Mar 07
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Pericolo di involuzioni
Negli ultimi tempi, la politica italiana ha raggiunto dei livelli di incomprensibilità davvero insopportabili.°
Fosse solo questo il problema si potrebbe far finta di nulla.
Il fatto è che sono pericolosamente tornate ad affacciarsi espressioni o opzioni politiche, che sembravano essere definitivamente accantonate. Con la fine della cosiddetta Prima Repubblica.
Sembrava conquistata dal cittadino la possibilità di scegliersi una maggioranza.
E sembrava assodato il fatto che se quella stessa maggioranza, per un qualunque motivo fosse venuta a mancare (in Parlamento), il ricorso alle urne sarebbe stato inevitabile.
Così non è stato e così non è.
Sembrava consolidarsi un sistema bipolare, che quantunque imperfetto, riusciva a garantire a noi cittadini la possibilità di scegliere tra due coalizioni.
Governa la coalizione A e fa male, alle prossime elezioni si sceglie la coalizione B. Sperando che faccia meglio dell´altra.
Insomma s´erano introdotti elementi all´interno del nostro sistema politico, che finalmente sembravano premiare la centralità del cittadino e del suo volere. Almeno in parte.
La classe politica cessava di avere un potere illimitato ed autoreferenziale – come avveniva nella Prima Repubblica, quando non si poteva scegliere altra coalizione di governo che il pentapartito, il “centrosinistra storico” – ed era soggetta al controllo e soprattutto al giudizio del Popolo.
Insomma sembrava crollata la Partitocrazia.
Unica vera costante della politica italiana.
Sembrava, appunto.
Perché negli ultimi tempi – il tanfo di quella nefasta cancrena del sistema politico – torna a far sentire il suo lezzo.
“Maggioranze o geometrie variabili“.
“Superamento dell´attuale bipolarismo”.
Tutte locuzioni che non vogliono dire un bene amato cazzo! Tranne che per la classe politica.
Che ultimamente torna a imbastire il teatrino di un tempo: quello in cui si parla politichese. Quello in cui si profilano strategie che servono, unicamente, ad assicurare potere al politico Tizio piuttosto che al politico Caio.
Quello in cui i politici non si sbilanciano più: dichiarando se vogliono A, o se invece vogliono B.
Follini giurava e spergiurava che non sarebbe mai passato con la sinistra.
E si è visto com´è andata a finire.
Casini, oggi, giura le stesse cose che un tempo prometteva anche Follini. E cosa ci dovremmo attendere?
Per ora nessuno può dirlo. O forse sì.
Ci attende quello che si legge, da un po´ di tempo a questa parte sui giornali?
La volontà , dunque, di scardinare il sistema politico bipolare attuale, per eliminare le “estreme” e dare vita a nuove soluzioni politiche?
E quali sarebbero queste nuove soluzioni?
Il grande Centro. Anche qui: non vuol dire un bene amato cazzo, questa espressione!
E´ come dire: “super cazzola con la sbrindellata a destra”. Né più né meno.
E non ha alcuna possibilità di raccogliere consensi sufficienti a governare il Paese, un qualsivoglia grande Centro. Deve per forza allearsi con la sinistra o con la destra.
Dunque, allora, cosa potrebbe profilarci il futuro?
Facciamo qualche congettura nefasta.
Il centrosinistra si disfa della sinistra estrema. Si dichiara intenzionato a non allearsi alle politiche con Rifondazione comunista, Verdi e Pdci.
E questo potrebbe procurare un´erezione a tanti, a me in primis.
La questione, poi, è che il centrosinistra perde voti se non si allea con la sinistra estrema.
E questi voti per governare il Paese chi glieli dà ?
Uno tocca ferro (o qualcos´altro), ma alla fine deve dirlo ciò che pensa: glieli dà Casini. Pierferdinando Casini.
Costantemente sempre più risoluto a sconquassare i giochi. E le due coalizioni.
Per il momento giura che non passerà dall´altra parte: ma lo farà .
Oramai non possiamo più far finta di niente.
Non lo farà ora, non lo farà subito, ma lo farà !
Purché D´Alema, Fassino e Rutelli – ovviamente – si disfino della sinistra estrema.
A quel punto si riapriranno i giochi.
E interverranno anche i “poteri forti”.
Quelli cui il bipolarismo per un po´ è andato bene. Fino a quando non hanno capito che si “stava meglio quando si stava peggio”.
Quando sì, c´era una sola coalizione. Ma almeno non rompeva troppo il cazzo! Era “controllabile”, più e meglio di quanto non lo siano state – in questi anni – le due coalizioni che si sono avvicendate al governo del Paese.
Troppi parvenue, troppa gente poco avvezza al mondo e alle sue dinamiche.
Ci vuole altro: ci vuole un ritorno al passato.
Un ritorno al centrosinistra storico: banche, Finanza e Partitocrazia.
La trimurti che ha fatto dell´Italia una Cenerentola d´Europa.
Capace di primeggiare solo in quel volgare sport patrio, battezzato come Tangentopoli.
Causa causarum della fine della Prima Repubblica. Con uno o tanti mandanti, cui il giochetto non è andato da subito bene.
Si pensava, forse, di sostituire il vecchio centrosinistra – usurato e tangentista – con uno nuovo.
Fuori i socialisti, e dentro gli ex comunisti.
Sarebbe stata garantita comunque la “pax sindacale” e una certa continuità con il passato.
I poteri forti, vogliono la quiete: nessuna agitazione sindacale e poche rotture di cazzo (Silvio Berlusconi ne procura troppe).
Cambiamenti sì, ma “concertati”.
Un riformismo soft, senza sconquassi.
Per il quale il centrodestra, quanto il centrosinistra attuale – con Rifondazione, Verdi e Pdci dentro – sono inadatti.
Dunque occorre rimescolare le carte.
E per fare questo occorre una legge elettorale utile alla bisogna.
E qui arriva il punto.
Perché o noi cittadini capiamo che si sta delineando uno scenario potenzialmente dannosissimo per il Paese – e ci comportiamo di conseguenza – o rischiamo di prenderla a quel servizio, e senza tanti giri di parole.
Non ogni sistema elettorale va bene, se l´obiettivo è far restare in vita l´attuale bipolarismo (sia pur favorendo una maggiore aggregazione interna a ciascuno schieramento).
Se si profilasse, infatti, come certa l´ipotesi del ritorno al proporzionale puro (sistema tedesco), allora potremmo dire definitivamente addio al sistema attuale.
C´è una certezza, all´orizzonte, se si vuole migliore l´attuale legge elettorale – senza pregiudicare il bipolarismo – ed è il Referendum per il quale da qui a poco inizieranno a raccogliersi le firme.
Sostenerlo può significare la salvezza del Paese.
Tenerlo a mente è necessario.
Sempre che uno non sia un nostalgico del passato e sogni un ritorno ad un sistema politico, in cui la coalizione di governo è una sola.
E il cittadino non conta un cazzo!
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