Lug 08
21
Federalismo fiscale
Il federalismo fiscale sarà una delle più importanti – ed utili – riforme che il centrodestra varerà in questa legislatura.° ° °
Avvicinare i “centri di spesa” ai cittadini, consentire a quest´ultimi di verificare come i politici usino i soldi del contribuente; rendere più efficiente l´impiego di risorse: queste, le finalità ° della riforma in esame.
Cui sta lavorando il Ministro Calderoli, con l´obiettivo di definire un progetto che possa raccogliere consensi anche tra le fila dell´opposizione.
Le “riforme di sistema”, infatti, devono essere il più possibile condivise, dagli schieramenti politici. E questo per evitare che ad ogni cambio di maggioranza, segua una nuova riforma: diversa se non opposta a quella precedente.
Questo continuo stop ad go: è venefico per il Paese. Che all´opposto richiede stabilità e condivisione delle riforme. Precisamente ciò che avviene in ogni Nazione, ove sia presente un sistema politico bipartitico.
Ma veniamo al dunque.
Calderoli oggi è stato intervistato da il Giornale. Ed ha spiegato, per grandi linee, il suo progetto di federalismo fiscale:
“Ministro Calderoli, sul federalismo fiscale si registra un´ampia convergenza politica. Ma c´è pure chi avverte il rischio che l´Italia venga divisa in futuro tra ricchi e poveri” (chiede il giornalista, ndr).
“Non c´è nessun rischio di questo tipo. Anche perché tutti i servizi fondamentali, previsti dalla Costituzione, verranno sempre garantiti. Allo stesso tempo, però, bisogna capire che si deve cambiare passo, evitando errori del passato e tagliando le spese folli“.
“Come interviene il “modello” che porta il suo nome?”.
“Tanto per cominciare, stoppa la finanza derivata (le varie addizionali regionali) e non prende come riferimento le spese storicamente sostenute dagli enti locali. Adesso bisogna puntare l´attenzione sui costi standard (per lo stesso servizio a Milano si deve spendere come a Catanzaro), per arrivare ad una vera autonomia delle Regioni e degli enti locali, grazie anche a tributi propri e compartecipazioni derivate (Iva, Irpef… ). Un modello comune per tutti, a cui ciascuno deve richiamarsi, basato sul principio della perequazione, perché è necessario ristabilire un collegamento tra i centri di spesa e di entrata“.
“Quindi ogni Regione avrà a disposizione un identico budget per evitare sprechi?”.
“Verrà fissato uno standard a cui tutti dovranno richiamarsi, per evitare che, come avveniva in passato, chi era meno efficiente spendeva di più, e viceversa. L´obiettivo finale è di stabilire per tutti una quota “x”. E chi non riuscirà a gestirsi dovrà metterci la propria faccia, chiedendo altri soldi ai propri cittadini, introducendo nuove tasse“.
“Se alcune Regioni non riusciranno a coprire le spese con entrate proprie, entrerà in gioco un fondo perequativo. Ma in ogni caso sarà una rivoluzione all´insegna della trasparenza e della responsabilità , che arriverà in maniera graduale, attraverso un periodo di transizione“.
“Quanto ci vorrà per determinare i costi standard dei servizi pubblici?”.
“Per quanto riguarda le materie non essenziali, il periodo dovrebbe essere di tre anni. Per il resto, invece, saranno le Regioni a decidere, attraverso un loro confronto interno“.
“Sul federalismo fiscale e sulle riforme, la Lega ha sempre cercato il dialogo con le varie forze politiche. Al momento riscontro una grande convergenza, e non solo nel Pd. Basti pensare che anche il governatore della Puglia, Nichi Vendola, esponente di Rifondazione comunista, ha di recente sostenuto la mia proposta“.
“Un conto è il dialogo, un altro sono le riforme, senza le quali il Paese va a fondo, si spacca. Spero quindi che il sostegno giunga pure dall´opposizione, ma in caso contrario andremo avanti. E in Parlamento, poi, ciascuno si assumerà le proprie responsabilità “.
P.S.: ricordo a tutti che le riforme costituzionali – ex articolo 138 della Carta – devono essere approvate (in seconda lettura) con la maggioranza dei 2/3: altrimenti sono soggette a referendum. Anche se, in proposito, va riferita una singolare interpretazione della Costituzione, di cui ho letto qualche giorno fa. Il Corriere della Sera, infatti, in un articolo a firma Francesco Verderami, ha attribuito a Tremonti l´idea che in materia di federalismo fiscale, non dovrebbe essere possibile celebrare il referendum confermativo (se il Parlamento non approvasse la riforma, con il voto dei 2/3). E ciò perché il secondo comma dell´articolo 75 della Costituzione, recita: “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio (…)”.
Se volete, votate Ok.
Leggi altre news su per il Popolo delle Libertà .