Set 08
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Pronta la legge sul testamento biologico: scritta dal cardinale Bagnasco e da monsignor Fisichella
Partiamo da un trafiletto apparso a pagina 39 del numero di Panorama, in edicola questa settimana:°
“Benedetto tavolo sul testamento biologico: da giugno si incontrano parlamentari cattolici di entrambi gli schieramenti per discutere la legge sul “fine vita” auspicata da Angelo Bagnasco. Si tratta di un riservato seminario che si muove in stretta sintonia con i vertici Cei. I partecipanti fissi sono Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi, Laura Bianconi e Alfredo Mantovano per il Pdl; Paola Binetti, Luigi Bobba ed Emanuela Baio Dossi per il Pd; Luca Volontè per l´Udc. Alle riunioni partecipa Rino Fisichella, cappellano di Montecitorio e neopresidente della Pontificia accademia per la vita. Il gruppo, che ha incontrato anche il segretario uscente della Cei, Giuseppe Betori, si annuncia un osso duro sulla strada di un accordo bipartisan che unisce ragioni laiche e cattoliche”.
Questa è la premessa, arriviamo ai fatti.
Dunque, stamane su Libero è apparsa un´intervista a Gaetano Quagliariello. Il quale, per filo e per segno, ha descritto (nella stessa) il contenuto della legge – di cui è primo firmatario – che andrà a disciplinare il cosiddetto “fine vita” (se dovesse essere approvata).
Vediamo allora di capire i dettagli di questa normativa, con l´ausilio delle parole dello stesso Quagliariello:
“Il caposaldo più importante riguarda il rapporto tra medico e paziente: le dichiarazioni anticipate di volontà , rese in modo rigoroso, non devono essere vincolanti. Devono essere elementi conoscitivi per l´operatore, che però deve continuare ad agire in scienza e coscienza motivando in maniera esplicita eventuali difformità di azione. Ledere questo principio fondamentale significherebbe passare dalla indicazione alla programmazione“.
Al che, il giornalista – giustamente – chiede:
“In concreto questo cosa significa? Se il medico, in coscienza, ritiene di operare in modo diverso dalle indicazioni ricevute, lo può fare?”.
E Quagliariello risponde:
“Sì, se lo fa motivando la sua scelta. E questo per tre ragioni: perché può ritenere che la convenienza del paziente, in quel momento, sia diversa; perché da quando le dichiarazioni sono state rese potrebbe essere intervenuta una differenza nelle cure; perché è l´unico modo per evitare quel carattere di programmazione antropologica che ci porterebbe verso una visione per cui tutto è consentito e per la quale la vita perde qualsiasi meraviglia e qualsiasi sorpresa“.
Si noti la profondità e soprattutto il connotato laico e non paternalistico dell´assunto, di seguito riportato: “evitare quel carattere di programmazione antropologica (..) per la quale la vita perde qualsiasi meraviglia e qualsiasi sorpresa“.
Giusto: occorre fare in modo che il paziente riceva una “sorpresa“. Che, nel caso in esame, consisterebbe in questo: io paziente decido – in conformità della legge, e delle possibilità che essa mi offre – di non essere sottoposto a terapie che integrino un accanimento terapeutico; e il medico – per evitare che la vita perda “meraviglia” – decide di fregarsene di ciò che io ho statuito (con il testamento da me redatto), e si avoca il potere di fare l´esatto contrario di ciò che io ho previsto. Non c´è che dire: una bella “sorpresa” davvero.
Tanto che il giornalista aggiunge:
“Ma allora che peso hanno le indicazioni rese dal paziente?”.
E il parlamentare del Pdl, chiosa:
“Sono indicazioni importanti, che devono influire nelle decisioni del medico, ma che non lo possono obbligare“.
Ovviamente non saranno considerate accanimento terapeutico, tanto l´idratazione quanto l´alimentazione? (chiede il giornalista).
“Nella dichiarazione non deve essere contenuta alcuna volontà in riferimento a queste due voci. Su questo punto c´è un´assoluta comunanza d´idee con il cardinale Bagnasco (e chi ne dubitava, ndr)“.
Veniamo, poi, alla descrizione delle formalità (assai rigide), dal cui rispetto dipenderà la validità del testamento biologico:
“Le dichiarazioni non possono essere generiche. Devono essere rilasciate secondo norme precise, con un atto notorio, e contenute in un registro nazionale. E poi non devono essere antiquate: il tempo di validità deve essere molto limitato“.
Tradotto: il testamento biologico – diversamente dal testamento con cui ogni cittadino può disporre dei propri beni -, potrà essere redatto solo e soltanto nella forma dell´atto pubblico, cioè recandosi dal notaio. Il che significa che i poveri, non potendo stendere un testamento biologico “olografo” e gratuito (in quanto scritto a casa), con ogni probabilità non faranno ricorso a questo strumento. Inoltre, esso avrà una validità assai limitata nel tempo, cioè sarà soggetto a “scadenza”.
In questo modo – e con la previsione che la volontà del paziente, espressa nel testamento di fine vita, non abbia efficacia vincolante -, ovviamente sarà conseguito l´obiettivo più importante (nelle intenzioni di Quagliariello): fare in modo che pochi, pochissimi, possano effettivamente decidere se essere sottoposti (o meno) a terapie che rappresentino un accanimento terapeutico. Così che sia sempre e solo lo stato – per il tramite di un medico – a decidere per il singolo paziente/cittadino.
Cambiare tutto, perché nulla cambi.
Se volete, votate Ok.
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