Feb 09
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Matteo Renzi è il fanciullo di 34 anni che, qualche giorno fa, sbaragliando la concorrenza interna è riuscito a vincere le primarie del Pd, e ad aggiudicarsi la candidatura a Sindaco di Firenze. Risultato né semplice né scontato: visto che si è affermato contro avversari che erano sponsorizzati addirittura da D´Alema e da Veltroni. Mentre lui, di supporter prestigiosi, non è che ne avesse. Ed anzi.
Immediatamente dopo la vittoria, il Nostro, galvanizzato come un Davide che ha battuto Golia, ha iniziato a sdottoreggiare con rara sicumera, sulle strategie che il Pd dovrebbe seguire per affermarsi contro la destra.
Ma ha fatto anche di più. Ha iniziato a mettere le pagelle: questo si fa, e questo no; questo mi piace, e questo, invece, per nulla.
Così, dalla sua boccuccia di fiorentino sincero e ruspante, sono fuoriusciti giudizi tranchant rivolti finanche contro i massimi dirigenti del Partito democratico:
“Sabato è stata un´occasione persa. Non avrei votato Dario: se Veltroni è stato un disastro, non si elegge il vicedisastro per gestire la transizione. In questi anni Franceschini è stato una delusione, percepito come il guardiano di Quarta Fase, l´associazione degli ex popolari: basta con questa storia degli ex! Sono pronto a collaborare con lui, ma è fondamentale che cambi praticamente tutto rispetto agli ultimi mesi“.
Il Nostro, poi, s´è preso anche la briga di spiegare come sia riuscito a vincere, contro rivali assai più noti (e potenti) di lui:
“Noi la campagna elettorale l´abbiamo vinta non tanto su Facebook, ma soprattutto davanti ai supermercati, tra la gente. C´è stata una signora di 99 anni che ha chiamato il comitato: “Vorrei votare ma nessuno mi porta”. La siamo andati a prendere e ci ha detto: “Stavolta siete venuti a prendermi voi, se non fate bene la prossima volta vengo a prendervi io…”“.
Peccato, però, che Matteo Renzi sia all´oscuro del fatto che la sua affermazione alle primarie del Pd, sia dovuta anche all´apporto dei voti del Popolo della Libertà .
I cui dirigenti locali, hanno deciso di votarlo e sostenerlo, perché lo consideravano un candidato debole.
Questo, il loro ragionamento: “Se Renzi vince le primarie e ottiene la candidatura a Sindaco, noi a giugno – quando si voterà per le amministrative – avremo più probabilità di conquistare il Comune”.
In buona sostanza, i dirigenti del Pdl lo hanno usato. Innanzitutto, perché contribuendo a farlo vincere, hanno tolto di mezzo candidati che consideravano più forti; e, in secondo luogo, perché sapevano che l´affermazione di Renzi avrebbe prodotto malumori all´interno del Pd fiorentino, minandone ancor di più la compattezza (divide et impera).
Non a caso, uno dei suoi sfidanti, Lapo Pistelli, gli ha rivolto un monito assai minaccioso:
“Gli consiglierei di muoversi con maggiore saggezza. Chi vince le primarie ha l´onore della vittoria, ma anche l´onere di ricucire gli strappi e di rimotivare il suo schieramento in vista del voto“. A buon intenditor.
A rivendicare il colpo basso che ha regalato a Renzi la vittoria, è stato Mario Valducci (responsabile degli enti locali per Forza Italia):
“Se Matteo Renzi è riuscito a sbaragliare gli avversari e a vincere le primarie, lo deve al centrodestra di Firenze che gli ha portato un bel contributo“.
“Un buon 10 per cento dei voti che hanno assicurato a Renzi la vittoria non vengono certo dal centrosinistra. Sono roba nostra. E torneranno a casa il 6 giugno“.
D´altra parte, come aggiunge il coordinatore nazionale di Fi, il fiorentino Denis Verdini, lo “scherzetto” è stato possibile perché:
“Le primarie aperte sono un modo un po´ barbaro, diciamolo, di scegliere i candidati sindaci“.
Insomma: Renzi sarà anche l´Obama italico, come sostiene Time. Ma di certo non per meriti suoi.
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