Gianfranco Fini apre sulle coppie di fatto. Ed anche Enzo Raisi
Non si tratta di creare un nuovo tipo di famiglia, alternativa o in contrasto con quella tradizionale.° ° °
Si tratta di rimboccarsi le maniche, per dare una soluzione ad un problema concreto: quello di centinaia di migliaia di persone, che per un motivo piuttosto che per un altro, hanno scelto o sono state obbligate a scegliere una convivenza de facto.
E si trovano a non avere alcun riconoscimento giuridico di sorta.
In tal senso, Gianfranco Fini si è dichiarato disponibile ad un confronto e al dialogo.
Ad una condizione:
“L´importante è non imbracciare su questi temi la scimitarra dell´ideologia“.
Fatta questa premessa, il leader di An ha aggiunto:
“Ho letto l´intervista di Ceccanti, ma aspetterei per vedere se davvero il governo presenterà un Ddl sulle coppie di fatto. Dubito che ci sia una legge del governo, ma qualora i contenuti fossero quelli, è chiaro che se ne deve discutere in modo sereno“.
“Ci sono unioni e convivenze che non possono essere equiparate alla famiglia, ma che se determinano una discriminazione nei diritti individuali degli individui, allora credo che vadano discusse. E´ una posizione di buonsenso che vale per tutte le coppie, anche omosessuali“.
Sì quindi al riconoscimento di diritti individuali.
Importante, poi, la presa di posizione a nome della maggioranza, di Cesare Salvi:
“La posizione del Presidente di Alleanza Nazionale in tema di coppie di fatto è interessante. La deposizione della scimitarra dell’ideologia permetterebbe un dibattito parlamentare libero e costruttivo. Io, da Presidente della Commissione Giustizia, mi impegno per questo tipo di dibattito“.
Sempre in tema di riconoscimento di diritti ai conviventi, c´è la posizione di Enzo Raisi.
Deputato di Alleanza Nazionale, intervistato oggi sull´argomento da Barbara Romano. Per il quotidiano Libero.
Ecco cos´ha detto Raisi:
“I diritti delle unioni di fatto vanno riconosciuti per legge. Anche quelli delle coppie gay“.
“Io sono assolutamente contrario al matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma guardo con grande favore a quanto ha fatto l´ex premier Aznar“.
“Il fondatore del Partito popular (il partito di centrodestra spagnolo fondato, appunto, da Aznar, ndr) quando era al governo ha sostanzialmente garantito una serie di diritti alle coppie di fatto“.
“L´errore che facciamo noi, soprattutto nel centrodestra, è alimentare lo spauracchio del matrimonio gay convincendoci così che i Pacs siano l´anticamera del matrimonio tra lesbiche o omosessuali“.
“I Pacs possono avere tante soluzioni che mi trovano d´accordo. Io credo che sia giusto, e l´ho toccato con mano, che a prescindere dal fatto che la coppia sia etero o omosessuale, ci sia una necessità forte di garantire una serie di diritti. Resta il fatto che il matrimonio è uno solo, sia esso civile o religioso, ed è tra due persone di sesso diverso. Altra cosa sono i diritti individuali di chi vive insieme sotto lo stesso tetto, e questi vanno giustamente tutelati“.
“Ai gay non può essere riconosciuto lo status di famiglia, tanto meno la possibilità di adozione. Però, il fatto che questi debbano vedere rispettati tutta una serie di diritti che concernono la coppia, credo che sia giusto“.
E i diritti in questione sono per Raisi:
“Il diritto all´assistenza, per esempio, all´eredità . Ma qui non parliamo solo di coppie gay. Io sono rimasto impressionato da quella povera ragazza che ha avuto il fidanzato militare morto a Nassiriya. L´esercito non l´ha neanche riconosciuta come figura di famiglia, perché non erano sposati, ma convivevano. Incredibile. Queste sono follie (bravissimo!, ndr). Ma qui non va fatta confusione, non dobbiamo essere ossessionati dal terrore dei matrimoni gay. Nella natura non esiste. Così rischiamo di danneggiarci con le nostre mani“.
“Se non si ammette la necessità che vengano riconosciuti certi diritti inalienabili, si finisce col fare il gioco della sinistra“.
“Perché creando una posizione antagonista molto radicale si fomenta un´onda lunga di favore verso gli omosessuali che alla fine porta ai matrimoni gay“.
“I diritti delle persone vanno tutelati, senza fare l´errore di confondere le unioni di fatto con i matrimoni, che sono un´altra cosa“.
Bravo Fini e bravo Raisi.
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…insomma tutto si riduce alla pensione di reversibilità (nota bene che sono soldi che il contribuente ha DATO) e alle successioni (soldi sempre del de cuius e quindi nella sua disponibilità , cioè nessuno lo costringe a sottoscrivere i pacs), quindi a sbafo di chi??????
Cioè se io amo una persona e mi sposo eredito legittimamente, se firmo un pacs eredito a “sbafo”, l’intenzione di chi mi affida il lascito non conta….mah!!!!!
Ripeto “si riconoscono con i pacs solo alcuni istituti che il matrimonio contiene non tutti, solo quelli che negati creano situazioni di ingiustizia…”.
Rudolf, perdonami, ma continuo a non capire dove siano i costi sociali.
Tu ti chiedi chi paga. Ma chi paga per cosa?
Intendi che altrimenti la pensione di reversibilità non andrebbe a nessuno (quindi resterebbe allo stato), e l’eredità finirebbe chissà dove (in ultima istanza allo stato, se il morto proprio non ha un parente in vita), oppure chi eredita come non-parente pagherebbe più successione?
Quindi si dovrebbe speculare sulle coppie di fatto per arricchire lo stato?
Tu dici che si potrebbe migliorare il matrimonio estendendolo, ecc. Sì, si potrebbe, ma sarebbe un matrimonio. I PACS sono altra cosa, cioè un contratto di convivenza stipulabile tra chiunque voglia convivere, anche senza il fine della convivenza more-uxorio (sarà un caso remoto, ma si potrebbero pcsare persone che dividono un appartamento per lavoro/studio, al fine di ottenere vantaggi).
Non si tratta di voler regalare, visto che i diritti (se si decide che sono tali) non costano, in un momento in cui i soldi non avanzano.
Inoltre nessun politico italiano appoggerebbe una modifica tale al matrimonio, e non solo quelli “cattolici”…
@Laura.
Le pensioni non si basano su un conto puramente attuariale ma sulla solidarietà sociale per cui tutti contribuiscono di modo che si possa dare a chi ha bisogno. Il presupposto di ogni prestazione previdenziale è una situazione di bisogno. Nel casi della reversibilità il bisogno è determinato dal fatto che, venendo meno il coniuge, il sopravissuto perde il sostegno del reddito prodotto dal defunto. Ovviamente, se ti risposi, la ragione di dare questo beneficio non c’é più, perché si ricostituisce un rappoorto che dovrebbe dare presumibilmente quell’apporto economico che è venuto a mancare. Molti titolari di pensione di reversibilità , però, pur avendo trovato una compgna/o fanno i furbi e non si sposano (o si sposano solo in chiesa, senza effetti civili). Così agli occhi dell’INPS sono ancora vedovi/e inconsolabili e bisognosi di pensione. Domanda: perché questi signori dovrebbero essere tutelati in quella che è una pura e semplice truffa?
Eredità : non è un problema di “a sbafo”. E’ una questione di concorrenza. Allora, esiste una quota che si chiama disponibile e che il testatore può lasciare a chi li pare. Quindi, basta essere quel tantino accorti di fare un testamento (anche olografo, c’é mica bisogno del notaio) e il nuovo compagno/a può ben concorrere con gli eredi legittimi che qualche aspettativa ce l’hanno pure loro.
Ma sopratutto, il problema che poni è quello della libertà testamentaria e cioé se sia giusto o meno limitare la possibilità di lasciare i propri beni a chi ti pare. E’ un problema completamente diverso da quello dei PACS.
Ultima notazione: non mi avete ancora spiegato in cosa il PACS SOSTANZIALMENTE differisce dal matrimonio civile.
@etienne64.
– no, no è giusto, ma non c’entra, se sottoscrivesse un pacs, penso, che avrebbe le stesse conseguenze che se si sposasse, cioè nulla.
– per l’eredità si tratta di parificare il compagno al coniuge (l’esistenza dell’uno esclude l’altro, quindi non c’è concorrenza), cioè diventerebbe legittimario anche il compagno: che male c’è?
La disponibile non è sempre sostanziosa e magari chi ha contribuito a costruire il tutto si vede escudere da quasi tutto, perchè se la sua posizione sostanziale è uguale a quella del coniuge? In primis i legittimari sono il coniuge e i figli, sarebbero coniuge (ribadisco o) compagno e figli, cosa cambia?
– differiscono in tutto quello che va oltre questi istituti che sono ricosciuti nei pacs
@Laura: cioé? In cosa consiste “tutto quello che va oltre questi istituti”? Questo è il punto essenziale.
Tutto il resto è contorno.
Quello che mi infastidisce di questo discorso è la sostanziale falsificazione dei termini del problema. Se i PACS possono realizzare il nucleo patrimoniale del matrimonio sono una forma di matrimonio. Non mettiamo di mezzo i sentimenti, dacché il diritto non è in grado di regolare i sentimenti (per fortuna!).
Guarda che stiamo dicendo la stessa cosa.
Quando dici che la posizione sostanziale del convivente è uguale a quella del coniuge mi stai dicendo che vuoi una disciplina che regoli il coniugio.
Allora, la domanda che pongo è: perché dobbiamo disciplinare diversamente il coniugio? (Non ho ancora avuto risposta)
In secondo luogo, perché ci dovrebbero essere due discipline del coniugio?
(non ho ancora avuto risposta)
Insomma, in realtà stiamo parlando di modificare la disciplina del coniugio che, guarda un po’, nel diritto italiano si chiama matrimonio.
Ok, parliamone.
Ma non raccontiamoci storie che stiamo parlando di cose diverse.
Basta trucchetti e sotterfugi per cambiare le cose dicendo che si mantiene tutto uguale, scorrettezza concettuale uguale ma inversa a quella gattopardesca (cambiare tutto per non cambiare niente).
E’ solo un propbela di onestà intelettuale.
il matrimonio è un legame sancito dal diritto tra uomo e donna allo scopo di formare una famiglia con prole; il pacs è un legame tra due persone (non necessariamente di sesso opposto) che decidono semplicemente di condividere la loro vita, dove lo scopo non è preso in considerazione giuridicamente. Nel matrimonio vengono in rilevanza giuridica (cioè hanno conseguenze giuridiche) anche tutta una serie di comportamenti dei coniugi (la fedeltà , l’obbligo di mantenimento, etc); ci sono conseguenze giuridiche anche in caso di separazione oppure in caso di divorzio: insomma tutto è minuziosamente previsto giuridicamente parlando e quindi ha conseguenze giuridiche ben precise, i pacs (penso, perchè non è che ci sia una disciplina al momento a cui riferirsi) no: può essere più pesante per alcuni, può essere più protettivo per altri, può essere poco interessante per altri ancora, può essere impossibile da attuare per altri (vedi omosessuali).
Non vedo cosa possa togliere a chi si vuole sposare: c’è libertà di scelta.
Non è che uno deve essere obbligato a sposarsi civilmente, perchè altrimenti è cattivo, deve sceglierlo, magari per proteggere maggiormente il partner o perchè crede in quella formula.
cioè una è una disciplina che è aperta a più persone indipendentemente dal sesso e dallo scopo famiglia, l’altra solo ad uomo e donna che vogliono costituire la famiglia; in più una disciplina solo alcuni istituti minimi; l’altra tutto il rapporto prima, durante e dopo…
se poi si vuole eliminare il matrimonio e dargli un altro senso o reinventarlo e chiamare i pacs con questo nome a me va bene non cambia nulla, cambia per chi non accetta la posizione che ho precedentemente esposto o per chi vuole che il matrimonio rimanga un contratto “tradizionale” e quindi avere questa alternativa.
Il tuo ultimo commento centra, secondo me, il cuore del problema.
La domanda sui PACS è proprio questa: perché lo Stato riconosca una coppia e gli attribuisca certi vantaggi, i membri della coppia devono impegnarsi ad un minimun di obblighi prefissati, ovvero lo Stato deve riconoscere le coppie a prescindere dall’intensità degli impegni assunti?
In secondo luogo, il riconoscimento deve riguradare solo coppie o anche gruppi più ampi (perché non un PACS per 7 persone?)?