Set 07
17
Non è Grillo il problema
Per carità : che il V-day presentasse una matrice fascista o protofascista, qui lo si è scritto – sia pur troppo succintamente – il giorno dopo la manifestazione.°
Leggere il medesimo giudizio, dunque, a destra quanto a manca: dovrebbe un minimo gratificare.
Stessa tesi ha sostenuto Scalfari. Medesima valutazione ha espresso D´Alema. Giudizio analogo ha appalesato – con una vignetta – Vincino. Per non parlare, poi, di tutta la blogosfera di centrodestra.
Tuttavia un po´ di fastidio qui lo si prova. E per diversi motivi.
Innanzitutto una punta di snobismo, direi: metodologico.
Se tutti – dicasi tutti – la pensano come te, vuol dire che stai sbagliando. E di brutto.
La maggioranza – qualunque maggioranza – è tutt´altro fuorchè illuminata.
Diffidare, dunque, di ciò ch´essa pensa ed esprime: è esercizio salutare.
La verità non esiste, esistono le verità .
E se condividi quella maggioritaria – quella che tutti, dicasi tutti – approvano: vuol dire che forse – almeno una puntina – coglione lo sei anche tu (il che non sarebbe una scoperta: al massimo una conferma. L‘ennesima).
Cambiare visuale, dunque, per le ragioni che s‘è detto, s‘impone.
Il problema, allora, non è Grillo: ma chi lo appoggia.
Massa indistinta. Aggrovigliato di pulsioni basse e soluzioni a buon mercato.
Impasto fetido e insulso di qualunquismo, indottrinamento d´accatto, modesta alfabetizzazione.
Il problema è il suo popolo.
Ma il suo popolo è quello dell´italiano medio. Né più né meno.
E la sua forma prevalente: il moralista.
Quello che sacramenta contro la classe politica, nemmanco la medesima l´avesse eletta – e dunque espressa – pinco pallino. E non già anch‘egli.
Quello che s´indigna, s´adonta.
Quello che: “Piove, governo ladro”. E intanto lui, zitto zitto e tomo tomo, si fa beatamente i cazzi suoi: e quasi sempre violando leggi. Dunque magari finanche rubando.
Quello che le virtù le pretende dagli altri.
Quello che – come insegnava il Maestro – “fa la guerra agli altri per non farla a se stesso”.
Quello che “proietta”, direbbero gli psicanalisti.
Vedo e critico in te, ciò che io faccio.
E siccome ho vergogna di me, ma non ho attributi per cambiarmi, per migliorarmi, ecco allora che trovo la soluzione oziosa: me la prendo con te. E risolvo il problema.
Quello che il giorno prima votava pentapartito, lodava le doti da statista di Craxi.
Quello che questuava un posto di lavoro ai democristiani. Magari una raccomandazione.
E il giorno dopo Tangentopoli, lo trovavi lì a gettar monete contro il leader socialista.
Ad indignarsi. A prendere le distanze. A rivendicare una verginità mai avuta.
Craxi? Mai l´ho votato!
De Mita? L´ho sempre considerato un padrino!
La colpa non è mia: è degli altri.
Il problema sono sempre gli altri, per il moralista.
Il moralista – come diciamo a Napoli – chiagne e fotte!
Ciò che in pubblico disprezza, sovente in privato fa.
Niente lo cambierà . Come nulla lo ha mai cambiato.
Vive alla giornata.
Campa di oppiacei: lo sport in primis.
Non legge un giornale, però pontifica su tutto: è conoscenza pura!
L´italiano medio – il moralista – è una troia.
Vorrebbe succhiarti il cazzo, ma se ne vergogna.
E per risolvere la cosa, ti basta afferrarle la testa sussurrandole: “Succhiamelo”.
E lei allora a farlo: sentendosi a posto con la coscienza. E godendo.
Salvo, poi, piangerne il giorno dopo.
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