Dic 08
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Dunque, prim´ancora che si abbattesse su Napoli la tempesta giudiziaria che ha travolto diversi esponenti della Giunta Iervolino, si sapeva già tutto: si sapeva, cioè, che l´inchiesta avrebbe coinvolto alcuni assessori di centrosinistra; così come si sapeva che sarebbero stati tirati in ballo anche alcuni parlamentari.
Queste cose erano note a tutti, beninteso: alle persone che contano, così come alla gente comune. Ed erano note, anche perché la stampa ne parlava.
Ad esempio.
In data 5 dicembre – cioè 12 giorni prima che la Procura di Napoli disponesse l´arresto di alcuni assessori napoletani del Pd -, Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, rivelava l´identità dei parlamentari che, secondo le indiscrezioni che filtravano dalla Procura, sarebbero stati coinvolti – di lì a poco – nell´inchiesta partenopea:
“Italo Bocchino, quarantenne in ascesa, vicecapo dei deputati del Pdl, è uno dei tre politici nazionali – con Renzo Lusetti del Pd e Nello Formisano dell´Italia dei Valori – che, secondo le indiscrezioni, sono citati nelle telefonate di Alfredo Romeo, l´imprenditore al centro del “caso Napoli”: un cortocircuito tra giustizia e politica che pare solo all´inizio”.
Come noto: Renzo Lusetti e Italo Bocchino, alla fine sono stati tirati in ballo nell´inchiesta giudiziaria. Nello Formisano dell´Italia dei Valori, invece, no.
Possibile che la “gola profonda” – che ha imbeccato il giornalista del Corsera – abbia sbagliato un nome, dopo averne “indovinati” due?
In teoria, sì. In pratica, forse, no. Se è vero – come è vero – che nel Palazzo si sospetta che la Magistratura abbia voluto aiutare Di Pietro, escludendo dalle vicende giudiziarie in corso, un suo uomo. Lo sostiene, ad esempio, il senatore a vita Francesco Cossiga:
“I magistrati stanno aiutando Di Pietro, l’unico che può chiedere loro di non infierire sul Pd. L’unico a cui danno ascolto e anche una mano“.
“Perché nelle inchieste i pm si fermano davanti all’Idv. Mi dicono che a Napoli avevano trovato qualcosa su qualcuno, ma non si sono mossi. D’altronde Tonino li difende, e loro devono pur avere un partito di riferimento in Parlamento…“.
E non è l´unico a pensarla così.
Nel Pd, infatti, c´è chi si lascia andare ad affermazioni che suonano addirittura come una sorta di confessione. E´ il caso del Ministro ombra per le politiche comunitarie, Maria Paola Merloni:
“Secondo me dietro tutte queste inchieste giudiziarie che riguardano il Pd c’è Antonio Di Pietro, che peraltro è l’unico che ci guadagna. Forse la magistratura ha scelto il suo partito come il nuovo referente“.
Che vuol dire: “forse la magistratura ha scelto il suo partito come il nuovo referente“? Vuol dire che si ammette che in passato la Magistratura abbia chiuso un occhio – se non tutti e due – per salvare un partito, che aveva scelto come “referente”? E si confessa, dunque, che il Pds (Ds), nella prima Tangentopoli, si sia “salvato” solo perché ha beneficiato di una forte protezione da parte delle procure italiane?
In ultimo: si sta dicendo agli italiani, che certe procure agiscono “politicamente”, colpendo gli avversari e proteggendo gli amici?
Inquietante.
Se volete, votate Ok.
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