Mag 07
21
E´ andata così.°
Nel corso di una concitata riunione del Consiglio Regionale abruzzese, al capogruppo dei Ds, Donato di Matteo, è scappata una battuta salace.
Pensava che i microfoni fossero spenti, e invece così non era:
“Basta con le riserve indiane, basta con le donne che vengono elette alla Regione senza alcuna rappresentanza. Se proprio le volete, allora io propongo le quote anche per i finocchi e le minoranza etniche e religiose“.
La notizia, prontamente riportata dalle pagine locali del Messaggero, ha provocato indignate reazioni all´interno dei Democratici di Sinistra.
Soprattutto da parte dei portavoce della consulta omosessuale, Andrea Benedino e Anna Paola Concia.
I quali – presa carta e penna – hanno scritto a Fassino:
“Caro Piero, è con rabbia e sconcerto che apprendiamo le affermazioni del compagno Donato Di Matteo, pronunciate in una sede istituzionale” e per di più “del tutto incompatibili con l´appartenenza a un partito come i Ds il cui Statuto afferma in modo chiaro l´impegno contro le discriminazioni motivate dal genere o dall´orientamento sessuale“.
“Non è tollerabile che un così alto rappresentante del nostro partito si esprima con questi toni da caserma contro le donne e gli omosessuali. Per questi motivi, ti sollecitiamo ad assumere quanto prima i più opportuni provvedimenti, a partire dall´espulsione“.
Immediata è arrivata la presa di posizione di Piero Fassino:
“Le sue sono parole inaccettabili e inconciliabili con le funzioni e il ruolo di un rappresentante delle istituzioni. Spero che si renda conto della gravità delle sue affermazioni e senta il dovere di esprimere immediatamente pubbliche scuse“.
Al che, Donato Di Matteo non ha potuto fare a meno di giustificarsi:
“Sì, ho fatto una battuta totalmente infelice ma non era mia intenzione offendere nessuno, né gli omosessuali né le donne. E soprattutto hanno preso le mie parole in un momento concitato di discussione“.
Dicono tutti così.
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