La confessione di Karzai sulla liberazione di Mastrogiacomo. E lo sfogo di Gino Strada

Romano Prodi foto

Destano sgomento, imbarazzo e indignazione le informazioni che in questi giorni stanno (più chiaramente) delineando i contorni della liberazione di Daniele Mastrogiacomo.° 

Si sapeva che i talebani scarcerati per far tornare libero il giornalista di Repubblica, potessero essere anche molti di più dei cinque di cui ci è stata data notizia.

Si ignorava, però, che le pressioni esercitate dal nostro esecutivo sul presidente afgano Karzai, avessero come priorità  – non già  la liberazione di Mastrogiacomo – ma la sopravvivenza dello stesso governo Prodi.

Lo ha dichiarato esplicitamente Karzai:

Non potevo fare altro. L´Italia ci ha chiesto aiuto. Il premier Romano Prodi ha telefonato con insistenza più volte per domandarmi di cooperare. Mi ha spiegato che il suo governo era in difficoltà . Rischiava di cadere sul voto di fiducia per la missione italiana in Afghanistan. Era in forse la presenza dei 1.800 soldati italiani nel nostro Paese. E non potevo dimenticare gli aiuti economici che arrivano da Roma. Loro stanno finanziando tra l´altro la costruzione della strada tra Kabul e Bamiyan, da soli non abbiamo i mezzi per farlo. Lo ripeto, non potevo abbandonare Prodi. L´Italia ha una grande tradizione di amicizia con l´Afghanistan, in passato ha accolto in esilio i nostri re, i padri della nazione. E noi afghani non dimentichiamo chi ci fa del bene, fa parte del nostro carattere nazionale aiutare chi ci ha aiutato. Anche se ero ben consapevole che il prezzo pagato per la vita del giornalista italiano ci sarebbe costato salatissimo. Le conseguenza mi erano evidenti, ci sarebbero stati nuovi rapimenti“.

Dunque Karzai ha acconsentito a liberare i cinque (o più talebani), per un debito di riconoscenza verso il nostro Paese.

Un debito, però, di cui si è avvalso Prodi per restare saldamente al potere.

Un debito, tra l´altro, che ha assunto i connotati del ricatto morale.

Tanto che lo stesso Karzai, ha precisato che la liberazione dei talebani:

E´ stato un fatto assolutamente eccezionale, speciale, unico. Non si ripeterà  mai più“.

E infatti non s´è ripetuto. Nonostante i taliban chiedessero la scarcerazione di altri loro uomini, in cambio della liberazione di Adjmal Nashkbandi: il giornalista/interprete di Daniele Mastrogiacomo, la cui decapitazione s´è appresa ieri.

E che ha prodotto un effetto domino. Che sta traducendosi in uno scambio di accuse che investono diversi soggetti.

Da una parte i servizi segreti afgani, trattengono nelle loro prigioni un collaboratore di Emergency e di Gino Strada: Rahmatullah Hanefi.

Che viene accusato di essere coinvolto nel rapimento di Mastrogiacomo, e di riflesso di essere responsabile della uccisione di Adjmal.

Dall´altra, invece, si registra la reazione indignata e scomposta di Gino Strada a difesa di Rahmatullah Hanefi.

Che ad avviso del fondatore di Emergency, è una persona seria e affidabile.

Al punto da spingerlo a dichiarare:

Quanto Rahmatullah sia affidabile il governo italiano dovrebbe saperlo bene, visto che in occasione del sequestro precedente, quello di Torsello, gli affidarono due milioni di dollari da portare ai rapitori. Quante persone conosce il Governo italiano, che con due milioni di dollari non scelgono di sparire? Non vogliamo nessun grazie dal Governo, vogliamo solo che ci sia restituito Rahmatullah“.

Come se non bastasse, Strada – probabilmente molto (troppo) irato per le accuse al suo collaboratore – se la prende con il governo Karzai e con Prodi, per tutta la gestione della liberazione di Mastrogiacomo. E in più bollando le accuse ad Hanefi, come:

un’infamia di cui sono responsabili sostanzialmente due signori e tutto quello che loro rappresentano, Hamid Karzai e Romano Prodi“.

Ricapitolando.

Prodi – nelle ore convulse del rapimento di Mastrogiacomo – sente insistentemente il presidente afgano Karzai.

Lo supplica di acconsentire alla scarcerazione di cinque (o più) terroristi talebani per salvare la vita a Mastrogiacomo: altrimenti il suo esecutivo rischia di cadere.

Dopodichè, risolta la vicenda Mastrogiacomo, Prodi si disinteressa del rapimento di Adjmal e dell´arresto del collaboratore di Strada, per il cui tramite si è riusciti ad ottenere la scarcerazione del giornalista di Repubblica (e in passato quella di Torsello).

Inoltre Strada – fino al giorno prima usato e “santificato” dal centrosinistra italiano – il giorno dopo la liberazione di Mastrogiacomo, viene letteralmente abbandonato a se stesso.

Ripudiato. Trattato come un lebbroso.

Che bell´esempio di etica pubblica, tutta questa vicenda.

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8 Responses to "La confessione di Karzai sulla liberazione di Mastrogiacomo. E lo sfogo di Gino Strada"

  • camelot says:
  • sonia says:
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