Il Corriere della Sera in gravi difficoltà 

Ponte tibetano foto

La situazione, dalle parti di Via Solferino, è parecchio negativa: il Corriere della Sera perde copie; e il titolo, in Borsa, va male.

Il Cdr del quotidiano diretto da Paolo Mieli, per questo motivo periodicamente “esterna”. Manifestando molte contrarietà .

E mettendo sul banco degli imputati editori e direttore.

Stamane è tornato a farsi sentire:

“L’orgoglio di lavorare nel primo quotidiano italiano non ci esime dall’analizzare con mente aperta, per poterle poi affrontare nella fattura quotidiana del giornale, le turbolenze che caratterizzano attualmente il mercato internazionale della carta stampata e dalle quali non è rimasto immune nemmeno il gruppo editoriale che pubblica il Corriere della Sera. Per questo il Comitato di Redazione seguirà  con la massima attenzione il Cda straordinario, convocato per oggi a Milano da Rcs Mediagroup, nel quale sarà  discussa la fase delicata e complessa in cui è venuta a trovarsi l’Azienda. Anche a seguito di errori imprenditoriali e di improvvide strategie finanziarie ed editoriali del presente e del passato”.

Ora, prima di andare avanti si deve però correggere i giornalisti del Corrierino.

Perché dal 2007, il Corriere della Sera non è più il “primo quotidiano” (per numero di copie vendute) d´Italia: è stato superato da La Repubblica. Detto ciò, se alcuni (?) giornalisti “manipolano” finanche questo tipo di informazioni: vuol dire che davvero è arrivato il momento di sopprimere il loro Ordine, perché è evidente a tutti che non abbia alcuna utilità !

Andiamo avanti, ancora il Cdr:

“Intanto, nei primi tre mesi del 2008 il bilancio di Rcs registra perdite per 18,6 milioni di euro. Il CdR considera la qualità  del giornale, nel rapporto fiduciario che nasce ogni giorno con i lettori, la priorità  strategica per rilanciarne la diffusione e le vendite. L’accrescimento della redditività  è imprescindibile dall’eccellenza degli standard culturali e informativi della testata, da una politica di pieno appoggio ai valori redazionali, dal ritorno a scelte fondate sul miglioramento dei contenuti editoriali. La redazione, che anche negli ultimi tre anni si è dedicata con professionalità  e disciplina, seguendo le indicazioni della direzione, alla realizzazione del full color in due successive versioni, sulle quali il Cdr aveva espresso alcune perplessità , appare delusa per gli insoddisfacenti risultati conseguiti e preoccupata per il graduale ma marcato calo delle copie vendute, oltre che per il ritardo dell’Azienda nell’elaborazione di un piano sulla multimedialità “.

“Il CdR ritiene grave la decisione di Rcs di declinare l’invito dei rappresentanti sindacali a un confronto immediato diretto a definire un assetto complessivo della testata aperto ai nuovi canali di informazione di massa. Al contrario, appaiono sempre più evidenti le carenze dell’Azienda nell’interpretare e anticipare un mercato in forte cambiamento, come dimostrano anche i recenti investimenti in Italia e all’estero, la debolezza nelle iniziative di marketing e nella raccolta pubblicitaria, il ricorso a ristrutturazioni selvagge che hanno smantellato la struttura tecnico-operativa di Rcs, attraverso l’esodo dalla produzione di centinaia di dipendenti, poligrafici, operai e impiegati, spesso specializzati e sostituiti da appalti avventurosi e service inadeguati”.

“Su tutto questo continua a pesare negativamente, come il CdR ha più volte segnalato, la scelta degli azionisti, nessuno dei quali è un editore puro o ha nell’editoria il suo “core business”, di blindare la Rcs in un patto di sindacato che controlla il 67 per cento del titolo, più un altro 20 per cento in mano ad azionisti “organici”, con il risultato di espellere di fatto la società  dal libero mercato e di immobilizzarla in un balletto di veti incrociati”.

“Ricordiamo che negli ultimi dodici mesi Rcs ha perso in Borsa circa il 60 per cento del suo valore. La crisi della carta stampata ha certamente molte cause. Ma non è vero che tutti i giornali siano in difficoltà . Esistono anche quelli che guadagnano e migliorano le performance, soprattutto quando gli investimenti sono intelligentemente commisurati agli obiettivi e i contenuti editoriali delle testate rispondono alle richieste e all’interesse dei lettori. Il direttore Paolo Mieli ha recentemente annunciato l’intenzione di realizzare il progetto per un nuovo modello di giornale e nei prossimi giorni terrà , su questo tema, una serie di incontri con le redazioni di Milano e Roma. Il CdR, nei limiti delle sue prerogative e delle sue competenze, che escludono qualsiasi forma di coinvolgimento diretto o indiretto, chiederà  alla Direzione una assunzione di responsabilità  per quanto sta avvenendo, sollecitando a compiere atti inequivocabili e indilazionabili a difesa del giornale e del lavoro di tutti i colleghi”.

Tante belle parole: ma inutili.

Perché al di là  di fattori strutturali che stanno mettendo in crisi l´intero settore della carta stampata: il Corriere della Sera ha iniziato a vendere un elevato numero di copie in meno, e a perdere guadagni (oltreché credibilità ), da quando Paolo Mieli ha deciso – con un noto editoriale – di schierarsi a favore del centrosinistra (allora guidato da Prodi).

Da quell´istante, il CorSera è entrato in un tunnel da cui non è più riuscito ad uscire. Ha perso copie, e – guarda caso – a beneficio di Libero.

Vorrà  pur significare qualcosa, tutto ciò: o no?

Dalle parti di Via Solferino, dunque, dovrebbero preoccuparsi di comprendere che la crisi ha anche “ragioni politiche”.

Fin quando non si capirà  questo, probabilmente, il tunnel continuerà  ad inghiottire le sorti del “quotidiano della borghesia” (progressista).

Di Repubblica, ne basta una.

E alla fotocopia, i lettori dimostrano di preferire sempre l´originale.

Leggi altre news su per il Popolo delle Libertà .

11 Responses to "Il Corriere della Sera in gravi difficoltà "

  • statominimo says:
  • camelot says:
  • Gab says:
  • camelot says:
  • pietro says:
  • camelot says:
  • pietro says:
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