Meglio il Premierato forte

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Premessa.° ° 

La crisi economica che stiamo vivendo impone scelte precise, una in particolare: i governi – incluso il nostro – devono occuparsi, ora come ora, soltanto di questioni economiche. Tutto il resto, giocoforza, deve passare in secondo piano.

Ciò detto, almeno qui, almeno su un modesto blog, ci si può permettere il lusso di discutere di una questione – diciamo così – assolutamente secondaria: l‘introduzione del premierato forte.

Come noto, qualche giorno fa Berlusconi ha parlato di presidenzialismo. Prospettando l´ipotesi che la sua maggioranza, entro la legislatura, provveda ad approntare le modifiche costituzionali, necessarie ad introdurre – nel nostro ordinamento – l´elezione diretta del Capo dello Stato o del Presidente del Consiglio.

Ora, il sottoscritto ritiene che, tanto il sistema presidenziale americano, quanto quello semi-presidenziale francese, siano ipotesi non percorribili. Meglio sarebbe se nel nostro paese si procedesse ad un rafforzamento dei poteri del Premier. Introducendo un vero e proprio premeriato (che ricalcasse il modello inglese).

Perché sono di quest´avviso?

Per diverse ragioni, e tutte di ordine pratico.

Innanzitutto, in Parlamento non esiste una maggioranza qualificata (richiesta dalla nostra Carta, per introdurre modifiche costituzionali) che sia a favore dell´opzione presidenzialista o di quella semi-presidenzialista.

Dunque, partendo dall´assunto che bene sarebbe se le riforme costituzionali fossero “condivise”; e tenuto conto del fatto che, per approvare le riforme succitate, non vi siano i numeri (nel Palazzo), non si può che scartare le due ipotesi di modifica, appena descritte; e volgere lo sguardo altrove.

Non prima, però, di aver aggiunto un´altra considerazione.

Se il centrodestra votasse una riforma presidenzialista con “maggioranza semplice” (e cioè: da solo); e se, dunque, si arrivasse a sottoporre a Referendum (costituzionale) l´approvazione della medesima, sono convinto che mancherebbero i numeri per approvarla. Gli italiani, insomma, la boccerebbero (come, in passato, hanno bocciato l´altra riforma costituzionale elaborata dall´allora Casa della Libertà ).

Sono convinto di questo, perché gli argomenti contrari al presidenzialismo (o al semi-presidenzialismo), potrebbero avere enorme presa, sui nostri connazionali. Uno, in particolare: l´attribuzione al Presidente eletto, del potere di comando delle Forze Armate.

La sinistra nostrana – ostile all´ipotesi presidenzialista – imposterebbe l´eventuale campagna referendaria, dipingendo la prerogativa appena descritta, come qualcosa che metterebbe a rischio la tenuta democratica del Paese, e che potrebbe facilitare un golpe.

Immaginate gli argomenti di Totonno Di Pietro: “Con questa riforma, Berlusconi – già  piduista (come alcuni esponenti dell´Idv) -, potrebbe attuare perfettamente il “piano rinascita democratica” di Licio Gelli. Mica vorrete dargli il potere di fare un colpo di stato? Ma che siete matti?”.

Questi, ed altri argomenti – ripetuti ogni giorno, per svariati mesi – ho sensazione convincerebbero gli italiani, che il presidenzialismo non s´ha da fare: perché pericoloso.

Meglio, dunque, ipotizzare un altro modello: il premierato forte (che trova consensi anche nel centrosinistra).

Ora, come (ovviamente) asserisce anche il costituzionalista del Pd, Stefano Ceccanti: nel nostro ordinamento è già  presente – de facto – il premierato.

E´ già  presente perché, come direbbero le persone colte, negli ultimi anni è mutata la nostra “costituzionale materiale”: si è affermata, cioè, la prassi secondo cui il Presidente della Repubblica, conferisce immediatamente – cioè senza dare vita al rituale delle consultazioni, come avveniva nella cosiddetta Prima Repubblica -, l´incarico di formare il Governo, al capo della coalizione che ha vinto le elezioni. Questo si chiama premierato, un premierato incompleto, ma pur sempre premierato.

Ed occorre potenziarlo, con alcune significative modifiche.

Innanzitutto, occorre superare alcuni limiti posti dagli articoli 92 e successivi della Costituzione. Limiti che, di fatto, attribuiscono al nostro Premier la semplice funzione di “primus inter pares“, rispetto ai Ministri. Limiti, cioè, che fanno del nostro Presidente del Consiglio, un puro fantoccio: uno che decide poco, o addirittura niente rispetto ai presidenti del Consiglio delle altre nazioni.

Prima di proseguire, una precisazione.

Qualcuno potrebbe affermare: “Ma caro Camelot, perché mai avremmo bisogno di attribuire più poteri al Premier? E soprattutto: sarebbe una cosa utile?”.

Sicuramente: sarebbe cosa utile e giusta, e per tanti motivi.

Innanzitutto, il candidato premier di una coalizione (sicuramente quello del centrodestra), si presenta al popolo con un programma elettorale, che ha il diritto/dovere di portare a termine, se eletto.

Ad oggi, però, il Presidente del Consiglio non può scegliere davvero i Ministri, e soprattutto non può “licenziarli”.

Se, per fare un esempio, Berlusconi vuole abolire le Province, e il ministro competente in materia (Roberto Calderoli, giusto per non fare nomi) è contrario a questa ipotesi, Berlusconi non può mandarlo a quel paese, e sostituirlo con un altro.

E´ il Parlamento che – attraverso una mozione di sfiducia individuale – può defenestrare il ministro riottoso.

Così, se Berlusconi si è impegnato ad abolire le Province, ed un ministro vi si oppone, il primo non può fare un beneamato cazzo. Può subire, e in silenzio.

Allo stesso modo: se Berlusconi vuole vengano tagliate subito le tasse, e Tremonti vi si oppone, Berlusconi nulla può fare per cacciare Tremonti. Ovviamente ciò che si è detto in riferimento al Cav., potrebbe dirsi per qualunque altro Premier (Veltroni, Prodi ecc. ecc.) e di qualunque altro colore politico.

In poche parole: chi fa il Presidente del Consiglio, ci mette la faccia, e rischia il linciaggio – e la “trombatura” alle elezioni successive – se non attua il programma. Ma non ha, a Costituzione vigente, poteri sufficienti perché gli impegni assunti in campagna elettorale, vengano mantenuti.

Come ovviare a questo?

Con alcune modifiche.

Innanzitutto, rafforzando il disposto dell´articolo 95 della Carta, in modo da rendere il Presidente del Consiglio, un vero e proprio Capo del Gabinetto: con il potere di “sfiduciare” i ministri, e con il potere di disporre lo scioglimento anticipato delle Camere, sia pur con l´avallo (e cioè con atto) del Presidente della Repubblica (quest‘ultimo, potrebbe solo firmare il relativo decreto presidenziale).

In questo modo e con questi poteri, il Premier – qualunque Premier – non avrebbe più alibi: se non portasse a termine il programma elettorale, la colpa sarebbe davvero sua. E non di qualche ministro opportunista, o di qualche alleato che gli ha messo i bastoni tra le ruote.

Con il potere di decidere lo scioglimento anticipato delle Camere, inoltre, il Presidente del Consiglio non sarebbe più soggetto a ricatti da parte di una forza politica della coalizione (che lo sostiene), e che dichiarasse il suo sfavore al varo di un determinato provvedimento. Il Premier, infatti, in quell´ipotesi, di fronte al niet reiterato da parte di un alleato, potrebbe indire nuove elezioni, chiedendo al popolo sovrano di penalizzare il partito che gli ha impedito di adottare alcuni provvedimenti.

Questo potere, giova sottolineare, avrebbe enorme efficacia persuasiva, e porterebbe qualunque maggioranza di governo ad essere più “disciplinata”, e a rispettare gli impegni presi con gli elettori.

O si rispettano gli impegni, o si ritorna al voto. Pacta sunt servanda.

Accanto a queste modifiche, ne sono indispensabili altre.

Ad esempio, occorre cambiare i regolamenti parlamentari, e per raggiungere due obiettivi: innanzitutto, stabilire una “corsia preferenziale” per i provvedimenti di legge presentati dal Governo, in modo che siano prontamente discussi e approvati dal Parlamento; in secondo luogo, occorre riconoscere maggiori poteri di controllo all´opposizione, conferendole maggiori prerogative, ed istituzionalizzando la figura di “Capo dell´opposizione” e quella del “Gabinetto ombra”.

In questo modo, a fronte di maggiori poteri attribuiti all´esecutivo, per approvare il programma elettorale (e per governare il Paese), l´opposizione avrebbe più poteri di controllo sull´operato del governo stesso. Pesi e contrappesi.

Le democrazie del terzo millennio, richiedono scelte assunte con sufficiente rapidità . E perché ciò avvenga, oltre a ridurre il numero dei parlamentari e ad introdurre il “bicameralismo imperfetto”, bisogna attribuire più poteri al Presidente del Consiglio, e fare in modo che il governo da lui presieduto lavori con maggiore efficienza e tempestività .

Che, tra l´altro, è solo quello che avviene in tutte le nazioni più evolute al mondo. Niente in più e niente in meno.

In ultimo, ci si dovrebbe dotare anche di una nuova legge elettorale (che contemplasse anche le “primarie”).

Le ipotesi da considerare, a mio modesto parere, sono soltanto due: il maggioritario a turno unico (o all´anglosassone); o, in alternativa, il sistema elettorale spagnolo. Il doppio turno – cosiddetto – alla francese, invece, va scartato: darebbe un vantaggio indebito al centrosinistra, al Pd in particolare (non a caso è fortemente caldeggiato dal partito di Veltroni), e renderebbe più difficile la vittoria al centrodestra.

P.S.: il “modello” che immagino, e che brevemente ho descritto, prevede la permanenza in vita del Capo dello Stato (eletto dal Parlamento, e con gli attuali poteri di Capo delle Forze Armate e di Presidente del Csm).

Se volete, votate Ok.

Leggi altre news su per il Popolo delle Libertà .

11 Responses to "Meglio il Premierato forte"

  • ruys says:
  • freeman says:
  • Pietro says:
  • camelot says:
  • camelot says:
  • camelot says:
  • camelot says:
  • ruys says:
  • camelot says:
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