Quando Silvio la fa fuori dal vaso

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Destra, sinistra e centro sono categorie che hanno ancora valore e senso.° ° ° ° ° ° 

Destra, sinistra e centro sono espressioni che racchiudono visioni del mondo, della vita, della politica e dell´economia. Ed anche in un´epoca deideologizzata come quella in cui viviamo: conservano ancora dignità .

Anche se, il ritrarsi dei dogmi funesti che hanno caratterizzato il ‘900, ha consentito a ciascuna delle posizioni politiche che a quelle categorie fanno riferimento, di sperimentare forme – potremmo dire – di “meticciato” o di contaminazione.

Diciamo anche che l´”in sé”, che filosoficamente senso non ha: ha smesso di avere rilievo anche in politica (fortunatamente).

Il sipario dell´assoluto – salvo qualche eccezione – è calato definitivamente. E ciò ha consentito agli attori in causa – destra, sinistra e centro – di guardare anche al di là  del recintato della propria parte politica: onde carpire qualche suggerimento o qualche “verità ” (perché no?).

Sia pur in modo non sempre costante, si è fatto largo – proprio per il venire meno di pregiudizi e dogmi – un metodo politico e culturale assai rilevante: quello liberale.

Che, brevemente e rozzamente, potremmo riassumere così: la libera circolazione – nello specifico – di idee, proposte e istanze, rende più semplice l´individuazione delle risposte da dare ai problemi. O meglio: rende più facilmente individuabile, il tipo di soluzione che nei fatti, mostri di avere più probabilità  di produrre gli effetti sperati.

Con il tempo, così,° il metodo in questione – puro darwinismo culturale (e politico) – ha consegnato all´obsolescenza, all´oblio (almeno in parte): idee, posizioni politiche e programmatiche, che nei fatti si erano dimostrate fallimentari.

L´oblio dell´assoluto, il venire meno di dogmi e pregiudizi: necessariamente ha spinto le parti in causa – destra, sinistra e centro – ad essere meno diverse, l´una dalle altre: perché ciascuna ha iniziato a suggerire – certo, con differenze e sfumature – soluzioni razionali, e non dogmatiche o ideologiche. Cioè: soluzioni che nei fatti° dimostrassero di essere efficaci.

La politica, in ultima istanza, è l´individuazione degli strumenti più idonei a risolvere i problemi materiali dei cittadini.

E, se vengono meno dogmi, pregiudizi e ideologismi: la politica si attiene più facilmente ai fatti. Alla realtà .

E se ciò fa, lo spettro delle soluzioni per risolvere ciascun problema, si restringe.

Se trent´anni fa, ad esempio, in questo o in altri paesi, il numero di coloro che si professavano anticapitalisti era altissimo: oggidì, la schiera degli anticapitalisti si è ridotta al lumicino.

E il motivo di tutto ciò, è che l´analisi dei benefici (rapportati ai costi) prodotti dal capitalismo, e dal libero mercato: ha dimostrato come il sistema in questione fosse il più efficiente. Anche ai fini perequativi e “sociali”.

Conoscere, per deliberare. Farlo senza pregiudizi, poi, per individuare le soluzioni ottimali.

Se le politiche, dunque, suggerite dagli attori – destra, sinistra e centro -, hanno avuto modo di divenire – nel tempo – meno distanti: ciò non significa, tuttavia, che i valori e le identità  che caratterizzano ciascuna parte, debbano smettere di avere rilevanza e scomparire.

Se è vero che “ogni realtà  effettuale è un divenire altro da sé con se stesso“, è altresì vero che una quercia, anche se non lo è più, è ancora la ghianda che era.

Un´identità  attualizzata e declinata nella contemporaneità , non è un´identità  che si faccia evanescente e rarefatta; addirittura al punto di essere irriconoscibile, per non dire eguale ad una di segno dichiaratamente opposto.

Un´identità  si fa attuale e contemporanea, proprio per raggiungere con mezzi nuovi e idonei al tempo, gli stessi obiettivi che ieri – in contesti assai diversi – voleva con mezzi alternativi conseguire.

Se il mercato ieri era considerato nemico, ad esempio, perché in base a pregiudizi e dogmi si pensava affamasse i poveri; e oggi, invece, si è “scoperto” che è il migliore dei modi per aiutare gli ultimi e per sottrarli all´indigenza: questo cambio di vedute, non implica affatto che sia mutata la “mission” o l´identità . Significa soltanto che si è capito che il metodo ottimale per raggiungere l´obiettivo, è diametralmente opposto rispetto a quello che ieri si considerava utile alla bisogna.

Muta il mezzo per raggiungere l´obiettivo, non certo la finalità .

Tutto ciò per dire che: anche se le politiche che le coalizioni e i partiti suggeriscono, si assomigliano sempre più (in alcuni casi, ovviamente), non è affatto detto che le identità  dei partiti siano divenute tutte eguali.

E meno male. Che Dio ci eviti questo sconcio!

Qualcuno di voi, però, a questo punto si chiederà : ma tutto ciò, cosa diamine ha a che fare con il titolo del post?

C´entra, perché ieri Berlusconi – guascone come sempre – se n´è uscito con un paio di puttanate che meritano di essere stigmatizzate.

La prima: il governo da lui presieduto, a suo giudizio sarebbe di centro.

‘Sti cazzi, come direbbero a Lugano!

Questo esecutivo, è di centrodestra: non solo o soltanto perché al proprio interno ospita anche forze che di destra sono, e che tali moriranno; ma perché fa politiche anche di destra.

Su tutte: quella per la sicurezza e l´immigrazione (mi riferisco all‘aggravante della clandestinità , soprattutto)!

Un governo di centro, non avrebbe mostrato – come bene ha fatto Silvio IV – il “pugno di ferro” nei confronti dell´immigrazione clandestina: un governo di centro avrebbe privilegiato le ragioni dell´accoglienza. Avrebbe mostrato più mitezza.

E invece e saggiamente: il governo Berlusconi ha deciso fosse arrivato il momento opportuno per trasformare il “ventre molle d´Europa” – la nostra Italia – in una Nazione eguale alle altre. In una Nazione capace di contrastare fenomeni migratori, certo anche necessari e utili: purché, però, “regolari”. E cioè riguardanti immigrati che vengano qui, avendo la possibilità  di lavorare, e dunque non di delinquere.

L´approccio in questione, è di destra: perché massimamente pragmatico. Scevro, cioè, di ogni utopismo.

A tal punto: da essere l´unico approccio utile al problema. Non solo perché attenua la possibilità  che arrivino nel nostro Paese, orde di delinquenti; ma perché è un modo di affrontare la questione che, limitando al massimo l´immigrazione clandestina (almeno nelle intenzioni), evita che nel nostro Paese si formino – o che crescano ancor più – rigurgiti razzisti e xenofobi!

La xenofobia, infatti, non è prodotta da chi vorrebbe che l´immigrazione fosse solo regolare, e per questo motivo propone “ingressi più difficili” (rendendo la clandestinità , un aggravante in caso di illeciti). La xenofobia è prodotta da quelle politiche che, in nome dell´accoglienza a tutti i costi e del “volemose bene”, non pongono limiti alcuno all´ingresso di immigrati. Anche se privi di lavoro e di mezzi di sostentamento. Persone, dunque, impossibilitate ad operare regolarmente nella nostra Nazione; e destinate per forza di cosa a commettere reati (furti, rapine, spaccio di droga).

Ora, qualificare gli obiettivi appena elencati, come propositi di centro: è una barzelletta. Una barzelletta che per di più non fa ridere.

Tuttavia, il fatto che Berlusconi abbia definito il suo esecutivo di centro (e non di centrodestra): tutto sommato è poca cosa. Meritava certo, una qualche puntualizzazione. Però è un peccato veniale. Rispetto a quanto ora vengo ad aggiungere.

Il buon Silvio, infatti, ne ha sparata una più grossa. Riferendosi ai provvedimenti economici adottati (e riferendosi anche a progetti futuri), ha chiosato:

Questa è una politica decisamente di sinistra“.

‘Sti cazzi, come direbbero ad Amsterdam!

Qui, l´incazzatura deve farsi necessariamente più consistente. Non solo e non tanto per ragioni politiche. Ma per ragioni culturali.

Perché questa dichiarazione, mostra una inaccettabile sudditanza – fuori luogo – ai cliché che la sinistra è riuscita ad imporre: in questo come in altri paesi.

Il cliché più odioso è falso, è che la sinistra operi per aiutare i più deboli.

Questo asserto è tanto falso, quanto più le politiche economiche adottate dalla sinistra, siano propriamente di sinistra.

Cioè.

Quanto più la sinistra è socialmente conservatrice, socialista massimalista o comunista: tanto meno riesce ad aiutare i poveri. Ciò che riesce a fare, semmai: è ridurre la ricchezza dei° più facoltosi° (con un´alta tassazione), e non approntare alcuna soluzione per emancipare gli “ultimi” dall´indigenza. Al massimo dà  loro un po´ di elemosina: ma non li libera definitivamente dalla povertà .

Non solo.

Quanto più la sinistra fa politiche economiche di sinistra (socialista massimalista o comunista), tanto meno risolve i problemi della disoccupazione. E siccome gli ultimi, per antonomasia, sono i disoccupati: evidentemente le politiche di sinistra, propriamente dette, visto che non riescono a creare nemmeno un solo un posto di lavoro, sono dannose per gli ultimi.

Queste non sono congetture o illazioni. Sono semplicemente il sunto di decenni di politiche fallimentari, condotte in buona parte dell´Europa (e non solo), dalle sinistre socialiste massimaliste (o social-comuniste).

Se la Francia, ad esempio, è con le pezze al culo; ed è uno dei Paesi peggio messi, dal punto di vista economico e occupazionale: lo si deve alla sua sinistra socialista. Che ha governato per decenni, con politiche fallimentari!

Non solo.

Contrariamente a ciò che ha detto Berlusconi – e come invece testimoniano centinaia di tomi -, i problemi dei meno abbienti, dei poveri, nel mondo intero sono stati risolti (ovviamente in parte) da forze politiche di destra. Parliamo, ovviamente, di destre liberali (o liberal-conservatrici). Parliamo, cioè, di destre propriamente dette: destre mercatiste, liberiste. Non destre fascistoidi, e dunque con programmi economici da sinistra-nazionale.

Le destre liberal-conservatrici di cui sopra, hanno aumentato la ricchezza nazionale; ridotto, quindi, la percentuale di poveri; aumentato il numero dei possidenti; creato più occupazione; migliorato il livello di istruzione.

Non a caso, dicasi non a caso, in quei Paesi in cui le sinistre hanno saputo essere più “intelligenti”, si è visto che le stesse riuscivano in qualche modo ad aiutare gli ultimi: solo perché copiavano le destre, i loro programmi.

Vogliamo ricordare, ad esempio, la sinistra di Tony Blair, che esprimeva posizioni più a destra di quelle del governo Berlusconi (sotto tanti versanti)?

Il New Labour, non ha fatto altro che assorbire, assimilare, il mercatismo dei conservatori inglesi: la destra britannica.

Di esempi come questo, la storia recente è piena zeppa!

Dire che se un governo fa politiche per aiutare i meno abbienti, ipso facto adotti “politiche di sinistra”:° equivale a dire° una cazzata infernale!

Un falso assoluto. Che evidenzia un livello odioso di sudditanza alla cultura marxista e ai suoi paradigmi.

Semmai, il problema vero del governo Berlusconi: è uno solo.

Che non riesce a fare a sufficienza per i poveri: perché non fa abbastanza politiche di destra. Politiche liberiste e mercatiste!

Il problema del suo esecutivo, anzi: è che sembra un esecutivo di sinistra. Tanto è elevato il numero di persone di sinistra, che siedono al suo interno.

Invece di stare a cazzeggiare con queste interviste, o a sacramentare contro gli aumenti del prezzo del petrolio, il buon Silvio dovrebbe mettersi a lavorare un po´ a qualche nuovo progetto. O a qualche nuova proposta.

Perché non è possibile che di fronte ai rincari dei generi alimentari, o del greggio, un governo di centrodestra non dica nemmeno una vocale di centrodestra, al riguardo; vale a dire non proponga nemmeno mezza liberalizzazione, per aumentare la concorrenza – e quindi l´offerta -, e per questo tramite far diminuire i prezzi.

Non è possibile!

O meglio: teoricamente non dovrebbe essere possibile.

Ma siccome nel governo Berlusconi, ci sono più socialisti e persone di sinistra, che individui dotati di intelletto: non ci si può stupire del fatto che accada.

Se volete, votate Ok.

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32 Responses to "Quando Silvio la fa fuori dal vaso"

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