Gen 07
14
Dunque, intervistata dal Corriere della Sera e a proposito dei Pacs, Emma Bonino ha detto:°
“è la cosa più urgente fra quelle da fare. Il disegno di legge dev’essere pronto entro il 31 gennaio. Quando ho letto quella parte del programma sui Pacs dissi subito che l’unanimità linguistica del programma copriva in realtà una diversità di fondo. Ma nel programma quello c’è ed è un impegno“.
Quindi la Bonino definisce il riconoscimento di diritti ai conviventi di fatto, come “la cosa più urgente da fare“.
In tal senso, allora, appare molto rilevante e interessante, considerare un´indagine pubblicata oggi su Libero e curata da Andrea Morigi.
Il quale ha fatto una cosa semplice semplice: ha contattato tutti i Comuni d´Italia che hanno varato i registri comunali (o alternative equivalenti) per le coppie di fatto, chiedendo di poter conoscere i numeri.
Per sapere quante coppie di fatto abbiano voluto “registrarsi”, onde ottenere un riconoscimento giuridico.
E da qui escono i dati più interessanti.
Innanzitutto si dica che non tutti i Comuni contattati, hanno voluto fornire le cifre delle coppie di fatto iscritte ai registri comunali.
Si dica anche che sul sito dell´Arcigay esiste un elenco sbagliato. Che annovera un numero di Comuni ben più alto rispetto a quello di quanti hanno effettivamente varato i registri in questione.
Veniamo allora al dunque.
I Comuni che hanno creato un registro per le coppie di fatto (e che hanno consentito a Libero di conoscere i numeri) sono 18.
Qui li si elenca in ordine alfabetico:
Arco (Tn), Arezzo, Bagheria (Pa), Bolzano, Campi Bisenzio (Fi), Cecina (Li), Empoli, Firenze, Gubbio, Perugia, Piombino, Pisa, Pistoia, Rosignano Marittimo (Li), San Marcello Pistoiese (Pt), Scandicci (Fi), Terni e Trento.
Bene.
In questi comuni risiede una popolazione complessiva di 1.448.096 persone.
Volete sapere a quanto ammonta il numero totale delle coppie di fatto che hanno voluto registrarsi?
Presto detto: si tratta di 143 coppie.
In termini percentuali rappresentano lo 0, 0098% della popolazione residente nei comuni di cui sopra.
Per essere ancora più completi, vi riporto il numero di coppie di fatto registrate per ogni comune:
Ad Arco si registra uno zero: nessuna coppia di fatto registrata.
Ad Arezzo se ne contano 6.
A Bagheria 1, costituita da gay.
A Bolzano la cifra è zero.
A Campi Bisenzio è 4.
A Cecina è 2.
A Empoli è 3.
A Firenze abbiamo 40 coppie di fatto registrate, di cui 3 gay.
A Gubbio ne abbiamo una.
A Perugia 10.
A Piombino 8.
A Pisa 33, di cui cinque gay.
A Pistoia 3.
A Rosignano Marittimo si tratta di 2.
Mentre a San Marcello Pistoiese si arriva a 3.
A Scandicci sono 11, di cui una gay.
A Terni sono 2.
A Trento 14, di cui 4 gay.
Per un totale, come s´è già detto, di 143 coppie di fatto registrate, di cui 14 gay.
Aggiungo solo un altro dato rilevante, che fa riferimento ad una stima delle coppie di fatto presenti nel nostro Paese.
L´analisi è stata realizzata dall´Istat (“Le strutture familiari. Media 2002-2003”).
Bene, secondo l´istituto di indagine statistica, su un totale di 22 milioni di coppie “nel 2002-2003 le libere unioni sono 564.000”. E di queste, “il 47,2% è formato da coppie di celibi e nubili”.
In termini percentuali, quindi, le 564.000 “libere unioni” di cui parla l´Istat, rappresentano il 3,9 % della popolazione complessiva della nostra nazione.
E allora arrivo al dunque.
Il sottoscritto, come sanno i lettori abituali di questo blog, è favorevole al riconoscimento di diritti individuali ai conviventi di fatto.
La ritengo una cosa, a mio modesto parere, necessaria e ovvia.
Tuttavia, dinnanzi a questi numeri non posso fare a meno di fare qualche riflessione.
Innanzitutto, e direi “evidentemente”, la Bonino sbaglia: non si tratta di una cosa “urgente”.
Non è una cosa urgente perché parlano i numeri (che certo vanno interpretati e approfonditi): la popolazione dei conviventi di fatto che ha voluto un riconoscimento giuridico (nei comuni di cui sopra) è pari allo 0, 0098% della popolazione complessiva.
Dunque io non la definirei come una cosa “urgente”, una disciplina nazionale per le convivenze.
Un aggettivo del genere lo impiegherei, qualora si parlasse di cifre ben più alte.
Anche considerando l´analisi dell´Istat, le coppie di fatto ammonterebbero al 3,9% del totale della popolazione italiana.
Dunque una minoranza davvero esigua.
Forse, allora, sarebbe opportuno, e anche per le difficoltà e gli ostacoli che si incontreranno nel varo di una legge (su scala nazionale) che riconosca diritti ai conviventi di fatto, che si procedesse con maggiore cautela e calma.
Senza affrettare i termini. Senza fare corse.
E soprattutto senza “dogmi ideologici”. Senza farne oggetto di una crociata.
Perché altrimenti si rischia la chiusura a riccio del mondo cattolico. Che legittimamente non solo è presente in entrambi gli schieramenti, ma che potrebbe opporsi drasticamente a soluzioni pasticciate ed avventate.
Allo stesso modo, però, voglio usare questi numeri per un´altra considerazione.
Che investe direttamente quanti, poiché “tradizionalisti”, s´oppongono al riconoscimento di diritti individuali ai conviventi. Temendo che questi diritti possano “minare” l´istituto della famiglia tradizionale.
A queste persone, io suggerirei una riflessione.
Chiedetevi, per esempio, se a Pisa 33 coppie di fatto registrate (di cui 5 gay), siano passibili di “scardinare” la “famiglia tradizionale”.
Faccio presente che a Pisa, il registro esiste dal 1997. Sono passati 10 anni, e solo 33 coppie di fatto hanno voluto avere un riconoscimento giuridico. Rendo?
Ad Arezzo, poi, che vanta una popolazione di 95 mila abitanti, pensate che 6 coppie di fatto registrate (dicasi 6), siano capaci di “traviare la società ” (traviare dal vostro punto di vista)?
Evidentemente no.
E allora chiudo.
Si cerchi una soluzione ragionevole e dignitosa alla questione delle convivenze di fatto.
Si eviti, però, ogni tipo di crociata.
Non si faccia del riconoscimento di diritti individuali, l´oggetto di una “disfida culturale”: “contro qualcuno” e non invece a “favore di qualcuno”.
Non avrebbe senso.
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