Mar 07
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Si fa un gran parlare, ultimamente e da parte dei giornalisti, di deontologia professionale.° ° °
Se ne parla soprattutto perché l´informazione, oramai, non è più veicolata solo dai mezzi di comunicazione “ortodossi”: esiste anche Internet. E quindi i blog.
Si parla di deontologia professionale, soprattutto per dire: “Cari lettori, voi da noi che siamo i media tradizionali, potete ricevere informazioni veritiere e precise. E di qualità . Anche perché noi rispettiamo la cosiddetta deontologia professionale. Mentre altre fonti di informazione – leggasi i blog – non garantiscono nulla di tutto ciò”.
Ora, il discorso è sicuramente vero in linea di massima e se si ragiona in astratto.
Perché poi quando si “cala” questo argomentare nella realtà , ci si rende conto che si tratti di un mare di cazzate.
Si parta da un esempio concreto (ma diecine se ne potrebbero fare).
Mesi or sono, Vittorio Emanuele di Savoia fu coinvolto in un´inchiesta giudiziaria, che vedeva come protagonista – in veste di Pm – Henry John Woodcock.
Un pubblico ministero “rampante”, che nella sua attività di accusatore non ha mai fatto altro che imbastire (o tentare di imbastire) processi a carico di Vip.
Processi che mai hanno avuto esiti positivi per l´accusa.
Processi, cioè, che si sono sempre – dicasi sempre – conclusi o con un´archiviazione o con un proscioglimento.
Ora, che questo pubblico ministero dovrebbe essere seriamente punito dal Csm è fatto che non m´importa qui considerare.
Quello che qui si vuole evidenziare è solo una cosa.
Quando fu coinvolto nell´inchiesta di Woodcock Vittorio Emanuele di Savoia, tutti i quotidiani – Corrierino di Sinistra e Repubblica in primis – sbatterono la notizia in prima pagina.
Capirai: si era arrestato un principe. In più ne veniva fuori un quadro d´insieme tale per cui appariva: un puttaniere, un poco di buono, e un delinquente; ovvio, quindi, che si desse in pasto ai lettori questo piatto ghiottissimo.
Anche perché con la deontologia professionale ti ci pulisci il culo, se ti va bene.
Quindi poco importava la presunzione d´innocenza sancita dalla nostra Costituzione, e che deve applicarsi a qualsiasi imputato.
Vittorio Emanuele di Savoia andava sputtanato e trattato come una bestia.
Bon.
Ora, la questione qual è?
E´ che ieri la posizione giudiziaria di Vittorio Emanuele di Savoia è stata archiviata.
E´ che questa notizia (che in Internet si trova solo grazie ad un link di un giornale del Canton Ticino), il Corrierino di Sinistra – lo stesso quotidiano che sull´arresto di Vittorio Emanuele di Savoia c´ha campato per almeno 10/15 giorni – l´ha data (ieri) a pagina 16. In un microscopico e insignificante trafiletto. Che, probabilmente, nessuno (o quasi) avrà letto.
E vengo al dunque.
Dov´è la cosiddetta deontologia professionale dei media tradizionali?
Si sbatte in prima pagina il mostro quando c´è un´accusa a suo carico, e poi ci si dimentica di comunicare – sempre in prima pagina, come serietà richiederebbe – l´archiviazione di ogni addebito penale a suo carico?
E´ onesto tutto ciò?
Risponde a criteri di qualità , di imparziale informazione e di eticità ?
Credo proprio di no!
Talchè i pennini della carta stampata, come più in generale quelli dei media tradizionali, farebbero bene ad abbassare la “cresta”.
Ché l´etica o l´onestà nel trattare le informazioni, non te le dà il tesserino di un ordine professionale (che nello specifico andrebbe anche abolito)!
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