Ott 07
25
La strada che porta all´inferno è lastricata di buone intenzioni.°
Il manifesto che vedete qui sopra, è stato realizzato dalla Regione Toscana. Con il patrocinio del Ministero delle Pari Opportunità .
Nelle intenzioni dei promotori, esso dovrebbe testimoniare che:
“Qualunque sia l´origine dell´omosessualità , genetica o sociale, non si può scegliere di non esserlo se i geni o le condizioni in cui sei cresciuto hanno voluto che lo si fosse”.
Le motivazioni, dunque, sono legittime e giuste.
Peccato che il manifesto, però, riesca solo ad evocare un´idea razzista!
La circostanza, infatti, di aver associato lo slogan “L´orientamento sessuale non è una scelta”, all´immagine di un neonato con un braccialetto recante la scritta “homosexual”, altro non dice se non che: “Gay si nasca, e che sia un fatto genetico”!
Il che – non solo non ha fondamento scientifico alcuno – ma rischia di produrre danni ai gay stessi.
Innanzitutto: quale scienziato può ascrivere l´omosessualità al solo dato genetico, e con assoluta certezza?
Nessuno.
Un secolo e più di psicanalisi, inoltre, segnala quanto nella definizione delle “preferenze sessuali” dell´individuo, possano incidere molteplici fattori esogeni (alla persona).
Ad esempio un´educazione troppo punitiva da parte dei genitori.
Che induca nell´individuo insicurezze, e spinga lo stesso a rifugiarsi nell´”omos”: cioè nell´eguale.
L´omosessualità , dunque, potrebbe essere indotta da fattori che spingono il soggetto a ricercare una sessualità analoga alla propria, perché più semplice. Più facile da gestire. Già nota, perché del tutto eguale alla propria.
Non solo.
La sociologia – in particolar modo quella comportamentale – potrebbe aggiungere, a ciò che già s´è detto, che altri fattori siano capaci di incidere sulle preferenze sessuali dell´individuo.
Ad esempio la complessità del vivere: così com´essa viene sviluppandosi all´interno di un determinato contesto socio-economico.
Un´attività lavorativa che richieda molta competitività , che ingeneri stress, e che continuamente metta in discussione le sicurezze della persona, può agevolmente sollecitare un mutamento dei gusti sessuali.
Spingendo il soggetto – sempre sotto l´effetto di insicurezze indotte – a scegliere l´”omos”: l´eguale.
Una banale – banalissima – ricerca empirica può testimoniare quanto appena riferito.
Se si prende il Corriere della Sera – pubblicato a Milano, e questo è il dato rilevante – e si leggono gli annunci delle prostitute, si scoprirà che 7 inserzioni su 10 pubblicizzano transessuali.
Se all´opposto si prende il Mattino di Napoli e si legge la medesima rubrica, quella degli annunci delle meretrici, si scoprirà che 7 inserzioni su 10 reclamizzano prostitute donne.
Perché mai a Milano c´è così tanta domanda di transessuali? Perché i milanesi sono dei depravati?
E perché mai tale domanda è quasi assente a Napoli, perché i napoletani sono più tradizionalisti?
Affatto.
Fermo restando che i fattori sono sicuramente molteplici, non v´è dubbio che incida nella scelta di prostitute trans, il vivere in un contesto socio-economico in cui – le variabili di concorrenza individuale e di stress, così fortemente presenti colà – accentuano nell´individuo insicurezze. E lo spingono a rapporti sessuali più “facili”.
Non a caso Milano è anche la Capitale italiana del consumo di cocaina.
Anche qui: essa non viene così tanto consumata, perché colà risiedano persone dagli usi poco commendevoli.
Se a Milano si consuma più cocaina che altrove, è perché Milano è la Capitale economica del Paese. Quivi il lavoro è soggetto a forme di stress maggiori che altrove.
E dunque l´esigenza – certo deprecabile – di ricorrere al “sostengo” di sostanze stupefacenti, risulta più forte che in altri contesti socio-economici, che vengano caratterizzandosi per modalità lavorative meno stressanti e competitive.
Ancora.
Non è affatto detto che nella definizione delle preferenze sessuali, sia del tutto assente la scelta dell´individuo.
Il bisessualismo, ad esempio, testimonia – o può testimoniare – quanto il soggetto, rispetto alla questione in esame, sia anche “agente”. E non solo “agito”.
Dunque chiunque voglia spiegare in modo univoco e certo, l´insorgenza dell´omosessualità , andrebbe di sicuro incontro ad un fallimento.
Ma tutto ciò, comunque è irrilevante (rispetto all´economia complessiva di questo post).
Ciò che preme sottolineare qui, è che il manifesto realizzato – certo con le migliori intenzioni – dalla Regione Toscana, sia un assoluto abominio.
Passibile di suscitare razzismo e false convinzioni biologistiche in quanti, già per proprio conto omofobi, altro non attendono se non ulteriori conferme ai propri deliri razzistici!
Inoltre, e sia presa come una piccola provocazione (molto polemica), si consideri quanto segue.
Se oggi c´è chi sostiene che si debba sopprimere alla radice – e cioè attraverso una diagnosi preimpianto – coloro che possano venire alla luce affetti da gravi patologie (mi riferisco, ad esempio, ai bambini down); se si postula che “gay si nasca e che l´omosessualità dipenda da fattori genetici e biologici”, non si corre il rischio che qualcuno – magari in un domani molto prossimo – possa arrivare a sostenere – ammesso che sia mai scoperto un “gene dell´omosessualità ” – che sia giusto sopprimere o sterminare i gay (mediante diagnosi preimpianto), in quanto se li si facesse nascere, andrebbero in conto ad un vita grama, anche peggiore di quella dei bambini down? ***
Concludo riportando il giudizio – espresso in proposito – da Gianni Vattimo.
Che oltre ad essere un filosofo (comunista), è anche un gay dichiarato:
“Sicuramente è una campagna di cattivo gusto, anzi è un vero pasticcio. Eccessiva“.
“Lo slogan che accompagna il manifesto afferma che essere omosessuali non è una scelta. Mi sembra un´affermazione troppo biologistica. Certo per un gay è naturale esserlo, ma non sono così sicuro che esserlo sia determinato dalla genetica. Penso che questo sia vero solo in parte“.
“Usare l´immagine di un neonato avrebbe avuto senso solo per stigmatizzare il fatto che venga “etichettato” come omosessuale fin da piccolo“.
“La campagna è troppo ambigua, è veramente senza capo né coda“.
“Mettere questa etichetta spinge a pensare che gli omosessuali siano una razza. Ma se si è una razza possono scattare i meccanismo tipici di esclusione, cioè il razzismo“.
°
°
*** Chi sa se gli atei-materialisti-laicisti-anticlericali – sempre così inclini alla difesa dei gay, perché cosa “politicamente corretta” – dopo l´esempio riportato sopra, non siano magari indotti a riflettere in modo diverso, circa la diagnosi preimpianto e lo sterminio dei bambini down. Ulteriore provocazione: i bambini down si possono sterminare, e – postuliamo che l´omosessualità dipenda da un “cattivo” gene – i bambini gay, no? E perché mai?
Attenti, che il relativismo – almeno in parte hanno ragione i bamboccioni il cui pensiero io aborro: Marcello Pera e Giuliano Ferrara – è l´anticamera di un nuovo e più subdolo Nazismo. Che oggi assume come volto, quello dell´idolatria – acritica – della scienza.