Apr 07
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Ginevra: esperimento rosa in consiglio comunale
Mancano. In politica più che in altri ambiti.°
Dunque le si deve sostenere, sempre.
Soprattutto lì dove – come in Italia – si registra la più bassa presenza, a livello europeo, di donne in Parlamento.
Come garantire una maggiore presenza di esponenti dell´altra metà del cielo nelle istituzioni, è un problema.
La cui soluzione divide: c´è chi sostiene l´esigenza di ricorrere – anche solo transitoriamente – a delle quote rosa (sono tra questi), e chi invece ritiene che non si debba forzare la mano. Le donne devono far valere i propri diritti, senza chiedere corsie preferenziali.
Sta di fatto che fuori dall´Italia, si registrano esempi positivi di partecipazione delle donne alla politica.
Di recente, ad esempio, s´è appreso che nel Consiglio Comunale di Ginevra, il “gentil sesso” sia riuscito a raggiungere la maggioranza: il 56% dell´assemblea sopraccitata è costituita da donne.
Dunque a Ginevra la politica cambierà , rivoltata come un pedalino?
Possibile.
Verrà cambiato il modo stesso di fare politica – meno cazzeggio, politica politicante e corruzione – e più cose concrete e nell´interesse dei cittadini?
A rispondere sono Caterine Giallard e Marguerite Contat Hickel.
Che definiscono le priorità per l´esercito rosa di Ginevra:
“Primo punto all´ordine del giorno: cambiare gli orari delle riunioni del consiglio: dalle 17 alle 20, spesso le 21, non di rado le 23, sono tempi che fanno comodo soltanto agli uomini. Non certo a chi deve tornare a casa, preparare la cena e mettere a letto i bambini. Anticiperemo al primo pomeriggio. Certo, bisognerà negoziare permessi appositi con i datori di lavoro“.
C´è già in queste parole – e nelle priorità che esse sanciscono – tutto il sapore e finanche l´odore di mani femminili.
A proposito di odori, continuano le due, ecco cos‘ha fatto – di importanza capitale – il branco rosa al Consiglio comunale di Ginevra:
“Non sopportavamo il fumo alla buvette del consiglio comunale e ci siamo coalizzate“.
Perdincibacco!
“Per gli uomini era un modo per marcare il loro machismo: alcool, sigari, sigarette e un crocchio di giornalisti attorno (già , perché le donne non fumano, vero?, ndr). L´aria era diventata irrespirabile“.
“Hanno aderito tutte, tranne le liberali (‘ste brutte troie, ndr)“.
Ma non basta.
Chi dovesse pensare che la rivoluzione ginevrina – questa rivoluzione rosa – si fermi alla lotta contro la puzza di fumo e a favore di orari “più femminili”, sbaglierebbe di grosso.
Altre sono le priorità .
E altro è l´approccio delle donne alla politica.
Lo descrive Fabienne Bugnon. Responsabile del Servizio per la promozione delle pari opportunità :
“A differenza di molti uomini, hanno l´umiltà di chiedere di imparare“.
E siccome molte delle consigliere comunali sono al loro primo mandato, la Bugnon ha studiato una strategia per risolvere le lacune (eventuali, per carità : solo eventuali) del branco rosa:
“Per loro abbiamo organizzato cinque corsi per familiarizzare con le interpellanze, le mozioni, la lettura di un bilancio, il dibattito. Esperti spiegheranno come parlare in pubblico, difendere i propri obiettivi, comunicare con la stampa“.
Quindi degli esperti – si immagina pagati dal contribuente – dovranno insegnare a queste donne (elette per fare politica), come si faccia politica.
E questa è la rivoluzione rosa?
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