Gen 09
28
E´ al vaglio della Commissione Salute del Senato; ed entro maggio l’Aula dovrebbe votarla.
Si parla della proposta di legge del Popolo della Libertà in tema di testamento biologico (o “fine vita”). Una legge, come si è già avuto modo di raccontare, scritta dalla Conferenza Episcopale Italiana. Più precisamente: il Cardinale Bagnasco ha indicato le linee-guida; il Presidente della Pontificia accademia per la vita, Rino Fisichella, e il segretario uscente della Cei, Giuseppe Betori, invece, hanno controllato che i parlamentari del Pdl incaricati di redigere il testo – Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi, Laura Bianconi ed Alfredo Mantovano -, rispettassero, per filo e per segno, i desiderata della Santa Sede.
Morale della favola: la legge che ne è venuta fuori è un bluff.
Ne spiego il perché.
Innanzitutto, essa prevede che la volontà del testatore non abbia alcuna efficacia vincolante. Secondo la proposta di legge in esame, infatti, il medico non è tenuto a rispettare° le richieste° del paziente, quali risultano dal testamento biologico.
Esempio: il testatore scrive che nel caso in cui dovesse perdere la capacità di intendere e di volere (e la sua sorte fosse segnata irrimediabilmente), non vorrebbe essere sottoposto alla “terapia invasiva” A (in quanto accanimento terapeutico). Bene. Il medico, ciononostante, potrebbe decidere di sottoporre egualmente quella persona alla terapia A.
Ancora.
La proposta di legge istituisce la figura del fiduciario: una sorta di “esecutore testamentario”, che ha il compito di far sì che la volontà di chi lo ha designato venga rispettata. Bene: nemmeno il fiduciario è tenuto a rispettare le “ultime volontà ” di chi ha redatto il testamento biologico.
Dunque, dal punto di vista sostanziale, ciò che un individuo dovesse scrivere all´interno del testamento biologico, non avrebbe alcun valore: a decidere sarebbe comunque il medico (coadiuvato, al limite, dal fiduciario designato dal testatore).
Inoltre.
La proposta di legge stabilisce che il documento debba essere firmato da un medico; che esso debba essere depositato da un notaio; e che abbia una durata massima di 3 anni.
In questo modo, si raggiunge l´obiettivo di chi l’ha formulata: fare in modo che pochissime persone ricorrano alla stesura di un testamento di “fine vita”; e per questo tramite, che poche persone possano decidere, in caso di bisogno, della propria esistenza.
Il fatto che si debba ricorrere al notaio, infatti, esclude dal novero dei potenziali fruitori, i poveri: hanno pochi soldi, ed è difficile possano permettersi una visita dal suddetto professionista-pubblico ufficiale, ogni 3 anni. Inoltre, la circostanza che il documento “scada” dopo così breve tempo, e che non lo si possa redigere nella forma del “testamento olografo” (stando a casa), de facto porterà anche i ricchi a non utilizzare il testamento di fine vita.
La legge in questione, infatti, mira solo ad un obiettivo: colmare un vuoto legislativo, onde evitare che in futuro possano verificarsi altri casi Englaro. Non ha come finalità quella di consentire al cittadino – in caso di bisogno – di sottrarsi all´accanimento terapeutico (articolo 32, secondo comma della Carta: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana“).
Non a caso, oltre agli aspetti già elencati, ce n´è un altro che rafforza il timore appena espresso: la legge prevede che l´alimentazione e l´idratazione siano sempre “forme di sostegno vitale” (e, dunque, vengono escluse dal novero delle terapie cui si possa rinunciare). Il che, per molti medici – anche cattolici – non ha alcun fondamento scientifico.
E ciò è talmente vero, che addirittura Rocco Buttiglione – uno dei più importanti filosofi cattolici viventi, e colui che in passato ha fatto finanche da ventriloquo a Giovanni Paolo II -, ha dichiarato, in riferimento alla proposta di legge in esame:
“Ci vuole più chiarezza. Deve essere possibile sospendere trattamenti troppo invasivi se viene esclusa ogni prospettiva di guarigione. Il concetto di accanimento terapeutico è troppo elastico“.
“Si dovrebbe lasciare la libertà di scegliere se rinunciare fin dall´inizio al sondino. Una volta che viene applicato però non puoi più negare cibo e acqua neppure se questo corrisponde alla volontà del paziente“.
Ecco, peccato che con la legge in questione nessuno avrà il diritto di poter rifiutare il sondino (o altro). Visto ch´essa statuisce che la vita di un individuo sia proprietà esclusiva dello Stato (o di Dio, che per un non credente è la stessa cosa).
Update del 29:
Devo fare una rettifica: il ricorso al notaio, secondo il dettato della proposta di legge, avviene a titolo gratuito. Il primo comma dell’articolo 6 del disegno di legge, infatti, prevede che: “Le Dichiarazioni Anticipate di trattamento (…) sono raccolte esclusivamente da un notaio a titolo gratuito“.
Se volete, votate Ok.
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