Mag 08
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Qualche giorno fa, agli amici del blog di Libero ho chiesto di pubblicare un articolo apparso su LiberoMercato (e il cui contenuto ho ripreso in questo post).
Di cosa si occupava l´articolo in questione?
Di un debituccio di circa mezzo miliardo di euro – ma forse arriva a 1,5 miliardi -, lasciatoci dal signor Prodi.
Perché il problema è uno solo (e qui lo si è affrontato nella parte finale di questo post): la situazione economica del nostro Paese è drammatica. I conti pubblici non possono che risentirne (e già vanno male).
Se l´economia rallenta, flettono le entrate: l´indebitamento e il deficit percentualmente si fanno più consistenti.
E poi c´è il problema dei problemi: Prodi lascia debiti?
E questo è il mistero.
Diversi mesi fa, dalle parti di Viale dell´Astronomia, si paventava l´ipotesi di un buco (nei conti pubblici) di 7 miliardi di euro. Poi c´è stata la campagna elettorale, e i poteri forti hanno “imposto” il silenzio stampa (ai giornali che controllano), su questi fatti (per non danneggiare Veltroni).
Poi – e qui arriviamo all´articolo di LiberoMercato -, è arrivata la relazione della Ragioneria Generale dello Stato: il debito – di almeno mezzo miliardo – è certificato.
E allora si comprende la sortita di oggi di Tremonti:
“L’andamento delle entrate non è buono, basta guardare l’andamento dell’Iva sugli scambi interni, che è negativo“.
“L’economia va male, e non perché da gennaio è ripartita l’evasione“.
“Non abbiamo ancora i testi scritti, siamo negli uffici da poche ore, quando avremo una base di ragionamento la presenteremo a chi di dovere“.
“Sui conti pubblici di un Paese c’è il controllo assoluto, ormai ci sono molti occhi sopra. Chiederemo agli istituti nazionali e internazionali una valutazione aggiornata. Nei documenti europei c’è la parola rischio su tante voci, chiederemo di valutare i numeri di chiusura del 2007 e anche quelli in corso nel 2008. Purtroppo non sono buoni“.
E comunque, se sacrifici dovranno essere fatti – per reperire le risorse utili ad esempio a detassare gli straordinari dei lavoratori dipendenti -, riguarderanno:
“Le banche e chi incassa la rendita petrolifera, certo non i poveri. Gli istituti di credito dovranno pagare qualcosa in più di tasse se non faranno pagare meno i mutui alle famiglie“.
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