Giu 07
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Lo dico senza alcuna ironia: l´Italia è un Paese meraviglioso.° °
E tale appare soprattutto nei momenti in cui il dibattito politico raggiunga una consistente asprezza.
In questi casi, infatti, non è infrequente assistere all´appalesarsi di una figura particolarmente affascinante. E tipicamente italica – o se preferite – italiota: quella del Servo.
Il Servo quasi sempre è un giornalista. O un affine.
Il suo compito è elaborare o costruire dossier.
Attività che richiede tempi lunghi, e una pazienza certosina.
I dossier possono appartenere ad una delle due seguenti categorie: quelli mediante i quali si decide di neutralizzare un avversario. E quelli cui si lavora per rispondere ad una mossa dell´avversario. Per difendersi da essa.
I primi devono essere un fulmine a ciel sereno. In genere richiedono tempi di elaborazione molto lunghi.
E vengono diffusi quando l´avversario meno se l´aspetti.
Ad esempio è immaginabile (io dico certo) che in questo momento, i Servi stiano elaborando dossier contro la persona di Gianfranco Fini. Nell´ipotesi in cui quest´ultimo arrivi mai ad essere candidato alla Presidenza del Consiglio.
Questi dossier sono in corso di “fabbricazione”, e verranno diffusi quando e se tornassero utili.
Fino ad allora rimarranno gelosamente custoditi.
I dossier della seconda specie, invece, richiedono tempi di elaborazione decisamente più brevi.
Essendo una risposta alla mossa dell´avversario, sono meno pensati. Più raccogliticci.
Talchè per avere efficacia, devono evocare antichi spettri.
Icone che sappiano raccogliere lo sdegno e la riprovazione del popolo.
Ebbene, a questa seconda categoria di dossier, appartiene l´avvincente ricostruzione fatta dal pennino di Repubblica.
Secondo cui, il Generale della Guardia di Finanza – Roberto Speciale – risulterebbe affiliato a qualcosa di simile alla P2.
E tutto ciò perché?
Perché il Generale succitato – facendo esclusivamente il suo dovere – ha osato indagare sull´Unipol.
Compagnia assicurativa vicina ai Ds.
Dunque intoccabile!
Tanto per Visco quanto per il pennino di Repubblica.
Che fa sorridere, e non poco.
Soprattutto per la faccia tosta e per l´arroganza con cui tratta i propri lettori.
Che evidentemente immagina stolti.
Altrimenti non si spiegherebbe il motivo di tale affermazione nei riguardi di Visco:
“Non è in discussione la limpidezza morale di Vincenzo Visco“.
Ah, no? E perché mai non dovrebbe essere in discussione, visto che a metterla in dubbio sono innanzitutto suoi alleati di governo, come – ad esempio – Antonio Di Pietro?
O forse “la limpidezza morale di Vincenzo Visco” non può essere messa in discussione, perché è persona di sinistra, dunque “moralmente immacolato”, sempre e comunque?
No, perché in quest´ultima ipotesi, suggerirei al pennino di Repubblica di documentarsi un po´ meglio.
Perché la “limpidezza morale di Vincenzo Visco“, non s´è vista quando l´uomo in questione s´è trovato ad essere condannato – in via definitiva – a dieci giorni di reclusione!
In ogni caso il dossier in questione è venuto alla luce per due motivi.
Il primo è quello di provare a serrare le fila del centrosinistra.
In vista del voto di mercoledì, quando il Senato si pronuncerà sull´intera vicenda Visco.
I ben informati, infatti, sanno che su quel voto pesano diverse incognite. Ed è altamente probabile che il centrosinistra venga battuto dalla Casa della Libertà .
Questa volta, però, con ricadute molto serie – e forse definitive – sulla stabilità del governo Prodi.
Talchè evocare lo spettro della P2 e di un fantomatico “agglomerato oscuro“, serve a convincere gli esponenti del centrosinistra – che per ragioni morali vorrebbero punire Visco – che invece la “questione morale” la si difende stando dalla parte di Visco.
Che è solo vittima di una torbida manovra, posta in essere dalla P2 e dal fantomatico “agglomerato oscuro“.
Olè!
La seconda ragione per cui il pennino s´è industriato – in tutta fretta e maldestramente – a fabbricare il dossier succitato, è quella di distrarre l´opinione pubblica da un altro accadimento – gravissimo – connesso alla vicenda Visco.
Quello di cui ieri ha dato contezza il Giornale.
Quello occultato (o quasi) dalla grande stampa.
Mi riferisco alle dichiarazioni rese dall´ex Direttore dell´Ansa, Pierluigi Magnaschi.
Licenziato – a suo dire – per aver diffuso la notizia del trasferimento del Generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale. Imputando la scelta di questo trasferimento a Visco.
Ecco la ricostruzione di Magnaschi:
“Il mio licenziamento da direttore dell´Ansa, avvenuto, non senza difficoltà (perché molti soci erano contrari) alla fine di novembre 2006, è dovuto alla pubblicazione, da parte dell´Ansa, della notizia che il viceministro Vincenzo Visco aveva chiesto la decapitazione del vertice della Guardia di finanza di Milano“.
“Io mi limito ai fatti. E che il mio licenziamento sia proprio connesso al caso Visco-Gdf lo dimostrano i fatti“.
“Oltre ai fatti ebbi la conferma anche da diversi leader politici della maggioranza. A suo tempo mi hanno riferito che il mio licenziamento era dovuto a quella pubblicazione“.
“Subito dopo la pubblicazione degli avvicendamenti della Guardia di finanza di Milano, notizia che era vera e verificata, il presidente dell´Ansa, Boris Biancheri (persona universalmente ritenuta vicina a Romano Prodi, ndr), 77 anni, scoprì improvvisamente che, cinque mesi prima, avevo compiuto 65 anni e quindi dovevo andare in pensione“.
“Il contratto non lo prevede tassativamente ma lo consente solo come opzione. Ma non è finita. Biancheri, in pubblico, aveva precedentemente e ripetutamente lodato la mia direzione e aveva detto che i bravi professionisti sono una risorsa e con essi l´età non conta. E in privato, sia pure alla presenza di altre persone, alla vigilia della sua ultima conferma triennale come presidente dell´Ansa, avvenuta alla fine del 2005, Biancheri aveva chiesto il mio sostegno perché la nostra, disse lui “era una squadra vincente“”.
“Subito dopo la pubblicazione della notizia sulla Gdf ha cambiato radicalmente parere“.
“Per me la situazione era chiara già dal luglio scorso quando iniziò l´operazione che si concluse a novembre con il mio licenziamento. Ma mi mancava la cosiddetta prova del nove, prova che ho avuto proprio in questi giorni leggendo i verbali dei generali della Guardia di Finanza, riannodando fatti che mi erano sfuggiti“.
In conclusione.
Gli strenui difensori della democrazia, dove sono finiti?
Le mammolette che un giorno sì e l´altro pure – quando governava Berlusconi – gridavano al golpe per ogni suo peto, ora che fanno?
La defenestrazione di un ufficiale della Guardia di Finanza integerrimo, e l´epurazione di un giornalista “scomodo”, in questo caso non destano la loro indignazione?
Patetici buffoni!
Update:
Bertinotti ha dichiarato:
“Non vedo conseguenze a livello istituzionale del caso Visco-Guardia di finanza, perchè le decisioni sono state prese dal governo nella sua autonomia, ma ricadute politiche sì e anche molto pesanti“.
“ricadute politiche sì e anche molto pesanti“? E che vorrà mai dire? 😉
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