Mar 09
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Qui auget scientiam auget et dolorem
“Mi piace un volto d´agonia
perché so ch’è sincero.
L’uomo non può contraffare lo spasimo
né simulare il rantolo.
Gli occhi si fanno vitrei ed è la nostra morte.
Impossibile fingere
le perle di sudore sulla fronte
infilate dalla sommessa angoscia“.
“Dopo un grande dolore viene un senso solenne,
stanno composti i nervi, come tombe.
Il cuore irrigidito chiede se proprio lui
soffrì tanto. Fu ieri o qualche secolo fa?
I piedi vanno attorno come automi
per un´arida via
di terra o d´aria o di qualsiasi cosa,
indifferenti ormai:
una pace di quarzo, come un sasso.
Questa è l’ora di piombo, e chi le sopravvive
la ricorda come gli assiderati
rimembrano la neve:
prima il freddo, poi lo stupore, infine l´inerzia“.
“Nessuno sa quanto si estenda
la sua disperazione.
come per una strada senza meta
il viaggiatore avanza
un miglio solo per volta,
senza saper la distanza,
e non si accorge che il sole
scende sul suo cammino –
così non sa valutare il dolore
chi ne è appena all’inizio.
La sua ignoranza è l´angelo
che gli fa da pilota“.
“Rimane oziosa l´anima
che ha ricevuto un colpo micidiale;
lo spazio della vita le si stende davanti
senza nulla da fare.
E vi chiede lavoro –
fosse soltanto quello di appuntare spilli
o di fare il più misero rammendo da bambini –
per aiutare le sue mani vuote“.
“L’ncertezza è più ostile della morte.
La morte, anche se vasta,
è soltanto la morte e non può crescere.
All’ncertezza invece non v’è limite,
perisce per risorgere
e morire di nuovo,
è l´unione del nulla
con l´immortalità “.
“Da un vuoto all´altro,
in un cammino senza senso
muovevo passi meccanici,
per fermarmi o perire
o andare avanti,
a tutto indifferente:
Se giunsi a un fine,
questo altri fini
indefiniti aprì –
chiusi gli occhi e a tentoni
procedetti ugualmente:
era meno penoso essere cieca“.
“Sopravvissi, non so come, alla notte,
entrai nel giorno;
per esser salvi, basta esser salvi,
senz´altra formula.
Da allora prendo il mio posto tra i vivi
come chi, commutata la sua pena,
è candidato alla grazia dell´alba –
ma la sua vera dimora è tra i morti“.
“Non accostarti troppo alla dimora di una rosa:
se una brezza le preda
o rugiada le inonda
cadono con timore le sue mura.
E non voler legare la farfalla
o scalare le sbarre dell´estasi:
garanzia della gioia
è il suo rischio perenne“.
“Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte – eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un´anima al cospetto di se stessa:
infinità finita“.
“Bevvi una sola sorsata di vita.
Vi dirò quanto la pagai:
precisamente un´esistenza.
E´ questo il prezzo sul mercato, dicono.
Mi pesaron, granello per granello
e bilanciarono fibra con fibra.
Poi mi porsero il prezzo del mio essere:
un solo sorso di cielo“.
Emily Dickinson
Buon otto marzo a tutte.