I comunisti fuori dal Parlamento: un problema

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A scanso di equivoci: qui si è notoriamente anticomunisti (ed antifascisti).

Tuttavia non è che si faccia proprio i salti di gioia, al pensiero che nemmeno un rappresentante della sinistra comunista entri nel prossimo Parlamento.

Vengo a spiegarne il perché.

Se ci si può rallegrare per il fatto che gli italiani abbiano finalmente compreso la “nocività ” di istanze politiche massimaliste ed anticapitalistiche; non altrettanto può farsi per l´espunzione totale di queste posizioni dal Palazzo.

E solo per ragioni di cinismo ed opportunismo.

Consegnare, infatti, tali istanze all´extraparlamentarismo: può essere pericoloso per il Paese.

Può spingere chi a queste posizioni si richiami, verso forme di radicalismo ed antagonismo che di certo non gioverebbero ad alcuno.

Inoltre, occorre ricordare che siamo pur sempre il Paese in cui qualche “comunista armato”, ha deciso – solo qualche anno fa – di uccidere Marco Biagi e Massimo D´Antona.

E va pure aggiunto, che solo l´anno scorso la Magistratura ha avviato un´indagine su un nuovo ramo delle Brigate Rosse.

Ora, non voglio certo dire che chi vota comunista abbia per questo motivo necessariamente contiguità  col terrorismo.

Però la “ghettizzazione” politica, può spingere a soluzioni estreme.

Di cui non abbiamo bisogno, evidentemente.

Qualcuno dirà : “Ma caro Camelot, l´esclusione dal Parlamento delle forze di ispirazione comunista l´hanno decisa gli elettori, mica pinco pallino. E´ un fatto assolutamente democratico, perché dovrebbe generare queste reazioni?”.

Perché non tutti quelli che votano falce e martello hanno – come dire – molta dimestichezza con la democrazia e con le sue regole (no global in primis).

E dunque – almeno alcuni di questi -, potrebbero “usare” l´esclusione dal Palazzo, come pretesto per attaccare – non solo verbalmente – il Sistema.

E questa ipotesi, mi inquieta parecchio.

Anche per questo motivo, non mi piace la reazione – a tale esclusione – che in certi ambienti di destra – si registra.

L´euforia per la “fine politica” dei comunisti, è francamente eccessiva.

Suona anche – e per questo mi piace ancor meno " come uno sfottò.

O peggio: come una rivalsa.

Che, però, mi sia concesso: denota debolezza.

Chi è forte – e sa di esserlo, sente di esserlo – non ha bisogno di infierire.

Sono di destra da sempre, e di pre-giudizi ne ho patiti tanti. Proprio da parte dei “compagni”.

E ciò nonostante, mai ho pensato che i miei valori “valessero” meno dei loro; e che le miei idee avessero minore dignità .

In poche parole: mai mi sono sentito “inferiore” a loro. Anzi.

E perciò – probabilmente – in questo istante non avverto nemmeno l´esigenza della rivalsa. Il bisogno di dare seguito al detto “occhio per occhio, dente per dente”.

Oltretutto, siccome mi sta a cuore l´interesse della Patria, non ho alcuna intenzione di “istigarli”.

E forse una condotta più compassata, sarebbe opportuna anche da parte di alcuni giornalisti (e di alcuni quotidiani).

In ultimo.

Si vocifera che dalle nostre parti – più che altrove -, sia forte la presenza dei cattolici.

Ora, mi hanno insegnato – quando facevo il Catechismo – che il cattolico usa la compassione e porge l´altra guancia.

Dimostrarlo coi fatti, oltreché ribadirlo a chiacchiere, forse sarebbe opportuno.

Ed eviterebbe anche qualche prevedibile problemuccio di ordine pubblico.

Leggi altre news su per il Popolo delle Libertà .

54 Responses to "I comunisti fuori dal Parlamento: un problema"

  • sonolaico says:
  • camelot says:
  • camelot says:
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