Set 07
9
“No, il dibattito no!”, verrebbe da dire.° ° ° °
Già , il dibattito. E sempre uno che si alza in piedi con il ditino censorio: “Tu parli perché dici cose giuste, te no. Zitto e mosca!”.
Il dibattito sì, il dibattito no. Sì, ma quale dibattito?
Quello sul libro di Giavazzi (e Alesina): “Il liberismo è di sinistra”.
Quello che ha scosso la “blogosfera azzurrina“, come un sol uomo.
E partiamo da qui.
Primo: la blogosfera di centrodestra è governata dall´anarchia.
Non c´è un capo, non c´è chi ordina e chi esegue.
Talchè se uno scrive del libro di Giavazzi – ed è poi seguito da altri – tutto è casuale.
E nulla può essere definito come “reazioni di branco” (per non parlare, poi, della definizione poco elegante: “Tanti cagnolini che pisciano per limitare il territorio“. Suvvia, Mingardi: puoi fare e dire di meglio).
In secondo luogo.
La reazione al libro: “ruspante, sanguigna e molto spesso parareaganiana dei blog e dei siti internet“.
Qui ti si dà ragione: il “ruspante” è termine giusto.
D´altra parte il nostro mentore è Vittorio Feltri (il tuo datore di lavoro), e si cerca di imitarlo (per quanto l´impresa sia ardua).
Per non parlare poi del tuo amico – perché di sicuro è tuo amico – Massimiliano Parente: il princeps dei ruspanti (come testimonia questo suo splendido pezzo). Noi lo si adora!
Talchè: ode a tutto ciò che sia ruspante, sincero e spontaneo. A noi ricorda – in qualche modo – gli “animal spirits”, questo tipo di reazione. Ma di sicuro ci si sbaglia.
Ancora più dentro la questione:
“Il libro di Alesina e Giavazzi, “Il liberismo è di sinistra”, non è piaciuto ai liberisti di destra. Non gli fosse piaciuto per quello che c´è dentro, andrebbe bene. Magari gli autori apprezzerebbero, qualche critica intelligente. No, a destra semplicemente non è piaciuto il titolo“.
E qui ti si deve dare ragione. Non però, senza prima fare qualche precisazione.
Scusaci se non siamo tutti giornalisti, se non riceviamo in anticipo – rispetto “all´uscita ufficiale” – i libri di cui parliamo, e se magari ci si affida – per conoscerne il contenuto – alla recensione del vice direttore del secondo quotidiano d´Italia: hai ragione, in questo siamo “ruspanti“. Come altrimenti definire quanti facciano affidamento agli scritti di Dario di Vico?
Rimedieremo quanto prima: convinti, in ogni caso, che il giudizio sul libello rimarrebbe lo stesso.
E qui arriviamo al punto, caro Mingardi.
Perché tu hai pontificato, e di questo non ti si fa una colpa (d´altra parte sei molto giovane, quindi impulsivo e naturaliter saccente).
Però – forse in malafede – hai finto di non capire: la sostanza.
Quindi i rilievi.
Che – consenticelo – non muterebbero di una virgola, nemmeno dopo la lettura attenta e puntuale del saggio di Giavazzi. Perché “affondano” nella “realtà ” (la sinistra diventa liberista, caro mio, solo per emulare la destra. Mai si è visto una destra – diventare liberista – per emulazione della sinistra. Mai! Quindi, criticare il titolo, non è stato sbagliato!).
Ancora.
A noi è chiaro l´intento del professore bocconiano (e – se avessi meno sdottoreggiato e con maggiore umiltà ti fossi cimentato nel leggere le nostre riflessioni – lo avresti potuto appurare, perché lo abbiamo scritto).
A noi è chiaro che Giavazzi e Alesina – con il loro saggio – abbiano voluto fornire alla sinistra “un substrato logico, ed etico, ancora prima che economico e culturale“.
A noi è chiaro che Giavazzi e Alesina abbiano voluto “Non descrive la sinistra per quello che è, ma per quello che dovrebbe essere“.
A noi è chiaro che, in ultima istanza, affinché “a sinistra digeriscano il mercato, è necessario che capiscano che serve agli “ultimi”“. E per questo motivo, Giavazzi e Alesina si sono presi la briga di scrivere il libello.
Lo abbiamo detto, caro Mingardi: apertis verbis.
E te che ci critichi, avresti dovuto leggerci con maggiore attenzione – se è concesso – prima di emettere il tuo verdetto di condanna.
Scrivi, riportando il pensiero di uno dei “tanti cagnolini” : “Altri fanno notare che la nostra sinistra mica è tanto liberista“.
E a ciò replichi, chiedendo: “Ma se lo fosse di più, non sarebbe un bene“?
Certo che lo sarebbe, caro Mingardi.
E se ci avessi letto con attenzione, prima di sdottoreggiare, avresti potuto appurare che anche noi lo si vuole: “io sogno un´Italia bipartitica con due grandi partiti – il Partito democratico e il Partito delle Libertà – entrambi liberali e liberisti…quindi, figurarsi se non voglia una sinistra liberale e liberista“.
Verba volant, scripta manent, caro Mingardi. 😉
Ci si potrebbe anche fermare qui, in fondo. O no?
Non prima di aver aggiunto ancora qualcosina, però.
Qui si è convinti che, se creare una “destra liberista” sia difficile 5 (in una scala a 10), per la sinistra – l´evoluzione liberista – sia difficile 9.
Possiamo dirlo?
Dichiarare questo ci rende faziosi?
Certamente, però qualche argomento lo abbiamo fornito.
E nessuno ci ha smentiti!
Forse in modo ruspante, abbiamo argomentato (dirai tu): però lo abbiamo fatto.
Te, piuttosto, quand´è che la smetti di dar ragione a Panebianco?
Scrive un sacco di fregnacce.
E il conformismo è triste.
°
P.S.: ovviamente quando scrivo “noi”, intendo noi blogger di TocqueVille.
°