Lug 08
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Tema delicato e complesso, quello della prostituzione. Investe, infatti, diversi ambiti e contrapposti.
Da una parte, il legittimo diritto di ogni cittadino, a non trovarsi di fronte ad uno scenario esecrabile: quello di chi, prostituendosi in strada e mostrando la “mercanzia”, rechi offesa al pudore.
Dall´altra, il più che legittimo diritto di ogni persona – purché libera, nel farlo – a disporre del proprio corpo: anche vendendolo.
Libertà e decoro, dunque. E in più: una spruzzatina di perbenismo, condito da preconcetti e ipocrisia.
Una premessa.
Qui si è convinti che ognuno possa disporre come meglio crede, del proprio corpo: finanche vendendolo (purché non sia obbligato a farlo).
Così come non si è portati a pronunciare condanne, nei confronti di chi sia solito andare a prostitute. Affari suoi!
Anzi.
Semmai si è contenti del fatto, che il ricorso al sesso mercenario: da molti anni riguardi anche le donne (un po´ di par condicio, suvvia).
In Italia e anche all´estero (Giamaica e Cuba), infatti, corposo è il numero di donne che non disdegna una “toccata e fuga”, lasciando una mancia a qualche bellimbusto.
Consumismo sessuale? Assenza di valori? Condotta disdicevole?
Può essere. Ma io non mi occupo degli usi e costumi sessuali delle persone. Se maggiorenni e libere.
Inoltre: la prostituzione è sempre esistita, e nessuno mai la eliminerà .
Terminata la premessa, arriviamo ai fatti.
A quanto riferisce Franco Bechis, il governo Berlusconi starebbe per varare un ddl.
Con lo scopo di rendere illegale la prostituzione in strada.
Per raggiungere l‘obiettivo, dovrebbero essere previste sanzioni pecuniarie: dai 200 ai 3 mila euro.
Ma non basta. In caso di recidiva, diciamo così, scatterebbe la reclusione: da 5 a 15 giorni.
Non è finita.
Tanto le sanzioni quanto il gabbio: riguarderebbero ambo le parti. Quindi prostitute e clienti, trovati a “consumare” in strada.
La domanda sorge spontanea: e dove si farà sesso mercenario, allora?
Presto detto.
A quanto riferisce Bechis, il ddl dovrebbe in qualche modo “spostare” le operatrici del “buon umore” – e i loro clienti – dalla strada alle case. Non più chiuse, dunque.
Ma c´è dell´altro.
Il disegno di legge metterebbe anche dei paletti ben precisi, per l´esercizio – entro le mura domestiche – del mestiere più antico.
Per prostituirsi all´interno di uno stabile, infatti, sarebbe necessario che il relativo regolamento condominiale non lo vietasse esplicitamente (e che a ciò non si opponessero i due terzi dei condomini).
Siccome, però, è improbabile che dei proprietari di casa prestino il proprio consenso a una cosa del genere: alle prostitute resterebbero poche alternative (se il ddl diventasse legge).
O comprare la maggioranza delle case esistenti in un palazzo, o prostituirsi in villa.
E qui, allora, arriva la questione vera.
Questo provvedimento – ammesso che venga adottato dal governo, perché io della cosa ho letto solo su Italia Oggi -, nasce male.
Nel senso che disciplinare la materia, richiede tempo e gradualità .
Siamo tutti d´accordo sul fatto che debba essere tolta dalla strada, la prostituzione.
Ma la questione è che se dalla sera alla mattina, si vieta la prostituzione in strada – arrivando addirittura a prevedere il carcere -, si crea un´onda anomala. Difficile da gestire. Insomma: si producono più danni che benefici.
Perché tutte queste donne e questi uomini, sarebbero costretti a cercar casa. In tempi molto contenuti.
Ve lo immaginate cosa accadrebbe, se da un giorno all´altro il ddl diventasse legge?
Tutti i condomini d´Italia, sarebbero invasi da prostitute: in cerca di un´abitazione dove poter esercitare il mestiere.
O peggio.
Le abitazioni usate dalle prostitute “solo” come case: dalla sera alla mattina si trasformerebbero in bordelli!
Quanti di noi possono avere all´interno degli stabilimenti in cui vivono, donne e uomini che magari si prostituiscono sui marciapiedi? E soprattutto: quanti di noi magari ne sono all´oscuro?
E´ un´ipotesi tanto remota, quella esposta?
Credo di no!
Ogni prostituta – almeno che non dorma sotto un ponte – ha una casa! Mi pare ovvio.
Vogliamo correre il rischio di scoprire che la nostra dirimpettaia, invece di fare l´impiegata in banca, si diverta nel migliore dei modi (e a noi nessuno è mai venuto a dirlo, che sarebbe la cosa più grave)?
Che vogliamo fare: mettere gli italiani nelle condizioni di dover denunciare, dalla notte al giorno, magari diecine di migliaia di donne (e uomini)?
Vogliamo impiegare le Forze dell´Ordine, invece che per risolvere “questioni serie”, per districare la complicatissima matassa che il ddl – qualora imponesse ex abrupto le cose dette – inevitabilmente creerebbe?
O vogliamo dare il tempo alle prostitute, di organizzarsi in cooperative per acquistare degli edifici?
Se si vogliono evitare le cose dette, e garantire alle prostitute il tempo per organizzarsi: si deve agire con gradualità e con un patto esplicito. E non alla chetichella.
E´ necessario che si informino le dirette interessate circa le intenzioni del governo, in modo che possano attrezzarsi per fronteggiare la situazione.
A meno che: l´obiettivo non sia vietare la prostituzione in sé. Rendendola de facto impossibile da praticare.
Il che mi sembrerebbe la cosa più ipocrita e bislacca al mondo.
Ma, stante il problemino legato al presunto sexgate, avrebbe una sua logica.
Servirebbe a recuperare un po´ di credibilità presso i perbenisti.
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