Rifondazione comunista s´ispira al Ventennio e vuole nazionalizzare il cinema italiano
Per carità : che l´estrema sinistra e l´estrema destra abbiano svariati punti di convergenza politica, s´è sempre saputo.°
Ma che l´estrema sinistra arrivasse addirittura a proporre qualcosa in odore di Ventennio, questo no: non lo si poteva immaginare.
Così capita che leggendo un articolo di Fosca Bincher apparso su Italia Oggi, si venga ad apprendere che la pattuglia di senatori di Rifondazione comunista, con in testa il capogruppo Giovanni Russo Spena, ha presentato un disegno di legge contenente “Disposizioni in materia cinematografica“, adesso in discussione alla commissione cultura del Senato.
Secondo il progetto di legge in questione, si paventa come necessaria la istituzione del “Centro nazionale per la cinematografia“.
Il cui compito dovrebbe semplicemente essere quello di finanziare i film. E di vigilare sul loro contenuto.
Insomma, niente di definibile né come democratico né come liberale.
Roba fascista, pardon: comunista!
Ma non finisce qui.
Il progetto di legge di Rifondazione, infatti, non solo mira a sottrarre ai privati la produzione di film per statuire che essa debba essere fatta dallo stato, ma – udite udite – afferma la “superiorità ” del cinema italiano rispetto a quello “extracomunitario”.
Dove, però, per cinema extracomunitario si intende quello plutocratico e imperialista americano.
Al fine quindi, di proteggere le pellicole italiche dall´invasione della perfida America, secondo il progetto di legge rifondarolo, nei cinema nostrani deve essere introdotto il divieto a dare “troppo” spazio ai film d´oltreoceano.
In sostanza si vorrebbe introdurre dei limiti quantitativi per le sale cinematografiche: su tre film, solo uno può essere extracomunitario. Quindi americano.
Gli altri due “devono” essere comunitari, e di questi, per forza di cose uno deve essere italiano.
Olè.
Ma non basta.
Per chi avesse dubbi circa il fatto che questo progetto di legge sembri uscire dalla mente di un giovane Balilla – che ne so: uno tipo Giorgio Bocca, Eugenio Scalfari o Pietro Ingrao, scegliete voi – c´è un altro aspetto che aiuta a fugare ogni residua incertezza.
Infatti nel progetto di legge “littoria” avanzato da Rifondazione comunista, si legge che per essere considerato italiano, un film debba avere:
“regista italiano, sceneggiatore italiano, produttore italiano, interpreti principali italiani, interpreti secondari italiani, direttore della fotografia italiano, montatore italiano, autore della musica italiano, scenografo italiano, costumista italiano, troupe italiana, riprese in esterni e interni effettuata in maggioranza in Italia, uso di industrie tecniche italiane e uso di teatri di posa italiani“.
Insomma, se non si fosse capito: il film deve essere interamente italiano.
E poi l´affondo finale:
“Se l´incasso diventa l´unica spinta a promuovere un´opera diventerà sempre più raro assistere a film di più difficile visione e soprattutto sarà ogni giorno più scontata l´occupazione delle sale da parte della cinematografia d´oltreoceano“.
E si sa: a Rifondazione comunista l´occupazione americana non piace mai. 😉
°
Mah! Nei virgolettati si dicono cose sacrosante, ma non che solo lo stato può finanziare film…l’intervista non riesco a leggerla.