Giu 08
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Il Pd cerca casa a Strasburgo
Si pensava che il problema fosse stato risolto. Definitivamente.°
Dove siederanno – in Europa – gli eletti del Partito democratico?
Semplice, aveva ribadito Veltroni: “Nelle fila del Partito Socialista europeo. Che – per fare spazio ai noi e ad altre forze politiche estranee alla tradizione socialista -, cambierà il nome in “Gruppo dei socialisti e dei democratici””.
Questa, la soluzione. Almeno fino a qualche giorno fa.
Fino a quando, cioè, non si sono verificate due circostanze.
La prima: il capogruppo del Pse al Parlamento europeo, Martin Schulz, ha comunicato a Veltroni che il gruppo non può cambiare nome per venire incontro alle esigenze del Pd. Brutto colpo.
La seconda: Rutelli ha deciso di scongiurare l´eventualità che il Partito democratico si sposti troppo a sinistra (come vorrebbe D‘Alema). Mai con i socialisti, dunque.
Così – in casa Pd – si è rifatto vivo lo spettro della “coabitazione” tra “diversi”.
Due popoli due stati? Grossomodo.
Gli ex Ds, infatti, continuerebbero a ripararsi all´ombra del Pse.
Gli ex margheritini, invece, seguiterebbero a trovare accoglienza nelle fila dei Liberal-Democratici. Che – un Rutelli assai soddisfatto, dichiara – sono nati “in tempi non sospetti“, e per iniziativa dello stesso ex leader Dl e del francese Franà§ois Bayrou.
Per quest´anno, non cambiare: stessa spiaggia stesso mare?
Parrebbe di sì (parliamo delle elezioni del 2009).
La questione, però, è che il Pd – si narra – sia un vero e proprio partito (diciamo francamente).
Talché, il fatto che i suoi due soci fondatori – Ds e Dl – finiscano a Strasburgo, sotto “ombrelloni” diversi: è un nonsenso.
La casa in Italia è una e per tutti; mentre in Europa ciascuno si sceglierebbe quella che gli è più congeniale?
Non avrebbe logica (agli occhi di un osservatore esterno).
Mentre – a quanto pare – l´ipotesi non scandalizza chi il Pd lo vive dal didentro.
Rosy Bindi (a nome dei Dl): “Il Pd non è la quarta fase storica della sinistra storica italiana” (pizzicotto).
Le si associa la Teodem Paola Binetti. Che senza andare troppo per il sottile, ammonisce che il Partito democratico non può trasformarsi: “Nella Cosa 4 di D´Alema” (unghiata).
Appena più “aperturista” e dialogante, si mostra invece l´ex Ministro dell´Istruzione, Beppe Fioroni:
“Dobbiamo fare qualcosa di nuovo in Europa come lo abbiamo fatto qui in Italia con il Pd” (carezza democristiana).
Ma è ancora la pasionaria del Pd – Rosy Bindi – a dettare la linea, a nome degli ex Dl: “Il Pd dovrà essere in qualche modo speculare alla Democrazia cristiana“.
E D´Alema – c´è da starne certi – concorderà !
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