Mar 07
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“Lei non sa chi sono io!“.°
“Sono un’onorevole!“.
“Il primario è mio amico!“.
Napoli, Ospedale Cardarelli.
La parlamentare diessina (ed ex assessore regionale campana) Maria Fortuna Incostante, accompagna al pronto soccorso la madre (quest´ultima, qualche giorno prima aveva avuto un infortunio).
Al Cardarelli, il medico in servizio – com´è prassi – fa una breve diagnosi.
E consiglia alla donna di fare una radiografia.
Tuttavia deve attendere un po´.
Il suo è un codice verde: il penultimo nella graduatoria delle urgenze (al primo posto c´è il codice rosso, poi si passa all´arancione. Poi viene il verde e all´ultimo c´è il codice bianco).
Insomma ci sono pazienti più gravi della madre dell´”onorevole“. Pazienti che richiedono cure e attenzioni immediate.
Le due donne, allora, attendono.
Passano i minuti. Lentamente.
Perché quantunque lo scorrere del tempo sia sempre eguale, non produce effetti eguali l´attesa.
Che se è vissuta da una persona qualsiasi, è silente e rassegnata.
Come quella che si patisce alle poste o in banca. Stando in coda.
Ma se si è un onorevole – e che onorevole! – le cose cambiano.
Pochi minuti diventano un´eternità . Un affronto.
Un atto di lesa maestà !
Capirete bene: siamo a Napoli. Qui comanda Bassolino da 15 anni. Qui è Regime!
I Ds fanno il bello e cattivo tempo.
Dunque Maria Fortuna Incostante, dopo 56 minuti d´attesa, incomincia a spazientirsi. Ad irritarsi.
E – forse memore del film di Totò intitolato “Totò a Capri”, quello in cui c´è l´onorevole Trombetta (“Trombetta Trombetta, questo nome non mi è nuovo“, “E chi non conosce quel trombone di suo padre“) – cade vittima dell´arroganza del potere:
“Lei non sa chi sono io!“.
“Sono un´onorevole, amica del primario, ora lo chiamo!“.
Se fosse stato presente alla scena Totò, di sicuro avrebbe dedicato all´”onorevole” una pernacchia.
Di quelle fragorosissime e irriverenti.
Perché cambia il tempo e nulla muta.
E l´arroganza del potere è sempre la stessa.
Ieri portava il nome di Democrazia Cristiana o Partito Socialista.
Oggi, almeno in Campania, porta il nome dei Ds.
Lo stesso partito con il quale è stato eletto al Parlamento europeo quel campano di Santoro, che pochi giorni fa – dalla “sua” trasmissione – lanciava un atto d´accusa:
“La cosa di cui davvero non se ne può più è l´arroganza di questi politici…“.
Già .
Solo che a prendersela con Mastella non ci vuole molto. E´ un po´ come sparare sulla Croce Rossa.
Ben diverso è prendersela con i propri “datori di lavoro”: i Ds.
Vediamo se questo episodio – finito sul Corriere della Sera (oggi a pagina 23) e raccontato dal Corriere del Mezzogiorno – verrà affrontato anche dall´incorruttibile Santoro.
In fondo è un episodio altamente emblematico per un motivo in particolare.
Perché l´arroganza che racchiude, è anche forma mentis. Psicologia. Struttura antropologica. Valori.
Non solo di certo potere politico, e noi napoletani lo sappiamo bene.
Perché l´arroganza, il rifiuto delle regole, gli abusi e la prevaricazione rappresentano l´architrave “culturale” sui cui la Camorra (e ovviamente la Mafia), basa il proprio potere.
Per questo un politico – se campano o siciliano – dovrebbe più di altri bandire dal proprio vivere questi comportamenti, queste prassi.
Perché assecondandole, anche se inconsapevolmente, finisce per rendere – in qualche modo – più forte la Camorra (o la Mafia) e i suoi valori.
Per questo motivo, l´episodio in questione, almeno un pizzico deve far riflettere.
L´arroganza è camorrista. Chiunque la ponga in essere.
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