Dic 06
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Uno dei banchi di prova della cosiddetta “fase 2” del governo Prodi – quella per intenderci che dovrà affrontare il nodo liberalizzazioni e riforme strutturali – riguarda la liberalizzazione delle professioni.°
O meglio: la presunta liberalizzazione delle stesse.
Come evidenzia un eccellente articolo di Gennaro Sangiuliano (ex direttore del Roma), apparso oggi su Libero, ci sono molti punti oscuri nel progetto che è stato varato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri.
Procediamo per gradi, analizzando il testo del progetto.
Innanzitutto, alla lettera “a” dello stesso, si afferma che occorra:
“Prevedere che le professioni regolamentate nel sistema ordinistico possano essere esercitate in forma societaria o cooperativa avente a oggetto esclusivo esercizio in comune (…)”.
Fin qui, niente di particolarmente sconvolgente.
Si rimuove l´ostacolo previsto nella legislazione, che faceva divieto ai professionisti di costituirsi in forme societarie.
Anche se a nessuno può sfuggire il fatto, che si affermi questa possibilità anche per il tramite di società cooperative, che presentano per i soci, indubbi vantaggi fiscali (spesse volte si costituiscono società cooperative, che sono tali solo sulla carta. Ché in realtà si comportano in tutto e per tutto come normalissime società di capitali, ricevendo però rispetto a quest´ultime, ingenti vantaggi fiscali).
La parte rilevante del progetto è un´altra: che presenta una rivoluzione copernicana. Che però probabilmente andrà a tutto svantaggio dei professionisti. In particolar modo a svantaggio dei praticanti, di chi fa tirocinio per l´esercizio di una professione.
In sostanza, alle società di professionisti (incluse le cooperative) “costituite da almeno quattro anni e su tutto il territorio nazionale” si attribuisce il potere di “concedere” l´abilitazione all´esercizio della professione.
Ciò che è sempre avvenuto, almeno in parte, sotto l´egida degli Ordini professionali e dello stato.
Il punto “e” del progetto recita:
“Prevedere che soltanto le associazioni registrate possano rilasciare attestati di competenza riguardanti la qualificazione professionale”.
Cosa avverrà in pratica?
In pratica queste associazioni e società cooperative, avranno potere di vita o di morte sui professionisti.
Ad esse saranno demandati poteri disciplinari (sulle questioni deontologiche), che oggi sono competenza degli Ordini professionali.
Ad esse sarà attribuito il potere di “concedere” l´abilitazione all´esercizio di ogni professione.
Ciò che quindi, oggi, è competenza di Ordini professionali, trasparenti e soggetti a regole precise, domani sarà competenza di società di professionisti.
Che potranno decidere della vita e delle morte dei propri aderenti.
Ma non solo.
Il fatto che non esista un unico Ordine, per ciascuna professione, ma diverse società cooperative o associazioni dotate di poteri ordinistici, creerà – con ogni probabilità – un moltiplicarsi insensato di “criteri di valutazione”.
Tra questi – e nessuno può dubitarne – subentreranno anche “criteri politici o di simpatia politica”.
Una sorta di caporalato, dunque.
Può ritenersi tutto ciò vantaggioso per i professionisti, in primis, e poi per i cittadini?
Non saprei.
A prima vista, tuttavia, i meccanismi mi sembrano farraginosi.
E mi sembra s´introducano criteri troppo discrezionali e arbitrari, per l´attribuzione dell‘abilitazione all‘esercizio delle professioni.
Staremo a vedere.
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