Mag 08
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Un minimo di giustizia, in questo Paese, evidentemente residua.
Come noto, dopo l´infame divulgazione delle dichiarazioni dei redditi degli italiani, è intervenuto il Garante della Privacy, Francesco Pizzetti. Che ha bloccato la diffusione delle informazioni.
Successivamente, il Codacons – associazione dei consumatori – ha sporto denuncia per l´accaduto (contro Visco), in più di un centinaio di procure italiane. Lamentando la possibilità di danni al cittadino/contribuente.
Oggi, inoltre, il Procuratore aggiunto di Roma – Franco Ionta – ha aperto un fascicolo processuale: per violazione della normativa in materia di privacy.
Anche il direttore dell´Agenzia delle Entrate, Massimo Romano (che ha permesso la diffusione dei dati, su richiesta di Vincenzo Visco), sarà ascoltato dagli inquirenti.
Se illecito penale sarà ravvisato, a correre dei rischi non saranno solo Visco e il direttore Romano: ma chiunque – venuto in possesso dei 740 – ne faccia un uso improprio.
Si rischia la galera. E questo vale anche per chi scambi questo genere di file, con il meccanismo del peer-to-peer (in Internet).
E´ l´articolo 167 della legge sulla privacy, che prevede la possibilità della gattabuia:
“Salvo che il fatto non costituisca più grave reato, chiunque, al fine di trarne per sè o per altri profitto o di recare ad altri un danno, procede al trattamento di dati personali in violazione di quanto disposto, è punito, se dal fatto deriva nocumento, con la reclusione da uno a tre anni“.
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