Ott 08
29
Gli studenti okkupano e i “baroni” brindano
Burattini e burattinai.° ° ° ° ° ° ° ° °
Ad incoraggiare le occupazioni, nelle scuole così come nelle università , c´è la sinistra: quella barricadera, ma anche quella che si dice riformista, quella che aspira al governo. Quella, insomma, rappresentata dal Pd.
E´ un fatto evidente. E noto a tanti, anche a molte persone di sinistra che tale operazione non condividono.
“La maggior parte degli insegnanti e dei genitori che oggi manifestano contro i tagli di Tremonti e della Gelmini sono di sinistra“.
E la domanda, allora, è una sola:
“Ma dov´erano quando le riforme degli anni ‘90 demolivano definitivamente la scuola e l´università , e così preparavano un futuro di incertezze e di frustrazioni ai nostri figli?“.
Che domande, professor Ricolfi: erano a casa, ad applaudire i “governi amici”, che quelle riforme varavano. Ovvio.
Così com´è altrettanto ovvio, che un taglio – in media – del 3% annuo, al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) delle Università , non possa mandare allo sfascio gli Atenei; e, dunque, non possa essere assunto come motivazione razionale, per giustificare allarmismo o azioni di protesta, come le okkupazioni.
Ma chi occupa, non lo fa per difendere il diritto allo studio: lo fa, forse inconsapevolmente, per difendere i baroni.
Parola del “sinistro” professore Umberto Eco:
“I tagli danneggiano più i professori che gli studenti: è molto curioso che facciate una battaglia del genere per i baroni“.
Già , è molto curioso.
O meglio: sarebbe curioso, se queste proteste – in realtà – non avessero alla base motivazioni politiche, strumentali.
Se non mirassero, cioè, ad un solo scopo: provare ad intaccare la lunga “luna di miele” tra il governo Berlusconi e gli italiani.
Questa, in estrema sintesi, la finalità di chi contesta.
D´altra parte, se così non fosse, quelli che oggi occupano le Università , lamentando l´eccessiva onerosità di un taglio di 63,5 milioni di euro (per il 2009), avrebbero inscenato eguali proteste anche° nel 2006: quando, cioè, Mussi ebbe a tagliare i finanziamenti alla ricerca, per un ammontare di 200 milioni di euro. Ma allora nessuno insorse. Perchè?
Semplice.
Agli eguali ciò che è eguale, e ai diseguali ciò che è diseguale: se il “governo amico” taglia 100, tu nulla dici e quindi° taci; se, viceversa, il “governo nemico” taglia 10, tu allora protesti e vivacemente. Mi pare logico, non vi pare?
Nel frattempo, i “baroni” si sfregano le mani e ringraziano. Come dargli torto: hanno dalla loro centinaia (forse migliaia) di studenti.
E così possono anch´essi continuare ad occupare le università . Ma a modo loro: regalando cattedre, posti da ricercatore e dottorandi di ricerca, a figli, nipoti e parenti vari (7.000 nuovi assunti, nei prossimi mesi).
E a raccontarci queste pratiche assai poco “legali”, non è Libero (che un lettore di sinistra di questo blog, poco obiettivo ed informato – oltreché razzista – considera inattendibile):° ma Repubblica° (nell’edizione di Palermo).
“Sono tanti con lo stesso nome. Troppi. E anche quando non si chiamano nello stesso modo, spesso sono parenti. Mogli, nipoti, cugini, cognati. Sono loro i padroni dell’Università . Famiglie. Ne abbiamo contate cento, probabilmente ce ne sono molte di più.
Abbiamo contato duecentotrenta consanguinei sparsi in aule, dipartimenti, facoltà . Un altro elenco verosimilmente incompleto, anche perché ci siamo fermati soltanto a ordinari, associati e ricercatori. Tralasciando il campo dei dottorati di ricerca. Un numero indiscutibile è però questo: il 54,7 per cento dei docenti dell°´ateneo sono palermitani.
E due su tre, esattamente il 66, 8 per cento, vengono dalla provincia. Solo Napoli eguaglia la capitale della Sicilia in questa performance. Palermo è davanti a Catania e a Messina, a La Sapienza di Roma, a Torino, a Milano e a Bari. E il luogo di provenienza dei docenti, come spiega il professore della Bocconi Roberto Perotti nel suo libro «L°´università truccata» (Einaudi), è il principale metodo «per quantificare più sistematicamente, anche se indirettamente, il ruolo del nepotismo e delle connessioni nell°´università italiana».
L°´altro – metodo – consiste nello studiare la frequenza dell°´omonimia. Noi abbiamo cercato di andare oltre. Ricostruendo la fitta rete di intrecci familiari che sostiene il mondo accademico palermitano. Ecco i docenti parenti. Ecco le cento famiglie. I clan universitari più numerosi si scoprono in quattro facoltà : Medicina (58 docenti imparentati fra loro), Agraria (23 su appena 129 professori), Giurisprudenza (21).
In tutto sono almeno 230 i docenti parenti, legati con almeno un altro insegnante dell°´ateneo da un rapporto di consanguineità di primo grado (…)”.
“La storia è quella di figli che salgono in cattedra per diritto ereditario, fratelli e sorelle che succedono inevitabilmente ai loro padri e ai loro zii, nipoti e cugini immancabilmente primi al pubblico concorso dove c°´è sempre un docente in commissione che aiuta un altro. Alla fine, quest°´inchiesta dimostra che non sempre ma troppo spesso quello che conta è il nome che si porta.
Un altro dato significativo riguarda la collocazione dei parenti docenti: in sessanta delle cento famiglie censite, ci sono almeno due componenti di stanza nello stesso dipartimento o nello stesso settore scientifico disciplinare. Per inciso, a Bari, dopo gli scandali degli anni scorsi, l°´università ha adottato un codice etico che ha bandito la nomina di parenti stretti nello stesso settore e nella stessa facoltà . A Palermo questa regola non c°´è” (via DestraLab).
Vogliamo, poi, parlare – come stamane ha fatto Gennaro Sangiuliano – del più che “rosso” Ateneo di Siena?
A voi, il racconto dell´ex direttore del Roma:
“Qualche tempo fa, proprio l´allora rettore dell´Università di Siena Piero Tosi, finì in un mare di polemiche, che comportarono anche l´interessamento della Procura, che indagò sulla correttezza di alcuni concorsi, nomine e consulenze“.
“Il figlio, Gianmarco Tosi, aveva vinto nel 2003 il concorso per ricercatore di oculistica. Tosi junior, all´epoca dei fatti aveva 32 anni, una laurea con 110 e lode, 18 pubblicazioni e una specializzazione, il suo concorrente, il dottor Domenico Mastrangelo, nel 2003 era 48enne, aveva anche lui una laurea con 110 e lode ma 91 pubblicazioni e tre specializzazioni“.
“L´ateneo di Siena è stato sempre una roccaforte del Pci, poi Ds, prima di Tosi il rettore era stato Luigi Berlinguer, cugino di Enrico, ministro dell´Istruzione con vari governi ulivisti e il primo Prodi“.
“All´Università di Siena – sicuramente per incontestabili meriti – è stata chiamata come associato la professoressa Maria Rosaria Florinda Giuva, nota anche per essere la consorte di Massimo D´Alema, nominata con decreto n. 325 alla facoltà di Lettere“.
“In un altro prestigioso ateneo, quello di Bologna, il decreto 1663 del settembre 2006, invece, nomina professore ordinario alla facoltà di Farmacia, Luca Prodi, nipote del più celebre Romano. Naturalmente, anche in questo caso ci sono altissimi meriti scientifici“.
Naturalmente!
Giulio Napolitano e Federico Sanguineti, docent.
Una firma per difendere la libertà di frequentare le università , ed una a sostegno della riforma Gelmini.
Se volete, votate Ok.
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