Mar 08
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La notizia l´ho letta ieri su Libero Mercato (l‘inserto economico di Libero).°
Ed è stata diffusa dal sito Articolo 21. Che francamente almeno a me: dà poche garanzie di affidabilità .
Veniamo al dunque.
Secondo il sito succitato, potrebbe essere fatto obbligo ai blogger di dotarsi di una Partita Iva.
Ecco cosa dicono quelli di Articolo 21:
“Perché stando ad un richiamo di una precedente risoluzione dell´Agenzia delle entrate tutti i siti internet dovranno prevedere, nella loro home page, l´indicazione della Partita Iva. Qualora ciò non accadesse, trattandosi di fatto di una violazione di una norma, si incorrerebbe in una pesante sanzione. O magari nell´oscuramento. Addio libertà di informazione sul web”.
“Entriamo nel dettaglio. L´articolo 2, comma 1 del D.P.R. 5 ottobre 2001, n. 404 “Regolamento recante disposizioni in materia di utilizzo del servizio di collegamento telematico con l’Agenzia delle entrate per la presentazione di documenti, atti e istanze previsti dalle disposizioni che disciplinano i singoli tributi nonché per ottenere certificazioni ed altri servizi connessi ad adempimenti fiscali” prevede l´indicazione del numero della partita I.V.A. nella home-page e in ogni altro documento (ove richiesto) a carico dei soggetti che intraprendono l’esercizio di un’impresa, arte o professione nel territorio dello Stato, o vi istituiscono una stabile organizzazione.
L’Agenzia delle entrate – con la risoluzione n. 60/E del 16 maggio 2006 " ha affermato che l’indicazione del numero di partita I.V.A. nel sito web ha portata generale e rileva per tutti i soggetti passivi I.V.A., a prescindere dalle concrete modalità di esercizio dell’attività . Conseguentemente, se un soggetto I.V.A. utilizza un sito web per divulgare informazioni relative all’attività esercitata anche solo a scopo pubblicitario, deve indicare nel proprio spazio web il numero di partita I.V.A..”.
Ora, a quanto ho capito io, la cosa non dovrebbe necessariamente riguardare i blogger.
Salvo quest´ultimi, non usino il blog per pubblicizzare in qualche modo la propria attività lavorativa (ad esempio: un avvocato apre un blog, e nello stesso fa pubblicità alla propria attività forense).
Anche se quelli di Articolo 21 – forse per generare timori -, aggiungono:
“In parole povere, se questa direttiva dovesse essere adottata rigidamente chiunque volesse realizzare un sito o un blog dovrebbe prima aprirsi una Partita Iva e accollarsi i costi dell´avvio dell´attività e della gestione annuale (per niente a buon mercato)”.
Meglio stare attenti.
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