Qui auget scientiam auget et dolorem

Gioccia foto

Mi piace un volto d´agonia

perché so ch’è sincero.

L’uomo non può contraffare lo spasimo

né simulare il rantolo.

 

Gli occhi si fanno vitrei ed è la nostra morte.

Impossibile fingere

le perle di sudore sulla fronte

infilate dalla sommessa angoscia“.

Dopo un grande dolore viene un senso solenne,

stanno composti i nervi, come tombe.

Il cuore irrigidito chiede se proprio lui

soffrì tanto. Fu ieri o qualche secolo fa?

I piedi vanno attorno come automi

per un´arida via

di terra o d´aria o di qualsiasi cosa,

indifferenti ormai:

una pace di quarzo, come un sasso.

Questa è l’ora di piombo, e chi le sopravvive

la ricorda come gli assiderati

rimembrano la neve:

prima il freddo, poi lo stupore, infine l´inerzia“.

 

Nessuno sa quanto si estenda

la sua disperazione.

come per una strada senza meta

il viaggiatore avanza

un miglio solo per volta,

senza saper la distanza,

e non si accorge che il sole

scende sul suo cammino –

così non sa valutare il dolore

chi ne è appena all’inizio.

La sua ignoranza è l´angelo

che gli fa da pilota“.

 

Rimane oziosa l´anima

che ha ricevuto un colpo micidiale;

lo spazio della vita le si stende davanti

senza nulla da fare.

 

E vi chiede lavoro –

fosse soltanto quello di appuntare spilli

o di fare il più misero rammendo da bambini –

per aiutare le sue mani vuote“.

 

L’ncertezza è più ostile della morte.

La morte, anche se vasta,

è soltanto la morte e non può crescere.

All’ncertezza invece non v’è limite,

perisce per risorgere

e morire di nuovo,

è l´unione del nulla

con l´immortalità “.

Da un vuoto all´altro,

in un cammino senza senso

muovevo passi meccanici,

per fermarmi o perire

o andare avanti,

a tutto indifferente:

Se giunsi a un fine,

questo altri fini

indefiniti aprì –

chiusi gli occhi e a tentoni

procedetti ugualmente:

era meno penoso essere cieca“.
 

Sopravvissi, non so come, alla notte,

entrai nel giorno;

per esser salvi, basta esser salvi,

senz´altra formula.

 

Da allora prendo il mio posto tra i vivi

come chi, commutata la sua pena,

è candidato alla grazia dell´alba –

ma la sua vera dimora è tra i morti“.

 

Non accostarti troppo alla dimora di una rosa:

se una brezza le preda

o rugiada le inonda

cadono con timore le sue mura.

E non voler legare la farfalla

o scalare le sbarre dell´estasi:

garanzia della gioia

è il suo rischio perenne“.

Ha una sua solitudine lo spazio,

solitudine il mare

e solitudine la morte – eppure

tutte queste son folla

in confronto a quel punto più profondo,

segretezza polare,

che è un´anima al cospetto di se stessa:

infinità  finita“.

Bevvi una sola sorsata di vita.

Vi dirò quanto la pagai:

precisamente un´esistenza.

E´ questo il prezzo sul mercato, dicono.

Mi pesaron, granello per granello

e bilanciarono fibra con fibra.

Poi mi porsero il prezzo del mio essere:

un solo sorso di cielo“.

Emily Dickinson

 

Buon otto marzo a tutte.

Mimosa


Tags: ,

62 Responses to "Qui auget scientiam auget et dolorem"

Leave a Comment