Set 08
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Dunque, da diversi giorni arrivano su queste sponde, visite con la chiave di ricerca: “Questo blog non è una testata giornalistica”.
La frase in questione, che appare nella mia Home Page, rappresenta un disclaimer. La cui funzione è quella di evitare che tale blog possa essere considerato – in qualche modo – un prodotto editoriale (ciò che non è); e, quindi, che possa finire oggetto di qualche vincolo o imposizione legislativa.
Questo blog, come qualunque altro, nulla ha a che vedere con un quotidiano. E´ puro cazzeggio.
Ciò detto, però, perché c´è chi arriva qui con la chiave di ricerca summenzionata?
Probabilmente perché in Rete, da qualche dì, regna un po´ di timore. Legato ad un episodio: i tenutari di un sito – Accadeinsicilia -, sono stati condannati dal tribunale di Catania. Che ha ritenuto il loro blog: “un giornale quotidiano, condotto in clandestinità “.
Roba da far accapponare la pelle.
Anche perché, una cosa del genere sarebbe potuta capitare a chiunque di noi. E la sentenza, inoltre, rischia di diventare un pericoloso precedente, cui qualunque magistrato in futuro potrebbe richiamarsi, onde giustificare l´eventuale scelta di oscurare un sito.
Ora, definire la natura giuridica di un blog, è impresa probabilmente impossibile (o quantomeno ardua).
Una cosa sola è certa: esso rappresenta uno strumento di partecipazione democratica, che garantisce la piena attuazione del primo comma dell´articolo 21 della nostra Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione“).
Quindi, a mio modesto parere, lo stato – e per conto dello stesso, la Magistratura – nessun tipo di intervento di controllo dovrebbe operare sui siti web (onde rispettare i precetti della Carta).
Salvo un paio di situazioni, che potrebbero legittimare deroghe.
Innanzitutto, l´utilizzo di un sito per scopi diffamatori; piuttosto che per finalità di istigazione all´odio o alla violenza; o per la diffusione di materiale illegale. Casi come questi, ritengo, giustificherebbero – eccome – un intervento delle Autorità .
Inoltre, immagino che lo stato potrebbe intervenire, qualora un portale web venisse usato dal tenutario per fini di lucro. E´ chiaro che se uno introita denaro grazie ad un blog, e non versa allo stato nemmeno un centesimo di euro di tasse: non possa, poi, lamentarsi del fatto che lo stato lo giudichi alla stregua di un evasore fiscale (anche se non è detto, perché gli eventuali guadagni racimolati da un blogger, potrebbero anche configurarsi come donazioni di modico valore, elargite dai suoi lettori; e come tali, potrebbero non richiedere alcuna dichiarazione allo stato).
Al di fuori di queste due ipotesi, ma parlo da profano e non da giurista: ogni intromissione – da parte delle Autorità – non può che essere considerata ingiustificata.
Negare, infatti, la possibilità di esprimere la propria opinione ad un cittadino italiano, se l´opinione non è offensiva e non viola leggi, è un atto indiscutibilmente censorio.
Stiamo in campana (piena solidarietà a Carlo Ruta).
Se volete, votate Ok.
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