Apr 08
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Se la notizia dell´indagine a carico di Alfonso Pecoraro Scanio fosse stata diffusa il 15 aprile, probabilmente non avrei avuto niente da ridire.
Invece, siccome è stata divulgata a nove giorni dal voto – e con una tempistica evidentemente sospetta -, non posso fare a meno di difenderlo.
Per le stesse ragioni per cui ho moderatamente difeso Mastella (e il tempo mi ha dato ragione), e la moglie di Lamberto Dini.
Non m’interessano i capi d’imputazione che vengono mossi all’indirizzo dell’attuale Ministro dell’Ambiente.
L’unica cosa che mi interessi è affermare che è inammissibile che la Magistratura possa “scientificamente” alterare il responso delle urne, condizionando il voto degli elettori, a pochi giorni da una scadenza elettorale.
Perché mai far sapere ora che Pecoraro Scanio è indagato, e non il 15 aprile a urne chiuse?
Cosa mai rendeva così urgente la divulgazione di questa notizia in questo istante, cosa?
Niente, assolutamente niente!
Ad eccezione della volontà di condizionare il responso delle urne.
C’è una “manina” in Italia che da più di tre lustri – ad ogni scadenza topica -, cerca di alterare le dinamiche democratiche. Avvalendosi della Magistratura e di certa Stampa di Regime.
Fuor di metafora: bisognava “annichilire” la Sinistra l’Arcobaleno. Faceva comodo tanto al Partito democratico quanto al Popolo della Libertà (ma soprattutto ai “poteri forti”, che hanno bisogno del bipartitismo).
Dunque, cosa si poteva fare per raggiungere l’obiettivo?
Semplice.
Era sufficiente far trapelare sulla stampa – a pochi giorni dal voto -, una notizia passibile di far perdere consensi alla lista guidata da Bertinotti, e di cui Pecoraro Scanio è uno dei massimi leader.
E’ la stessa “tecnica” che tantissime volte è stata adottata ai danni di Berlusconi.
Ed è anche ciò che è avvenuto contro i Ds quando non volevano dare vita al Partito democratico.
Le inchieste relative all’Unipol – e soprattutto il killeraggio a mezzo stampa fatto contro i vertici diessini -, servivano a “convincere” i post comunisti a superare le resistenze sulla strada del partito unitario di centrosinistra.
Non a caso, quando i Ds diedero vita alla lista unitaria con la Margherita, le inchieste giudiziarie scomparvero. E le quotidiane manganellate giornalistiche – portate avanti soprattutto dal Corriere della Sera -, anche.
Io non distinguo tra amici e avversari politici, sulle questioni di principio.
Se vedo una cosa scorretta, non m’importa ch’essa riguardi i miei avversari e possa tornarmi utile.
Quello che sta avvenendo contro Pecoraro Scanio è una roba immonda.
E quindi, nonostante per certi versi l’inchiesta a suo carico mi faccia “comodo”, me ne fotto di questo vantaggio: e lo difendo.
Solidarietà a Pecoraro Scanio e a la Sinistra l’Arcobaleno.
Io voglio vincere perché lo hanno deciso gli elettori.
E non grazie ad un’inchiesta ad orologeria della Magistratura “pilotata” da potentati oscuri.
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