Dic 06
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Non è questione di spallate: il governo Prodi durerà poco comunque.°
E la sua permanenza al potere sarà sempre caratterizzata da una certa precarietà .
E´ che la riforma delle pensioni, però, è davvero uno snodo importante per questa coalizione.
Presentatasi agli elettori con la volontà di mandare in soffitta la riforma Maroni, ora che è al governo, invece, si rende conto del fatto che la riforma berlusconiana è fondamentale per il Paese.
E´ fondamentale per i conti previdenziali, e lo è perché consente di superare gradualmente (e in modo non traumatico) le contraddizioni di un paese come il nostro, dove i nonni (papà ) in pensione (giovanissimi) sono davvero tanti. Mentre i nipoti che lavorano e pagano (in parte) le pensioni ai papà (nonni) sono pochissimi.
Tuttavia la sinistra radicale non vuole sentire ragioni: vuole che venga abolita la riforma Maroni (cioè che non entri in vigore), e vuole che la gente possa andare in pensione a 57 anni.
Pura follia!
E in questo clima di delirio, l´unica concessione che è disposta a fare, è quella relativa all´introduzione di meccanismi d´incentivo, per favorire la permanenza al lavoro.
Il problema, però, è che come sempre la sinistra estrema (e la Cgil) sragiona.
Ha un approccio per nulla confacente alla realtà .
Pretende che gli incentivi siano pari al 3% del guadagno del lavoratore.
E i soldi non ci sono per garantire questa copertura!
I tecnici del Tesoro, infatti, hanno ipotizzato un meccanismo a doppio binario.
Che prevede un incentivo dell´1,5% (in più in busta paga) per chi continui a lavorare; mentre prevede una decurtazione del 3,5% (della pensione percepita), per ogni anno di permanenza in meno al lavoro.
Su questo terreno, gioco forza, il centrosinistra è destinato a spaccarsi.
Da una parte la sinistra estrema non può fare concessioni: quando ai cittadini arriverà la prima busta paga dell´era Prodi (e soprattutto quando le amministrazioni locali avranno aumentato addizionali locali e Ici), agli elettori di riferimento della sinistra radicale sarà chiaro che la Finanziaria non li ha avvantaggiati in maniera significativa.
Dunque Rifondazione Comunista, Pdci e Verdi, non potranno acconsentire a che sia confermato l´aumento dell´età pensionabile: i loro elettori non l´accetterebbero.
D´altra parte la sinistra moderata, dopo aver varato la peggiore Finanziaria della storia repubblicana (e dopo aver perso significativi consensi: Ds e Margherita sono ridotti davvero male), deve necessariamente mostrare un “profilo riformista”.
Deve dimostrare, cioè, di essere in grado di affrontare le sfide di modernizzazione del Paese: altrimenti il Partito democratico non vedrà mai la luce!
In questo clima di faida annunciata, poi, il ruolo dell´opposizione di centrodestra è cruciale.
In questa nuova fase non sono ammessi tentennamenti nella CdL: la riforma Maroni va difesa a spada tratta.
Una coalizione liberale (quantunque plurale al proprio interno) non può fare a meno di difendere una riforma che garantisca equità e sostenibilità nel sistema pensionistico.
L´innalzamento dell´età media da una parte, e la drastica riduzione del tasso di fertilità femminile dall´altra (si figlia troppo poco), rendono improcrastinabile l´entrata in vigore di una riforma utile ed equa, come quella varata nella scorsa legislatura.
Dunque il centrodestra su questo argomento deve incalzare la maggioranza.
E mostrarsi, mai come ora, liberale.
In tutta Europa i governi affrontano con difficoltà le riforme dei sistemi pensionistici.
Si tratta di misure impopolari, che necessariamente scontentano una parte cospicua della popolazione.
Ma si tratta di riforme improcrastinabili: se non vengono introdotte, infatti, il rischio è che i giovani di oggi non potranno mai avere una pensione.
Non è demagogia, purtroppo: è pura e cinica contabilità !
Dunque, se al centrosinistra non stanno affatto a cuore le sorti dei giovani (non almeno da questo punto di vista), il centrodestra deve farsi carico di un modello di società equo ed efficiente: quello in cui i diritti dei pensionati non si esprimano a danno delle generazioni più giovani.
Per questo dovrà condurre in Parlamento una strenua difesa della riforma Maroni.
Anche perché, difendendo la stessa, non solo difenderà un proprio progetto.
Ma perché renderà ancora più evidenti le contraddizioni all´interno dell´Unione. Facilitando il prepensionamento della stessa.
Se invece qualche forza del centrodestra (penso alla Lega che da quel dì non è più tanto liberale e liberista) si mettesse a fare strani giochetti e a difendere le “pensioni del Nord”, beh: la CdL a quel punto ne uscirebbe davvero male.
Poco credibile come coalizione di riformatori.
Ma soprattutto poco credibile agli occhi di milioni di giovani.
Che nel centrodestra, ancora oggi, vedono una coalizione capace di garantire la modernizzazione del Paese.
Sulla riforma delle pensioni, in ogni caso, le due coalizioni si giocano la faccia e la reputazione.
Sia chiaro a tutti.
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