Nov 08
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Napoli: il presidente dell´autorità portuale indagato per aver preteso soldi a favore dei Ds
Riporto dal Corriere del Mezzogiorno:
“Il presidente dell´autorità portuale di Napoli, Francesco Nerli, è stato raggiunto da un’ordinanza di misura cautelare coercitiva di «divieto di dimora» nell´intera Regione Campania. Il provvedimento restrittivo, emesso dal gip di Napoli riguarda anche una sua strettissima collaboratrice: entrambi sono indagati per il reato di concussione aggravata e continuata ai danni di numerosi rappresentanti di società operanti nel porto di Napoli. Per altri sette funzionari c’è stata una perquisizione domiciliare.
L’ACCUSA – Secondo i magistrati, Nerli, avrebbe «reiteratamente» indotto «numerosi operatori» del porto a effettuare contribuzioni economiche in favore del suo ex partito di riferimento, «forte dei rilevantissimi poteri attribuitigli dalla legge». Nerli, nato in provincia di Livorno, fu eletto deputato del Pci nel 1987 e senatore del Pds nel 1992, sempre nel collegio di Siena. Nel 1995 fu a capo dell’Autorità portuale di Civitavecchia e dal 21 dicembre 2000 è alla presidenza dell’Autorità portuale di Napoli. Le indagini preliminari, coordinate dalla Procura di Napoli, sono state svolte dal «Gruppo tutela spesa pubblica» della Guardia di Finanza. La misura coercitiva del divieto di dimora in Campania è stata emessa dal gip, per gli stessi reati, anche per una collaboratrice di Nerli, addetta alla segreteria di presidenza.
IL PROSPETTO – Le indagini sul presidente dell´autorità portuale di Napoli sono nate dal ritrovamento di un prospetto riepilogativo, nel corso di una perquisizione allo stesso, nel quale erano riportati, in maniera precisa, nomi di ditte e società con a fianco l´indicazione degli estremi di assegni bancari e del loro importo. Sono stati proprio gli imprenditori a confermare di essere stati avvicinati da dipendenti dell´Autorità portuale che richiedevano versamenti, peraltro contabilizzati dalle aziende e dallo stesso partito – i Ds – beneficiario dei contributi tra il 2005 e il 2006.
I SOLDI – Eseguite anche «meticolosi» accertamenti bancari e contabili che hanno evidenziato che «tutti i soggetti che avevano corrisposto i finanziamenti», tra i 5mila e i 25mila euro, operavano all’interno del porto di Napoli attraverso un rapporto di natura concessionaria o di altra prestazione d’opera come gli appalti. Oltre alla documentazione, le ipotesi dell’accusa sono state «confermate dalle dichiarazioni rese dagli imprenditori concussi i quali – scrive il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore – hanno riferito di essere stati avvicinati da dipendenti dell’Autorità portuale» per richiedere i versamenti, peraltro, «regolarmente contabilizzati dalle aziende e dallo stesso partito beneficiario dei contributi». Le indagini hanno avuto inizio dal ritrovamento di un prospetto riepilogativo, rinvenuto nel corso di una precedente perquisizione al presidente Nerli, che riportava «in modo preciso e puntuale» nomi di ditte e società con a fianco l’indicazione degli estremi di assegni bancari e del loro importo. Contemporaneamente all’esecuzione dei provvedimenti sono state disposte perquisizioni presso i domicili e gli uffici di altri indagati sia per le indagini relative alla concussione che per i reati di truffa e abuso di ufficio in relazione all’assunzione di personale da parte dell’Autorità portuale partenopea.
LA NOMINA – Il Presidente dell’Autorità Portuale viene nominato, previa intesa con la Regione interessata, con decreto del Ministro dei Trasporti e della Navigazione, nell’ambito di una terna di esperti di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale designati rispettivamente dalla Provincia, dai Comuni e dalle Camere di Commercio”.
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