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Gianfranco Fini e il quoziente di reddito familiare

Gianfranco Fini foto

Da mesi a questa parte, il leader di An – in ogni occasione – parla della necessità  di introdurre in Italia il quoziente di reddito familiare.° ° 

Lo ha fatto anche ieri sera, ospite a Ballarò.

Ora, sarebbe opportuno che qualcuno si prendesse la briga di spiegare a Fini, che il quoziente di reddito familiare – che astrattamente è una cosa sacrosanta – all´atto pratico, finisce per essere utile solo alle famiglie a reddito medio o medio alto.

Mentre per le famiglie povere – e in assenza di correttivi – è un danno.

Va bene il volersi distinguere da Forza Italia.

Ma mica lo si può fare proponendo misure antisociali!

° 

4 Comments on “Gianfranco Fini e il quoziente di reddito familiare”

  1. Marco Paperini Says:

    Non ho ben capito, Camelot, come avviene la “perdita” dei ceti medio bassi.
    Non viene spiegato nell’articolo, se non con questa frase:
    Le ragioni di questi effetti regressivi possono essere chiarite in termini generali confrontando gli sconti di aliquota consentiti dal quoziente con le detrazioni per carichi che vengono soppresse. I contribuenti più ricchi godono del passaggio a scaglioni di reddito inferiori dovuto alla divisione del reddito per i membri del nucleo familiare, con un consistente sconto di aliquota, mentre i contribuenti che già  oggi si collocano nei primi scaglioni non hanno sconti di aliquota significativi. Per ogni figlio a carico, quindi, il contribuente con reddito elevato si avvantaggia di uno sconto di imposta molto superiore a quello di cui godono i contribuenti con redditi bassi e medi. Sconto che per i primi sopravanza largamente le detrazioni perdute, mentre per i secondi risulta ad esse nettamente inferiore, producendo così un aggravio di imposta.

    Ogni altro passaggio, perdonami, mi trova assolutamente a favore: poco importa quanto sia il guadagno effettivo ma tutto deve essere contestualizzato alle persone a carico che il lavoratore deve mantenere, mi sembra logico. Così’ come mi sembra logico che se venisse inserito la classe bassa vedrebbe aumentare i propri “iscritti” venendo inglobati anche le persone che guadagnano piu ma che hanno situazioni familiari svantaggianti.

    Detto tutto questo aggiungo che mi sembra una polemica inutile, dal momento che tutte le critiche legittime potrebbero essere facilmente eliminate una volta stabiliti i criteri puramente tecnici e su cui non mi permetto di parlare, da ignorante. Non credo, cmq, che sarebbe male, visto e considerato che sarebbe una buona “cartina al tornasole” per determinare il reale stato economico di un nucleo familiare.

  2. Marco Paperini Says:

    Mi scuso, Camelot, per lunghezza del precedente post.
    Pensandoci sopra, però, m’è venuto un dubbio: è ovvio che vengano ad essere avvantaggiate le famiglie con reddito superiore: è proprio la distinzione per reddito che determina quella soglia attuale e che in realtà  non è propriamente così: una persona non è ricca o povera solo in base al reddito puro e semplice ma anche e soprattutto sulla base di molti altri fattori (casa di proprietà , numero di persone a carico etc). Non ho trovato,nell’articolo, un paragone tra due nuclei familiari identici aventi redditi diversi … ma forse ho letto male.

  3. destraSTOP Says:

    Perchè mi trovo ad essere d’accordo con te e sono di sinistra?
    :-O Sei preoccupato?
    😉

  4. camelot Says:

    Risposta a Marco Paperini:
    Marco, tutti gli economisti – di destra e di sinistra – ritengono lo strumento dannoso per le fasce di reddito basse, e soprattutto se si considera i cosiddetti “incapienti”.
    E’ polemico fare orecchie da mercante a questi rilievi…non si può proporre una cosa, se non si conoscono gli effetti che produce…dire “quoziente di reddito familiare” è pronunciare un bello slogan…ma poi bisogna vedere quali effetti produrrebbe lo slogan sulle famiglie…soprattutto quelle a reddito basso, le più importanti..

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