Set 08
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Destra non sia una parola tabù
Dunque, qui ieri ci si è lamentati del Ministro Gelmini. A causa di una sua dichiarazione: “Il merito è un concetto di sinistra“.°
E lo si è fatto, per due ordini di motivi.
Primo, perché il centrodestra deve superare qualche complesso d´inferiorità di troppo, che lo induce assai spesso a giustificare gli interventi che adotta, definendoli di sinistra onde provare a legittimarli agli occhi della opinione pubblica. Partendo dalla convinzione più che infondata, che giusto appaia solo ciò che sia classificabile come di sinistra; e non già anche ciò che possa etichettarsi come di destra.
In secondo luogo, si è ritenuto di dover inveire, perché di interventi analoghi a quello del Ministro dell‘Istruzione, purtroppo, se ne sono registrati altri, negli ultimi mesi (qualche testimonianza qui, qui e qui).
Fortunatamente qualcun altro ascrivibile al centrodestra, e “titolato” più del sottoscritto a parlare, ha espresso – grosso modo – eguali lamentazioni.
E´ il caso, ad esempio, di don Gianni Baget Bozzo e di Marcello Veneziani.
Il primo, sul numero in edicola di Panorama, ha scritto (in un articolo così titolato: “Legittimare la parola destra“):
“Poiché la parola sinistra continua a essere una parola di valore in Italia (e ciò costituisce un limite obiettivo per la democrazia), non si può dire che questo governo sia di destra, ma è però vero che non si può definire la maggioranza di Berlusconi in questa legislatura solo come una maggioranza opposta alla sinistra“.
“Questa maggioranza corrisponde all´idea che in Europa si pensa come propria di un partito di destra, democratico, tradizionale, legato all´economia sociale di mercato“.
“Chissà quando sarà possibile legittimare la parola destra per indicare un governo che si fonda sul valore morale del vincolo del Paese a se stesso e quindi sull´autorità e sulla tradizione“.
Al quesito in questione, si può rispondere° che la parola destra° – da 15 anni a questa parte – viene legittimata dal voto di milioni di italiani. E di altre “consacrazioni”, probabilmente,° non ha bisogno (magari lo capissero certi esponenti del centrodestra!).
Vediamo, ora, cos´ha scritto Marcello Veneziani (su Libero di ieri, in un pezzo titolato: “Al governo di “Silvio tuttofare” mancano il Sud e la destra“):
“Dunque, per cominciare questo è forse davvero il primo governo totalmente privo di una linea ideologica e politica. Non riesco a ravvisare nulla che lo riconduca a un versante anziché ad un altro, ai conservatori, alla destra, o a che volete voi“.
“Tutti i suoi primi cento passi sono stati all´insegna del realismo efficace e del buon senso. Realizzazioni e non scelte di campo“.
“Però, vi chiedo: premesso che il senso pratico e il realismo efficace sono due beni importanti, può esistere un´azione di governo senza una cultura politica e civile alle spalle, un progetto culturale e civile di riferimento, una coerenza di fondo con le idee e i sentimenti del suo stesso elettorato?“.
“I rari accenni di natura politico-culturale di qualche ministro sono sempre in direzione opposta; la foga di dichiararsi di sinistra, la ruffianeria di elogiare Gramsci, il desiderio di far capire che abita un´anima di sinistra dentro un corpo di destra per le crudeli esigenze della vita (pensate a James Bondi, l´agente segreto della sinistra ad Arcore)“.
Riflettere, riflettere e riflettere.
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