Lug 08
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Dunque, ieri su Libero è apparsa un´intervista al Ministro Roberto Calderoli, realizzata da Gianluigi Paragone.
Ad un certo punto, nel corso della stessa, l´esponente leghista ha detto una cosa estremamente rilevante:
“Finalmente sarà perfezionata quell´autonomia impositiva prevista dall´articolo 119 della Costituzione, finora mai resa affettiva“.
Al che, il giornalista ha aggiunto: “Roba già scritta, e dunque non servirà alcuna modifica costituzionale“.
E Calderoli ha replicato:
“Esatto. E comunque in materia tributaria il referendum abrogativo è espressamente vietato“.
Vediamo, allora, il disposto dell´articolo 119 della Carta:
“I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio.
La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.
Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite.
Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno un proprio patrimonio, attribuito secondo i principi generali determinati dalla legge dello Stato.
Possono ricorrere all’indebitamento solo per finanziare spese di investimento. E’ esclusa ogni garanzia dello Stato sui prestiti dagli stessi contratti.”.
Dunque, stando a ciò che ha detto Calderoli (anche se sull´argomento non si è dilungato), il Federalismo fiscale non farebbe altro che dare pratica attuazione all´articolo 119 della Costituzione. Così come modificato, dalla riforma del 2001.
Non solo.
Siccome il regime di autonomia fiscale locale, verrebbe introdotto con legge ordinaria, non potrebbe nemmeno essere soggetto – come Calderoli ha detto – a referendum abrogativo (trattandosi di legge tributaria).
Il che, in ultima istanza, significa semplicemente che la riforma in questione, potrebbe tranquillamente essere approvata dal centrodestra, senza il concorso del centrosinistra.
Non trattandosi di una modifica costituzionale, infatti, non è necessaria la maggioranza dei 2/3 per approvarla.
In buona sostanza: da settembre ne vedremo delle belle.
Perché Veltroni, visto che non può brandire nemmeno l´arma del referendum abrogativo (a quanto dice Calderoli), dovrà necessariamente addivenire a più miti consigli, se vuole partecipare alla scrittura della riforma.
E siccome ha interesse a farlo – perché gli esponenti settentrionali del suo partito, vogliono il federalismo fiscale – ho sensazione che finita la pausa estiva, il buon Uolter indosserà la livrea.
Diverrà molto più disponibile e aperto al dialogo. E tutto ciò, nonostante abbia promesso un autunno caldo.
Anche perché, il Capo dello Stato – non certo un pinco pallino qualsiasi – ha detto che le riforme, ivi inclusa quella federale, vanno fatte. Perché:
“Il Paese non ha alternative“.
Con buona pace dei dipietristi e di alcuni commentatori di Repubblica.
Se volete, votate Ok.
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