Giu 07
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“Notte e giorno faticar, per chi nulla sa gradir; piova e vento sopportar, mangiar male e mal dormir!“.°
“Voglio fare il gentiluomo, e non voglio più servir! E non voglio più servir, no no no no!“.
L´uomo è raffinato, non c´è che dire.
Certo, 200.000 euro netti l´anno, aiutano.
Così come giovano certe frequentazioni: l´alta finanza, l´aristocrazia mondana e godereccia, certo jet set molto bipartisan e “traffichino”.
“Dimmi chi frequenti, e ti dirò chi sei“.
Ma anche: dimmi come vivi, e capirò di che pasta sei fatto. Se sei coerente con le tue idee, oppure no.
E qui iniziano i problemi per il subcomandante Fausto.
Che a predicare il comunismo è assai bravo. Un po´ meno, invece, è a praticarlo.
Almeno in certe sue forme.
Si chiuda un occhio sul suo tenore di vita, decisamente poco proletario: fatti suoi.
Si chiuda un occhio sulle frequentazioni molto poco popolari che egli ha: fatti ancor più suoi.
Si chiuda un occhio su tutto, insomma: ma non sul fatto che il subcomandante Fausto, usi privilegi connessi alla sua carica istituzionale, per ragioni (o interessi) privati! Questo non lo si può accettare.
Già una volta, qui, si è raccontato come Bertinotti abbia usato un aereo di Stato, per trascorrere una bella vacanzuola a Quiberon: in una lussuosa beauty farm.
La notizia fu data da Vittorio Feltri, in un editoriale apparso su Libero.
E l´accaduto mai fu smentito da Bertinotti.
Il quale – a quanto pare – all´aeroplanino di Stato, e per scopi assolutamente privati, proprio non riesce a rinunciare.
Da “La Casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili“, di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. Pagina 61:
“”Sevve un passaggio, cavo?” Era la sera del 20 settembre del 2006 e Fausto Bertinotti scivolava tra principi e marchesine, finanzieri e matrone grondanti di gioielli che affollavano la residenza in rue de Varenne di Ludovico Ortona, il nostro ambasciatore a Parigi, con la scioltezza disinvolta di chi non ha fatto altro in vita sua”.
“Certo, el Giuan e gli altri compagni “casciavit” dell´adolescenza avrebbero faticato a riconoscerlo. Che ci faceva, lo storico segretario di Rifondazione comunista che dedicò l´elezione a presidente della Camera “alle opevaie e agli opevai”, in mezzo a quello sfarfallio di mondanità europea riunita per festeggiare le future nozze di Clotilde d´Urso, nipote del banchiere Mario, con Arthur de Kersauson de Pennendreff, la cui famiglia è nella storia di Francia dai tempi in cui un antenato guidò la flotta di San Luigi alle Crociate?”.
“Se glielo avessero chiesto, avrebbero ottenuto la risposta che il “subcomandante Fausto” diede dopo essere stato avvistato perfino a un “pigiama party”: “Vado nei salotti come vado nelle piazze o in Parlamento: per affermare ovunque il diritto all´alterità della sinistra antagonista“. Ovunque. Al punto che per portare nel mondo la sua alterità antagonista e sventolare la bandiera degli emarginati e dei derelitti a tutti i cocktail e i gran galà , i ricevimenti e le cene esclusive, si è subito rassegnato ai confortevoli aerei di Stato“.
“Come quello usato appunto per andare alla festa privata parigina di Clotilde e Arthur. Con spirito da compagno, però. Gli operai da bravi comunisti spartiscono la “schisceta”? Lui da bravo comunista si offriva di spartire le poltroncine con chi volesse uno strappo per tornare a Roma: “Sevve un passaggio, cavo?””.
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