Mar 08
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Non se ne abbia a male il professor Mannheimer, ma l´articolo con cui descrive il sondaggio (da lui realizzato) che analizza le intenzioni di voto dei giovani (tra i 18 e i 20 anni), fa ridere parecchio: per il suo tasso di provincialismo.° °
Mi spiego.
Nell´analisi condotta sul Corriere della Sera, il sondaggista – ospite fisso di Porta a Porta -, postula che i giovanissimi di oggi, siano ben diversi dai loro coetanei di qualche anno fa.
Perché?
Perché – sostiene il professore – esprimono intenzioni di voto precise e molto radicali. Che pare premino le cosiddette “estreme” (Lega Nord e la Sinistra l‘Arcobaleno, più di tutti).
Ohibò!
E dov´è la novità , egregio Commendator Mannheimer?
Forse negli anni ‘70, i giovanissimi si sentivano attratti dalla Dc più che dal Pci o dal Msi?
Affatto!
Forse ciò che lei descrive – e che considera inedito -, non avveniva anche negli anni ‘80 piuttosto che nei ‘90?
Affatto!
I giovanissimi – “categoria” di cui si narra abbia fatto parte ciascuno di noi, almeno una volta nella vita (ma il dato non è confermato – ad esempio – per la Binetti) -, sono sempre stati attratti da posizioni massimaliste. E seguitano ad esserlo.
Lo testimonia, ad esempio, la passione per i miti rivoluzionari che accomuna – ancor oggi – certa parte del mondo giovanile di destra e di sinistra.
Che Guevara non è ancora andato in soffitta. Mishima, nemmeno.
L´eroe – con la sua variante “guerriera” – è ancora il punto di riferimento per chi vagheggi un mondo migliore, un mondo diverso.
L´accettazione dello status quo, da che mondo° è mondo, subentra con l´approssimarsi dei 30 anni. Quando il lavoro, la carriera e l´assuefazione all´ordinaria follia (che è la vita di tutti i giorni), spingono l´individuo a seppellire le utopie. E a considerare l´esistenza per quello che è: un incidente con cui – in qualche modo – occorre fare i conti.
Con le utopie d´altra parte non si mangia. Non si crescono i figli e non si garantisce loro un avvenire.
E prima o poi, alla dura regola in questione, bisogna soggiacere: piaccia o meno.
Fino ad allora – fino al bagno nella gelida acqua della realtà -, ci si abbevera alla fonte del cazzeggio, pardon: della rivoluzione.
Mito mistificante, che ha sue precise liturgie. E un obiettivo sempre eguale: l´edificazione dell´homo novus (o, nella variante padana: dell´homo padanus).
Complice di tutto ciò – e mi si perdoni il cinismo -, è poi una certa consistente produzione ormonale.
Che, come dire, rende la temperatura del rivoluzionario sempre troppo alta.
Sesso e politica, dunque, si accompagnano a braccetto, a quella età (più che in altre).
E ciò rende quegli anni, un´età dell´oro (da godere fino all‘ultimo sorso).
Dunque caro Mannheimer: non sorprende affatto che i giovani – tra i 18 e i 20 anni – prediligano (almeno nei sondaggi) le “estreme”.
Tuttavia, una cosa interessante – e su cui riflettere -, l´ha detta il sondaggista. Ed è la seguente.
Pare che i ventenni provino interesse per l´Udc.
La ragione di tutto ciò, risiederebbe nel fatto che essa appaia ai loro occhi, come la custode dell´ortodossia – dura e pura – cattolica.
Dunque Casini sarebbe il nuovo Templare. E De Mita e Baccini: i custodi del Graal.
Resta da capire Cuffaro – e i suoi cannoli -, in questo quadretto quale ruolo occupino.
Detto ciò, bisogna anche aggiungere che un altro sondaggio fornisce dati profondamente diversi, da quelli esposti da Mannheimer.
Tuttavia, fossi in Berlusconi, cercherei comunque di attrarre – più di quanto non abbia fatto ad oggi -, i giovanissimi.
Tasse, infrastrutture ed Iva – diciamo -, è difficile possano essere un richiamo per chi abbia meno di 25 anni.
C´è bisogno di un´Idea, di una visione della società e del futuro.
Anche perchè il Popolo della Libertà è un partito nuovo.
E i partiti nuovi, o parlano ai giovani (prima di tutto): o sono nati già morti.
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