotati di una capacità di linguaggio e di scrittura, che in alcuni casi va ben al di là di quella di cui dispone il giornalista medio italiano.
Se, quindi, la grande stampa fa finta di non vedere i blogger politici, non è perché li consideri irrilevanti: ma è perché se ne sente minacciata!
E ciò la induce a guardare all´estero, piuttosto che a guardare dentro casa.
D´altra parte, se così non fosse, non si capirebbe come sia possibile ad esempio, che il Corriere della Sera – oggi a pagina 17 – affronti l´argomento della sfida per le presidenziali francesi. Con un articolo il cui titolo è già altamente emblematico: “Ségolene-Sarkozy, la guerra dei blog”.
Non v´è dubbio che la blogosfera politica – e non solo – francese sia molto più sviluppata della nostra (si parla di milioni di blogger).
Tuttavia, anche in Italia il fenomeno del blogging politico mostra già parecchi e tangibili segni di rilevanza.
Sono moltissimi, ad esempio, i politici (finanche Ministri) che hanno aperto un blog.
Come sono tanti i giornalisti, che alla blogosfera hanno affidato parte dei loro scritti.
Insomma, non staremo ai livelli francesi, ma anche l´Italia non è messa poi tanto male.
I giornalisti italiani ne sono consapevoli?
O per paura che qualcuno rubi loro il posto di lavoro, faranno ancora finta per molto, che i blogger politici in Italia non esistano? 😉
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