Set 08
28
Quantunque non sia ancora “nato”, il Popolo della Libertà vede già fiorire correnti al proprio interno. Il che, intendiamoci, non è affatto un male. Anzi. Le correnti – se tali davvero sono, e quindi danno voce e corpo a posizioni politiche e filoni di pensiero diversi -, sono l´Abc di ogni partito propriamente detto. E vengono incontro, inoltre, all´esigenza di chi voglia costruire un partito-paese, un partito in grado di raccogliere il 50,1% dei suffragi.
Senza pluralità di posizioni, senza “polifonia”, senza un certo tipo di ragionevole “eterodossia”, nessun soggetto politico può ambire a traguardi considerevoli, come quello succitato. Non vi riuscì nemmeno la Democrazia cristiana, e nessuno può permettersi di dimenticarlo.
Per queste ragioni, dunque, il fatto che nel costituendo Pdl si registri un iper-attivismo finalizzato a dare vita a diverse “piccole patrie”, va visto di buon occhio.
Purché, però, queste correnti – che ci si adopera a far nascere – garantiscano il rispetto di alcune semplici condizioni: innanzitutto, che non si limitino ad essere cordate di potere; in secondo luogo, che non nascano semplicemente con l´obiettivo di non far perdere rilievo ai colonnelli di ciascuno dei partiti fondatori (e che, quindi, non si traducano nella “corrente di An”, nella “corrente di Forza Italia” e via discorrendo); in ultimo – e forse è la cosa più importante -, che riescano a mettere assieme, ciascuna, esponenti di tradizioni partitiche diverse, ma accomunati da medesime posizioni politiche e culturali. Acciocché sia possibile individuare all´interno del costituendo partito in questione, alcuni filoni politico-culturali essenziali: quello cattolico-liberale, quello cattolico-sociale (e tradizionalista), quello laico-liberale (aperto ad istanze libertarie). Queste tradizioni, fuse assieme, formano un partito liberal-conservatore.
Detto questo, affrontiamo assai brevemente anche un´altra questione: quella della futura leadership (con annessa premiership del centrodestra). Partiamo dal presupposto, ovviamente, che dopo questa legislatura Berlusconi abbandoni la cadrega (non è un auspicio, sia chiaro).
Se Berlusconi fa un passo indietro, ci sono tre fanciulli pronti a subentrargli: Giulio Tremonti, Roberto Formigoni e Gianfranco Fini.
I tre – lo hanno già deciso, ve lo garantisco io -, agiranno soprattutto per raccogliere il consenso di una parte del Pdl, quella maggioritaria ed essenziale per vincere un congresso: la parte cattolica.
La cosa è talmente lapalissiana che l´ateo e socialista Tremonti è arrivato a sostenere che, pur essendo privo di una ideologia propriamente detta (mai dubitato!), i suoi punti di riferimento sono: “Dio, Patria e Famiglia“. Detto da un ateo, fa ridere. Ma lasciamo perdere (per ora).
La cosa, inoltre, è scontata anche perché Gianfranco Fini – pur essendosi speso, nella scorsa legislatura, per accreditarsi come “punto di riferimento” della futura “corrente laico-liberale” del partito unitario (altrimenti il giovanotto non avrebbe polemizzato sulla legge 40, e non avrebbe fatto aperture sul riconoscimento di diritti individuali ai gay, e altre cose che, per ragioni di brevità , qui non si espone) -, avendo capito che i laici del Pdl sarebbero una risorsa insufficiente per garantirgli l´”ascesa al trono”, ha iniziato a fare piccole – ma significative – aperture ai cattolici: si va da cose banali, come mostrarsi in pubblico con una croce dei Templari attaccata al bavero della giacca (si ricordi che Fini non è credente); per arrivare a quello che io, allora, ho considerato il segnale più importante e chiaro° della sua “nuova” strategia (che forse segna anche il “punto di non ritorno”): l´essersi pronunciato, nel suo discorso di insediamento alla Camera, contro il relativismo. Un laico, mai l´avrebbe fatto (per ragioni molteplici, che qui, ora, non si ha tempo di analizzare).
Breve digressione, me ne scuso, ma devo – sull´argomento – riportarvi una splendida frase di Joseph Ratzinger, contenuta in un libello scritto quando ancora non era Papa: “Una società liberale è una società relativista, solo per questo presupposto essa è in grado di rimanere libera e aperta a un ulteriore cammino“. In sostanza, diceva l´allora cardinale, il relativismo “nell´ambio politico” “ha ampiamente ragione“. E ciò per un ovvio motivo: nessuna posizione politica – anche in riferimento alla bioetica – può ritenersi “l´unica giusta“. Immagino lo sbigottimento dei talebani laicisti e dei talebani cattolicisti. Chiusa la parentesi.
L´ultimo dei tre pretendenti al trono (di Berlusconi) è Roberto Formigoni: cattolico di Cl, ex “uomo integralmente casto”, ottimo amministratore (il fatto che sia in gara anche lui, avvalora la tesi esposta sopra: i tre faranno di tutto per accaparrarsi soprattutto il voto cattolico).
Bene, il fanciullo in questione è riuscito ad ottenere l´appoggio di Gianni Alemanno.
A quanto pare, infatti° – e voci in tal senso, esistono da tempo -, i due si sono accordati per dare vita alla corrente “cristiano-sociale” (che dovrebbe esprimere le posizioni più tradizionaliste, all´interno del Pdl). E´ probabile che tale operazione, inoltre, riceva l´appoggio di Antonio Mazzocchi (An) e dei suoi – 40.000 – “Cristiano Riformisti“.
A questo punto, se è vero come è vero che Alemanno ha creato una corrente assieme a Formigoni, mi pare ovvio che arrivi ad appoggiare quest´ultimo, anche nella sfida per conquistare la leadership (futura) del Popolo della Libertà .
Insomma: un tradimento – nei riguardi di Fini – mica da poco.
Vedremo come andrà a finire.
Qui, per ora, si fa il tifo per La Parte Liberale (sperando riesca ad aprirsi anche ad esponenti di Fi e di An).
Se volete, votate Ok.
Leggi altre news su per il Popolo delle Libertà .